Gli aspetti canonici e pastorali del sacramento della penitenza. Il "sigillo sacramentale" e la sua inviolabilità. La proibizione dell'uso di scienza avuta in confessione. Il diritto all'assoluta riservatezza e all'anonimato del penitente. L'invalidità della confessione non auricolare (ossia attraverso i mezzi di comunicazione sociale). I casi in cui può essere necessario o opportuno differire l'assoluzione. La scelta di avere un confessore fisso: la sua convenienza e gli accorgimenti da osservare. Alcuni cenni sulla direzione: quando è veramente necessaria. Come deve essere fatta l'autentica direzione spirituale. Ciclo di catechesi la sana dottrina cattolica, sedicesima puntata, Lunedì 1 Febbraio 2021
Prima area: Completiamo quanto detto sul sacramento della penitenza. Abbiamo visto la volta scorsa che il sacramento della penitenza dev'essere usato per la remissione dei peccati e non deve esserne fatto un'uso differente o strumentale. IL Sacramento della Confessione è blindato dal sigillo sacramentale che il sacerdote è chiamato a custodire in maniera ferrea e anche il fedele lo deve fare. Il sigillo sacramentale significa che quando si entra nella confessione, tutto quello che avviene dentro è sigillato; il sacerdote appena esce da esso deve dimenticare tutto quello che ha ascoltato non solo riguarda alla materia sacramentale.
C'è la violazione diretta quando il sacerdote rivela il nome del peccatore e dei peccati che ha detto o quella indiretta quando dà dei segni abbastanza palesi per capire chi è il penitente. Il sacerdote non soltanto può violare il sigillo nemmeno per denunciarlo, se si trova di fronte ad una persona che ha commesso un reato non può denunciarlo - non può usare tutto quello che ha saputo dal penitente usarlo con terze persone o con il penitente stesso. Perfino se un sacerdote si mette a ripensare a le cose udite in confessione non lo deve fare e fa cosa sgradita agli occhi del Signore. Il penitente deve fare attenzione perchè si fa scappare qualcosa che riguarda la confessione e il sacerdote, deve sapere che il sacerdote non si può difendere (tipo: ho detto questa cosa al don e lui mi ha detto così) supponiamo che sia una cosa falsa o capita male. Per questo che quando si vuole parlare di una problematica che si vuole che il sacerdote la usi per qualcosa, la sede opportuna è fuori dalla confessione. Il don è sempre tenuto al segreto se una persona gli confessa qualcosa fuori dalla confessione, però ci può pregare, riflettere ecc.. ma se glielo dice in confessione sarebbe meglio che non gli dicesse nulla.
Il don ha saputo da più che è saggio di lui, gli è stato riferito che c'è un dialogo, tu potresti dire: ti dico una cosa in confessione ma ti autorizzo a dire questa cosa; sembra lecita ma c'è qualcuno che dice di no e con delle motivazioni molto fondate: quando tu ti confessi entri in un territorio che non ti appartiene perchè la confessione è un Sacramento. Noi non abbiamo oggi il senso dei Sacramenti nè la possibilità di riaddattarlo a nostra immagine e somiglianza. Quindi chi sei tu per dire che questa cosa la puoi tirare fuori? Noi non abbiamo la possibilità - probabilmente - di fare qualcosa perchè non è molto chiaro. Un parroco - per esempio - se un collaboratore gli dice qualcosa e lui deve fare in modo come se non le avesse sentite. Un confessore può dire non lo so, perchè fuori da quel contesto lui non sa quella cosa.
Seconda area: Una cosa molto importante è tutelata il sacrosanto diritto alla più assoluta riservatezza. Io ho diritto di confessarmi in un confessionale con una grata fissa, è un diritto tutelato della Chiesa - se il fedele non se ne vuol avvalere nessun problema. Ma siccome in confessione entrano elementi o materie imbarazzanti per il penitente e per quanto il sacerdote non metta in imbarazzo il penitente, il penitente può vergognarsi. La legge della Chiesa tutela in maniera sacrosanta la riservatezza. Con il Sacramento della Confessione si apre un'altra sfera. Con la pandemia c'è stata una deroga. Il confessionale è sia il luogo dell'abbraccio con la Misericordia di Dio ma è anche il luogo della vergogna dove dobbiamo dire cose non edificanti. Il sacramento della confessione non ha altra forma di celebrazione - salvo qualche situazione straordinarie / tipo, se una nave fa naufragio un sacerdote può assolvere collettivamente tutti perchè è impossibile in quel frangente assolvere uno per uno -.
In modo ordinario ci dev'essere la confessione auricolare, non visiva, ci dev'essere la confessione dei peccati fatta a voce, di persona non guardandosi in faccia al ministro della Chiesa. La confessione via telefono, Skype ecc... non si può fare; è proibito dalla legge della Chiesa. Il sacramento non può essere celebrato in questa forma. I mezzi di comunicazione sociale non sono il surrogato dei sacramenti, la messa in streaming non è il sostituto della Messa in presenza - ci si partecipa quando uno ha l'impossibilità oggettiva di recarsi in Chiesa. Durante il lockdown è meglio quello che niente. Qualcuno è preoccupato che adesso con questa cosa è successa non si ingenerasse nei fedeli la volontà di non andare più a Messa e di vedersela solo alla tv perchè la dimensione reale della vita cristiana è richiesta dalle esigenze stesse dell'Incarnazione. La comunione sacramentale non la posso prendere via tv o internet.
L'assoluzione, quando c'è il pentimento perfetto (non possiamo esserne certi di averlo) e la confessione completa e sigilla un perdono che c'è già stato, quando è imperfetto l'assoluzione è veramente costitutiva del perdono dei peccati. IL sacerdote l'assoluzione ordinariamente la dà, in modo ordinario la si dà, se consta con certezza morale al sacerdote che il penitente non è disposto - tipo non vuole uscire da uno stato di peccato o in altre circostanze - il sacerdote può dire: preghiamoci sopra, riflettiamoci ecc.. può differire l'assoluzione. Se una persona si va a confessare, dovrebbe volere confessarsi e scrollarsi di dosso i peccati che confessa. La confessione va preparata bene. Il sacerdote potrebbe fare delle domande al penitente, ma oggi ci sono delle contro indicazioni ed è meglio evitare questa prassi. Il penitente può chiedere uno schema per esame di coscienza. Le domande, 1) E' difficile saperle porre, ci vuole una delicatezza e tatto elevatissimi e nonostante questo il penitente potrebbe ricevere l'impressione non buona (magari di una volontà scrutatrice) e in questa situazione culturale non è la migliore per questa prassi e si toglie un grosso peso se uno si confessa preparandosi bene. 2) Oltre alla cattiva impressione potrebbe influire sulla bellezza del sacramento, perchè uno potrebbe pensare che la confessione sia un'indagine scrutatrice. Però, mettetevi nei panni del sacerdote: se uno è che sono 30 anni che non va in chiesa e dice ho detto solo qualche parolaccia, che fai? Quando fai una catechesi in pubblico è una cosa, ma quando hai una persona in carne ed ossa da confessare che fare? Nei testi della Chiesa e nei suoi documenti c'è il livello dei principi e delle regole poi però ci si trova davanti la persona e il modo in cui le metti in pratica è decisivo.
La penitenza sacramentale dovrebbe essere proporzionale al numero e grandezza dei peccati ma si applica su come il penitente potrebbe prendere queste cose e dell'attuale contesto sociale, quindi è chiaro che il sacerdote capisce certe cose. In molti si lamentano che le penitenze siano lievi, non è il top ma è diverso un sacerdote che conosce la persona - magari chiede una confessione seria - ma ti viene una persona che non hai mai visto nè conosciuto e ti confessa qualcosa di gravoso e di impegnativo. Che penitenza gli dai? Che ne sai come la prende? Tutto va adattato e contestualizzato in questo contesto culturale, quanti fedeli cattolici dicono un rosario normale? Non si può darla a chi non lo ha mai fatto, i principi - non giudichiamo mai nessuno - chi ti ha detto che quel prete è cattivo? Gli anni del don sono aumentati e ha capito molte cose, un sacerdote giovane li dice in modo nudo e crudo senza adattarli alla persona.
E' una cosa opportuna avere un confessore fisso, a patto che non si determino dinamiche non costruttive (dipendenze, attaccamenti malsani o se non ho il confessore non mi confesso per nulla) avere un confessore può essere una cosa molto utile perchè una persona che conosce la mia anima, siccome fa parte della confessione la breve esortazione può dare spunti di riflessione e di crescita se tu li percepisci in modo positivo. Ordinariamente un confessore fisso è cosa buona.
La Direzione Spirituale. Ci sono due problemi grossi: è difficile trovare buoni direttori spirituale perchè è un'arte che non si improvvisa e non sempre c'è un reale bisogno da parte dei fedeli, spesso in realtà i fedeli hanno bisogno di un buon confessore. La confessione sempre dovunque e a tutti salvo casi rari. La direzione spirituale bisogna fare alcuni distinguo ulteriori. Chi ha realmente bisogno di una direzione spirituale in senso stretto a parere del don sono tre: 1) Un ragazzo o ragazza in discernimento vocazionale che vuole capire davanti a Dio il suo progetto, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, 2) Quando si presentano situazioni (situazioni limite) di anime che presumono di avere un contatto con il soprannaturale e ci dev'essere una persona capace e in alcuni casi - dev'essere il Vescovo a decidere chi mettere 3) quando una persona vuole tendere alla perfezione nella santità. Un sacerdote deve valutare se ha le competenze o meno per farlo, il tempo che ha e il reale bisogno che ha la persona. Perchè spesso dietro a questa richiesta si celano dipendenze affettive, psicologiche, ecc.. Come si fa la direzione spirituale? Molti hanno in testa che il direttore spirituale è quello che gli deve dire tutto quello che devono fare ma il direttore spirituale non è questo. Non è quello che ti risolve i problemi e non è quello che ti dà le ricette magiche per non fare quello che hanno fatto tutti i santi.
Un buon direttore spirituale è una persona che aiuta il diretto ad entrare in contatto con Dio, imparare a discernere la sua volontà dandogli gli strumenti per farlo. Nostro Signore ci dà gli elementi per capire cosa devo fare ma sono io che lo devo capire cosa devo fare, ci devo mettere del tuo. Nella Bibbia non c'è un prontuario o cammino per diventare santi in 30 giorni. Si possono creare delle false immagini e se un sacerdote entra in questa dinamica...il sacerdote può dire questo è bene o male, ma le scelte personali e le cose che attengono alla sfera privata molta calma. Può darti (per una situazione) alcuni parametri su cui riflettere dopodichè mettiti in preghiera davanti al Signore. Il direttore spirituale non diventa sostituto del Padre Eterno guidandoti a bacchetta, dinamiche di questo genere iniziano a generare dipendenze. Quando uno fa una buona formazione diciamo che l'80% della direzione spirituale è già fatto resta il 20% riguardante l'applicazione dei principi nella mia vita.
Non andiamo a cercare risolutori dei problemi, il sacerdote non è una persona che mi risolve i problemi. Li risolve il Signore, noi possiamo impare ad affrontarli nel miglior modo possibile, non ci sono maghi, stregoni o bacchetti magiche. Esistono percorso da aprire, passi da fare ecc... ma non bacchette magiche. Gesù ha fatto questo con noi? No. Dio fa questo con noi? No. E se non lo fa Nostro Signore chi siamo noi (direttori spirituali ndr) per farlo?
Prima area: Completiamo quanto detto sul sacramento della penitenza. Abbiamo visto la volta scorsa che il sacramento della penitenza dev'essere usato per la remissione dei peccati e non deve esserne fatto un'uso differente o strumentale. IL Sacramento della Confessione è blindato dal sigillo sacramentale che il sacerdote è chiamato a custodire in maniera ferrea e anche il fedele lo deve fare. Il sigillo sacramentale significa che quando si entra nella confessione, tutto quello che avviene dentro è sigillato; il sacerdote appena esce da esso deve dimenticare tutto quello che ha ascoltato non solo riguarda alla materia sacramentale.
C'è la violazione diretta quando il sacerdote rivela il nome del peccatore e dei peccati che ha detto o quella indiretta quando dà dei segni abbastanza palesi per capire chi è il penitente. Il sacerdote non soltanto può violare il sigillo nemmeno per denunciarlo, se si trova di fronte ad una persona che ha commesso un reato non può denunciarlo - non può usare tutto quello che ha saputo dal penitente usarlo con terze persone o con il penitente stesso. Perfino se un sacerdote si mette a ripensare a le cose udite in confessione non lo deve fare e fa cosa sgradita agli occhi del Signore. Il penitente deve fare attenzione perchè si fa scappare qualcosa che riguarda la confessione e il sacerdote, deve sapere che il sacerdote non si può difendere (tipo: ho detto questa cosa al don e lui mi ha detto così) supponiamo che sia una cosa falsa o capita male. Per questo che quando si vuole parlare di una problematica che si vuole che il sacerdote la usi per qualcosa, la sede opportuna è fuori dalla confessione. Il don è sempre tenuto al segreto se una persona gli confessa qualcosa fuori dalla confessione, però ci può pregare, riflettere ecc.. ma se glielo dice in confessione sarebbe meglio che non gli dicesse nulla.
Il don ha saputo da più che è saggio di lui, gli è stato riferito che c'è un dialogo, tu potresti dire: ti dico una cosa in confessione ma ti autorizzo a dire questa cosa; sembra lecita ma c'è qualcuno che dice di no e con delle motivazioni molto fondate: quando tu ti confessi entri in un territorio che non ti appartiene perchè la confessione è un Sacramento. Noi non abbiamo oggi il senso dei Sacramenti nè la possibilità di riaddattarlo a nostra immagine e somiglianza. Quindi chi sei tu per dire che questa cosa la puoi tirare fuori? Noi non abbiamo la possibilità - probabilmente - di fare qualcosa perchè non è molto chiaro. Un parroco - per esempio - se un collaboratore gli dice qualcosa e lui deve fare in modo come se non le avesse sentite. Un confessore può dire non lo so, perchè fuori da quel contesto lui non sa quella cosa.
Seconda area: Una cosa molto importante è tutelata il sacrosanto diritto alla più assoluta riservatezza. Io ho diritto di confessarmi in un confessionale con una grata fissa, è un diritto tutelato della Chiesa - se il fedele non se ne vuol avvalere nessun problema. Ma siccome in confessione entrano elementi o materie imbarazzanti per il penitente e per quanto il sacerdote non metta in imbarazzo il penitente, il penitente può vergognarsi. La legge della Chiesa tutela in maniera sacrosanta la riservatezza. Con il Sacramento della Confessione si apre un'altra sfera. Con la pandemia c'è stata una deroga. Il confessionale è sia il luogo dell'abbraccio con la Misericordia di Dio ma è anche il luogo della vergogna dove dobbiamo dire cose non edificanti. Il sacramento della confessione non ha altra forma di celebrazione - salvo qualche situazione straordinarie / tipo, se una nave fa naufragio un sacerdote può assolvere collettivamente tutti perchè è impossibile in quel frangente assolvere uno per uno -.
In modo ordinario ci dev'essere la confessione auricolare, non visiva, ci dev'essere la confessione dei peccati fatta a voce, di persona non guardandosi in faccia al ministro della Chiesa. La confessione via telefono, Skype ecc... non si può fare; è proibito dalla legge della Chiesa. Il sacramento non può essere celebrato in questa forma. I mezzi di comunicazione sociale non sono il surrogato dei sacramenti, la messa in streaming non è il sostituto della Messa in presenza - ci si partecipa quando uno ha l'impossibilità oggettiva di recarsi in Chiesa. Durante il lockdown è meglio quello che niente. Qualcuno è preoccupato che adesso con questa cosa è successa non si ingenerasse nei fedeli la volontà di non andare più a Messa e di vedersela solo alla tv perchè la dimensione reale della vita cristiana è richiesta dalle esigenze stesse dell'Incarnazione. La comunione sacramentale non la posso prendere via tv o internet.
L'assoluzione, quando c'è il pentimento perfetto (non possiamo esserne certi di averlo) e la confessione completa e sigilla un perdono che c'è già stato, quando è imperfetto l'assoluzione è veramente costitutiva del perdono dei peccati. IL sacerdote l'assoluzione ordinariamente la dà, in modo ordinario la si dà, se consta con certezza morale al sacerdote che il penitente non è disposto - tipo non vuole uscire da uno stato di peccato o in altre circostanze - il sacerdote può dire: preghiamoci sopra, riflettiamoci ecc.. può differire l'assoluzione. Se una persona si va a confessare, dovrebbe volere confessarsi e scrollarsi di dosso i peccati che confessa. La confessione va preparata bene. Il sacerdote potrebbe fare delle domande al penitente, ma oggi ci sono delle contro indicazioni ed è meglio evitare questa prassi. Il penitente può chiedere uno schema per esame di coscienza. Le domande, 1) E' difficile saperle porre, ci vuole una delicatezza e tatto elevatissimi e nonostante questo il penitente potrebbe ricevere l'impressione non buona (magari di una volontà scrutatrice) e in questa situazione culturale non è la migliore per questa prassi e si toglie un grosso peso se uno si confessa preparandosi bene. 2) Oltre alla cattiva impressione potrebbe influire sulla bellezza del sacramento, perchè uno potrebbe pensare che la confessione sia un'indagine scrutatrice. Però, mettetevi nei panni del sacerdote: se uno è che sono 30 anni che non va in chiesa e dice ho detto solo qualche parolaccia, che fai? Quando fai una catechesi in pubblico è una cosa, ma quando hai una persona in carne ed ossa da confessare che fare? Nei testi della Chiesa e nei suoi documenti c'è il livello dei principi e delle regole poi però ci si trova davanti la persona e il modo in cui le metti in pratica è decisivo.
La penitenza sacramentale dovrebbe essere proporzionale al numero e grandezza dei peccati ma si applica su come il penitente potrebbe prendere queste cose e dell'attuale contesto sociale, quindi è chiaro che il sacerdote capisce certe cose. In molti si lamentano che le penitenze siano lievi, non è il top ma è diverso un sacerdote che conosce la persona - magari chiede una confessione seria - ma ti viene una persona che non hai mai visto nè conosciuto e ti confessa qualcosa di gravoso e di impegnativo. Che penitenza gli dai? Che ne sai come la prende? Tutto va adattato e contestualizzato in questo contesto culturale, quanti fedeli cattolici dicono un rosario normale? Non si può darla a chi non lo ha mai fatto, i principi - non giudichiamo mai nessuno - chi ti ha detto che quel prete è cattivo? Gli anni del don sono aumentati e ha capito molte cose, un sacerdote giovane li dice in modo nudo e crudo senza adattarli alla persona.
E' una cosa opportuna avere un confessore fisso, a patto che non si determino dinamiche non costruttive (dipendenze, attaccamenti malsani o se non ho il confessore non mi confesso per nulla) avere un confessore può essere una cosa molto utile perchè una persona che conosce la mia anima, siccome fa parte della confessione la breve esortazione può dare spunti di riflessione e di crescita se tu li percepisci in modo positivo. Ordinariamente un confessore fisso è cosa buona.
La Direzione Spirituale. Ci sono due problemi grossi: è difficile trovare buoni direttori spirituale perchè è un'arte che non si improvvisa e non sempre c'è un reale bisogno da parte dei fedeli, spesso in realtà i fedeli hanno bisogno di un buon confessore. La confessione sempre dovunque e a tutti salvo casi rari. La direzione spirituale bisogna fare alcuni distinguo ulteriori. Chi ha realmente bisogno di una direzione spirituale in senso stretto a parere del don sono tre: 1) Un ragazzo o ragazza in discernimento vocazionale che vuole capire davanti a Dio il suo progetto, ha bisogno di qualcuno che lo aiuti, 2) Quando si presentano situazioni (situazioni limite) di anime che presumono di avere un contatto con il soprannaturale e ci dev'essere una persona capace e in alcuni casi - dev'essere il Vescovo a decidere chi mettere 3) quando una persona vuole tendere alla perfezione nella santità. Un sacerdote deve valutare se ha le competenze o meno per farlo, il tempo che ha e il reale bisogno che ha la persona. Perchè spesso dietro a questa richiesta si celano dipendenze affettive, psicologiche, ecc.. Come si fa la direzione spirituale? Molti hanno in testa che il direttore spirituale è quello che gli deve dire tutto quello che devono fare ma il direttore spirituale non è questo. Non è quello che ti risolve i problemi e non è quello che ti dà le ricette magiche per non fare quello che hanno fatto tutti i santi.
Un buon direttore spirituale è una persona che aiuta il diretto ad entrare in contatto con Dio, imparare a discernere la sua volontà dandogli gli strumenti per farlo. Nostro Signore ci dà gli elementi per capire cosa devo fare ma sono io che lo devo capire cosa devo fare, ci devo mettere del tuo. Nella Bibbia non c'è un prontuario o cammino per diventare santi in 30 giorni. Si possono creare delle false immagini e se un sacerdote entra in questa dinamica...il sacerdote può dire questo è bene o male, ma le scelte personali e le cose che attengono alla sfera privata molta calma. Può darti (per una situazione) alcuni parametri su cui riflettere dopodichè mettiti in preghiera davanti al Signore. Il direttore spirituale non diventa sostituto del Padre Eterno guidandoti a bacchetta, dinamiche di questo genere iniziano a generare dipendenze. Quando uno fa una buona formazione diciamo che l'80% della direzione spirituale è già fatto resta il 20% riguardante l'applicazione dei principi nella mia vita.
Non andiamo a cercare risolutori dei problemi, il sacerdote non è una persona che mi risolve i problemi. Li risolve il Signore, noi possiamo impare ad affrontarli nel miglior modo possibile, non ci sono maghi, stregoni o bacchetti magiche. Esistono percorso da aprire, passi da fare ecc... ma non bacchette magiche. Gesù ha fatto questo con noi? No. Dio fa questo con noi? No. E se non lo fa Nostro Signore chi siamo noi (direttori spirituali ndr) per farlo?
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