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Il sacramento della rinascita: la penitenza

Il sacramento della penitenza, o confessione o riconciliazione. Il suo contenuto e i suoi effetti. Le parti del sacramento della penitenza: esame di coscienza, pentimento (contrizione e attrizione), accusa dei peccati, soddisfazione sacramentale (o penitenza). Quando la confessione è necessaria e quando è raccomandata. La confessione generale. Ciclo di catechesi la sana dottrina cattolica, quindicesima puntata, Lunedì 18 Gennaio 2021

Oggi giorno non ci si confessa molto (a quanto pare) e bene, spesso la confessione diventa altro. E' il secondo sacramento "dei morti" (alla grazia), mentre il Battesimo serve a rinascere dallo Spirito Santo per recuperare la Grazia perduta dai nostri progenitori. La confessione è ordinata alla remissione dei peccati gravi, (strettamente parlando) quando una persona ha commesso con piena avvertenza e consenso un peccato in materia grave. Fino a quando una persona è in peccato mortale non deve accostarsi alla Comunione.

Questo sacramento non è (c'è un modo sbagliato di intendersi o capirsi) un colloquio spirituale (certo, parlarne con un sacerdote è una cosa buona se si ha un problema). Il sacerdote è l'uomo dell'ascolto, non soltanto amministratore dei Sacramenti. Raramente hanno la soluzione dei problemi, se il sacerdote è buono e ha capito cosa c'è da fare deve aiutare il fedele ad affrontare il problema. Se un sacerdote ha ascoltato cose che non riguardano la confessione, è un problema anche ripensarci del sacerdote. Questo fa capire l'estrema cura con cui la Chiesa disciplina questo sacramento anche per la tutela della coscienza dei fedeli. Non è un colloquio spirituale, non è una valvola di sfogo - abbiamo il bisogno di sfogarci ogni tanto, il parroco potrebbe essere la persona giusta ma anche questo non è da farsi nel contesto sacramentale - nemmeno una seduta psicologica perchè il sacerdote non ha la competenza da psicologo.

Si confessano i peccati di cui si è cosciente, siano quelli commessi dall'ultima confessione a quella che si sta facendo o anche facendo riferimento a peccati pregressi e in alcune confessioni. Quando si parla di confessione si accentua l'accusa - come quando un colpevole và e lo confessa. Ha oggetto che io ho fatto e che confesso al Ministro di Dio, il sacerdote ha una grossa responsabilità nel fare il confessore o il parroco (diceva il Santo Curato d'Ars). La confessione avviene a Gesù che vuole che riconosciamo le nostre colpe - unito poi al dolore per averle fatte e al pentimento - succede che ti darà la possibilità e forza di combatterle, se tu incorri in un peccato ti fai del male, il peccato offende Dio, c'è questa compenente della creatura che si erge e come se lanciasse una sfida al Signore (in caso di peccato mortale) come fece il maligno. Oltre a questa dimensione, - io faccio del male a mè stesso se io pecco - la mia anima l'ha creata Dio (così come la tua); Dio ti ama, vuole vedermi felice e non distrutto. Se pecco faccio danni a me ed intorno a me. Chiedere perdono e dire al Signore attraverso il suo ministro aiutami perchè questa cosa fa male per me. Io questa cosa non la commetterò mai perchè non voglio stare male, il Signore è amante della Vita non della morte e anche noi dovremmo diventare così. Sia nel Deuteronomio c'è quella pagina dove il Signore ci vuole felice, se tu vai contro i comandamenti ti dai la morte. Quelli che mi odiano, amano la morte dice la Sapienza nel libro della Sapienza. Il Signore ti toglie nella confessione il male che c'è in te e ti concede una vita nuova, il sacramento della Riconciliazione, fai pace con te stesso, con Dio, ecc.. e chi fa una buona confessione si sente libero e liberato. Noi possiamo dare i nostri pesi a Gesù e vivere meglio solo se noi gli andiamo a consegnare questi pesi e questo si fa solo attraverso la Confessione. Si chiama anche Sacramento della Penitenza perchè il gesto di confessarsi è una penitenza, non è una cosa umanamente parlando divertente (se viene fatta sul serio) e il Papa ha detto: dobbiamo avere il coraggio di vergognarci, i Santi capivano la vergogna ma pensa di che cosa bisognerebbe vergognarsi di aver peccato sotto gli occhi di Dio - gli hai dato un dolore, non è contento per te - ? O dovremmo avere la vergogna umana di dirlo ad un sacerdote?

La confessione va fatta bene, i peccati vanno chiamati per nome e cognome, ti togli il pensiero: ho fatto questo, questo e questo. Una confessione fatta bene, dovrebbe durare poco se uno restasse in questi parametri e non fa degressioni. I Sacramenti hanno bisogno di tre momenti: prima, durante e dopo. Dopo il battesimo non bisognerebbe fare il black-out fino al catechismo della parrocchia. Il prima è l'esame di coscienza (del sacramento della confessione) dove inizia a nascere il dolore dei peccati, il durante è la confessione integra dei peccati che ti ricordi in sincerità di cuore davanti al Signore e dopo la confessione c'è la cosidetta penitenza o soddisfazione sacramentale che segue la confessione. L'esame di coscienza può richiedere l'aiuto di uno schema dove i sacerdoti forniscono uno schema in base ai 10 comandamenti - può succedere che uno confrontandosi con esso uno si renda conto di aver mancato, niente paura - la coscienza è in continua formazione. E' importantissimo raffinare la coscienza ed a riempirla di buoni contenuti che non ci vengono dall'ambiente dove viviamo oggi perchè l'ambiente di oggi è ampiamente post- cristiano. La cosa importante è non presentarsi senza preparazione, può succedere che uno entri nella Chiesa e veda il confessionale acceso e vada; magari quella persona non si confessava da anni e quello può essere un primo passo. Ordinariamente è meglio prepararsi con un'esame di coscienza. Non c'è niente di proibiti dalla legge dalla Chiesa, posso scrivere i peccati, poi dipende dalla persona. Se chi la fa non ha l'ansia, la fa in modo tranquillo, ecc.. magari vuole avere un supporto per non dimenticarsele - a seconda delle circostanze - a patto che questo non sia un'alimentare di dire i minimi dettagli o che non sia fatto - una cosa di per sè buona possa diventare un modo per torturarsi la coscienza - si capisce quando ci sono delle modalità non consone, non equilibrate e non opportune. Ma più importante dell'accusa dei peccati - non si devono nascondere peccati gravi volutamente - bisogna dire il numero dei peccati gravi o quanto meno dare l'ordine di grandezza. Non abbiamo il contapeccati, è impossibile ricordarsi il numero preciso dei nostri peccati. Se uno impara ad ascoltare la coscienza, se senti che una cosa la devi specificare fallo, magari poi sarà il sacerdote a dire se va bene e se il peccato è diverso come gravità.

La soddisfazione sacramentale o penitenza, la colpa viene rimessa dal sangue di Cristo, i nostri peccati vengono cancellati ma rimangono le conseguenze, le scorie di cui dobbiamo purificarci e i danni in noi ed intorno a noi. Il gesto penitenziale deve essere proporzionato al numero e gravità dei peccati tenuto però conto delle circostanze soggettive del penitente e del contesto storico in cui ci muoviamo. Se il fedele ascolterà il Signore con il cuore e sarà il Signore a condurlo a fare qualche gesto di penitenza per farlo purificare sempre di più delle conseguenze negative del peccato e a purificarsi abbreviando o cancellando i tempi di purificazioni future dopo la morte. O ci purifichiamo qua o di là.

Il pentimento (la cosa più importante), quando esso assume la forma più perfetta cioè la contrizione, appena nasce la contrizione Dio ha appena perdonato i peccati fermo restando che resta l'obbligo di confessarli. E' un dolore grande ma dolce, bisogna viverlo, è un dolore divino, è il dolore del figlio prodigo. Si sentirono trafiggere il cuore (Atti degli Apostoli), salmo 50. Lacrime belle, ti dispiace perchè vai all'inferno ma perchè ho dispiaciuto l'amore e sono stato la causa (attraverso il peccato) della morte del figlio di Dio. Il dolore del peccato mosso dalla carità per Dio, come vorrei che non fosse mai accaduto - senza disperazione. Il dolore del disperato è diverso da questo santo dolore, come se non ci fosse speranza. Quando c'è questo possiamo essere quasi sicuri (non abbiamo certezze al 100%) che il Signore ci ha perdonato, perchè questo non ci viene se non c'è un'intervento di Dio. Il pentimento imperfetto (atrizione) non è mosso dalla carità ma da altre: le conseguenze del peccato, il timore della dannazione e cose del genere non l'amore di Dio. Questa forma di pentimento entra in ballo il timore e la paura delle conseguenze e dell'inferno. Non è l'ideale, però non è nemmeno da disprezzare perchè chi non è ancora arrivato alla perfezione viene distolto (dalla paura dell'inferno) dal male che produce il peccato meglio che niente. Non va assoluttizzata, noi dovremmo stare in amicizia con Dio per amore e non per paura. La contrizione il perdono ti arriva subito e la confessione è quasi una formalità (necessaria), quando hai il pentimento imperfetto il perdono avviene in sede di confessione.

Forme di celebrazione e tempi. la legge della Chiesa :, la Chiesa nei suoi precetti generali fa obbligo ai suoi fedeli di confessare tutti i peccati gravi di cui si è coscienti almeno una volta all'anno. A Pasqua vige per il fedele il precetto Pasquale di fare la Comunione, uno dei casi in cui la confessione è necessaria e non bisogna rimanere più di un'anno senza confessarsi. Quando c'è una legge canonica per aiutare i figli, tua madre (la Chiesa) ti sta dicendo: guarda figlio mio, se scendi al di sotto di questo livello (che non è l'ideale ma è il minimo minimo) stai iniziando a mettere a repentaglio la possibilità della salvezza della tua anima. Non è l'ideale il confessarsi una volta all'anno ma è il minimo indispensabile. Confessarsi all'approssimarsi di sorella morte (quando si è in grado di farlo), sia negli unzioni degli infermi e viatico, il sacramento andrebbe cominciato ascoltando la confessione del malato, anziano o moribondo. Non iniziamoci ad agitarsi per coloro che sono morti improvvisamente. Teniamo sempre presente che quando si parla di queste cose si parla dell'ordinarietà, il sacramento della Penitenza è il modo ordinario per rimuovere le colpe - è chiaro che quando le circostanze che non dipendono dai fedeli impediscono di celebrarlo, Dio se vuole può prescinderne (noi no, noi dobbiamo rispettare la procedura). Infine se vuoi comunicarti ma sei cosciente di aver commesso un peccato grave, devi confessarti prima. Il Catechismo della Chiesa Cattolica dice che se si manca alla celebrazione della Messa domenicale senza una grave necessità commette un peccato grave. Quando si è coscienti di un peccato grave bisogna confessarsi prima di fare la comunione e non dopo.

Fuori da questi casi c'è confessione di devozione o frequente, è quella che si fa fuori dai casi in cui è strettamente necessario ma siccome la siccome la disciplina della Chiesa raccomanda la confessione dei peccati veniali e delle imperfezioni (le imperfezioni non sono peccato, il peccato è una trasgressione positiva ad una legge di Dio cioè fare una cosa che è proibita o non fare una cosa che è dovuta, l'imperfezione è un fare male una cosa che è dovuta cioè una virtù esercitata in maniera imperfetta - faccio una bella cosa (esempio) con l'intenzione segreta di compiacere una creatura, faccio un'elemosima ma la faccio con mal garbo, mi viene chiesto di fare un piccolo servizio lo faccio ma brontolo e a volte le cose piccole, tante cose piccole danno fastidio). Una persona sembre sgarbata, com'è stargli vicino? Brutto. Un peccato mortale è un mostro, un veniale è un mostriciattolo e un'imperfezione è una bruttura. La Chiesa a volte obbliga altre volte raccomanda. Ci sono delle cose da farsi altre che non sarebbero obbligatorie ma se e si fa è una buona occasione. Ogni quanto? Una confessione mensile è già un'ottima cosa - per chi sta lontano dal peccato grave -, le persone che intendono fare un cammino spirituale impegnativo la confessione settimanale, alcuni santi si confessavano quotidianamente. Però sono cose rarissime, generalmente quando si arriva a questi punti estremi non c'è un genuino di santificazione spesso ci sono problemi di scrupolo ecc... ma tocca ai confessori capirci.

Confessione generale: gesto ascetico più santificante, una grande grazia, generalmente è un grande gesto che precede scelte di vita importanti. Spesso sacerdoti e religiosi sono caldamente invitati a farla prima dell'ordinazione o della professione perpetua. Quando si fanno le consacrazioni impegnative - leggasi la Filotea di san Francesco di Sales - una persona che fa un'opzione di santità autentica, vorrebbe seguire il Signore, non occorre diventare monaci o altro e quindi cosa fa? Si riguarda la vita la vita, tutte le volte che ha detto di no al Signore pur non essendo consapevole; stando vicino al Signore la nostra coscienza si raffina e vedremo i disastri fatti in passato. Prendiamo atto e lo diremo: ho preso coscienza di questa cosa l'altro ieri e non avevo la coscienza di cosa stavo facendo. La confessione generale, tutte quante le nostre malefatte sono buchi neri o come tane di serpenti, sembra che non ci sia niente però se metti la mano dentro ti morsica il serpente. Gli portiamo (a Dio) tutti quanti i nostri buchi neri perchè li distrugga facendo anche i conti con la nostra vita passata. Equilibrio che bisogna avere su questa materia. Non si può usarlo male o esagerare perchè si toccano dei tasti che quando si ha un contesto psicologico fragile diventa un problema. Il maligno non sta a guardare, quando arriva qualche sollecitazione buona dalla grazia il nemico ci sputa subito il suo veleno sperando che poi se ne faccia un'uso non corretto di quell'ispirazione. Non abbiamo paura di confessarci e Gesù desidera più di noi farci rivivere.

MEDITAZIONE DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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