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Il settimo comandamento: non rubare

Il settimo comandamento: non rubare. Cosa dice il catechismo della Chiesa Cattolica su questo comandamento. I punti in cui è articolata l'esposizione. Prima parte: la proprietà privata e la destinazione universale dei beni, il rispetto delle persone e dei loro beni. Ciclo di catechesi la sana dottrina cattolica, trentottesima puntata, Lunedì 19 Luglio 2021

Il don ha avvertito l'esigenza di presentare in maniera organica, complementare la materia riguardante i sacramenti e comandamenti alternando un pò uscendo dalla monotonia dell'argomento.

Nel catechismo della Chiesa cattolica c'è materiale per non deviare dalla retta via. Certo, leggerlo e commentarlo con un sacerdote consente di cogliere alcune sfumature che non sono immediatamente percepibili.

Presentazione in generale: dal 2401 al 2463. I punti sono sei: I. La destinazione universale e la proprietà privata dei beni, Il rispetto dei beni altrui, Il rispetto dell'integrità della creazione, III. La dottrina sociale della Chiesa, IV. L'attività economica e la giustizia sociale,V. Giustizia e solidarietà tra le nazioni e VI. L'amore per i poveri

2401 Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo.Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita cristiana si sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo mondo.

Principio molto semplice: Dio ha creato l'Universo e questa terra. I beni di questa terra, gli alberi, la terra stessa, ecc.. Dio li ha destinati a tutti.

2403 Il diritto alla proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l'originaria donazione della terra all'insieme dell'umanità. La destinazione universale dei beni rimane primaria, anche se la promozione del bene comune esige il rispetto della proprietà privata, del diritto ad essa e del suo esercizio.

Una casa deve essere necessariamente essere di proprietà privata nonostante i beni siano di tutti. Lo si vede sempre, sempre quel grande equilibrio tipicamente cattolico, sia le eresia che le ideologie hanno sempre stravolto. La Chiesa prende le distanze dal comunismo che proibisce la proprietà privata e condanna anche il capitalismo selvaggio basata sull'esaltazione della proprietà privata a discapito dell'altro principio con l'accumolo egoistico del denaro. Teniamo presente queste due grandi aree. La comprensione previa di questi due principi è fondamentale.

2404 « L'uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche come comuni, nel senso che possano giovare non unicamente a lui, ma anche agli altri ». 283 La proprietà di un bene fa di colui che lo possiede un amministratore della provvidenza; deve perciò farlo fruttificare e spartirne i frutti con gli altri, e, in primo luogo, con i propri congiunti.

Non bisogna mai dimenticare che la proprietà non dà il dominio assoluto come nell'antica Roma. I cristiani sanno bene, che è mio, sì e no, sì ma non devo dimenticare di essere un'amministratore della provvidenza. Pensiamo al ricco stolto che accumola, accumola, ecc... e Dio gli dice: stolto, questa stessa notte ti sarà richiesta la tua stessa vita e quello che hai accumulato di chi sarà? E Gesù glossa: così è di coloro che accumolano per sè e non davanti a Dio. Pensiamo al Vangelo del ricco epulone, è un ricco senza nome e del povero Lazzaro. Nessuno ha mai detto che quei banchetti erano illeciti ma quello stava in mezzo ai bagordi ma quello aveva un clochard che voleva mangiare le briciole e quello non ha avuto misericordia. Il don ricorda che un tempo è andato in missione in un paese dell'America Latina e ha visto spettacoli orrendi: c'erano dei poveri ragazzini (era un posto molto freddo) intirizziti e con pochi vestiti addosso con un'asinello che era uno scheletro a forma d'asino e rivestito di pelle muoversi vicino alla villa megalattica di un latifondista. La reazione di ogni essere umano...c'è un tale contrasto e stridore che diventa e suscita provoca reazioni di sdegno.

II. Il rispetto delle persone e dei loro beni

La legge difende un valore, lo custodisce e lo veicola e poi bisogna vedere come la trasgredisco.

2407 In materia economica, il rispetto della dignità umana esige la pratica della virtù della temperanza, per moderare l'attaccamento ai beni di questo mondo; della virtù della giustizia, per rispettare i diritti del prossimo e dargli ciò che gli è dovuto; e della solidarietà, seguendo la regola aurea e secondo la liberalità del Signore il quale, da ricco che era, si è fatto povero per noi, perché noi diventassimo ricchi per mezzo della sua povertà. 285

Purtroppo i beni di questo mondo (sensibili, materiali, venereii, ecc...) la grande difficoltà che abbiamo è essere morigerati, temperati, ecc.. - quale essere umano direbbe che non gliene importa nulla di diventare ricco sfondato? Ai beni di questo mondo ci si attacca ma non possiamo servire Dio e il denaro e non dare mai per scontato il distacco ai beni di questo mondo. Non diamoci mai da soli patenti di distacco dalle cose terrene e facciamo modo di provare almeno ad essere un pò pochino umile. Sono proprio sicuro che su questo punto mi sento a posto? Le prove che mi arrivano o che mi sono richieste, sono sicuro di aver dato prova a distacco? - pagare i debiti rientra nel settimo comandamento così come pagare gli operai. Temperanza, giustizia e solidarietà. La regola aurea: fare al prossimo ciò che vorremmo fosse fatto a noi. Tutte le virtù cristiane sono impegnative. Chi è santo lascia che altri che gli altri dicano che lui è Santo e non se lo dice da solo.

2408 Il settimo comandamento proibisce il furto, cioè l'usurpazione del bene altrui contro la ragionevole volontà del proprietario. Non c'è furto se il consenso può essere presunto, o se il rifiuto è contrario alla ragione e alla destinazione universale dei beni. È questo il caso della necessità urgente ed evidente, in cui l'unico mezzo per soddisfare bisogni immediati ed essenziali (nutrimento, rifugio, indumenti...) è di disporre e di usare beni altrui. 286

Se mio padre ha un pacchetto di caramelle e io me ne prendo una, essendo suo figlio posso presumere che mio padre me la darebbe (esempio banale), il furto si ha quando il proprietario non vuole donare quella cosa con certezza. Esempio sulla sponda opposta: se c'è una persona che sta morendo di fame e passa in un campo che è proprietà privata e si prende un grappolo d'uva e se lo mangia, non deve andarsi a confessare. Se c'è una persona che viene ingiustamente spogliata da un malvivente che lo ha lasciato nudo e prende un paio di pantaloni e non deve andarsi a confessarsi. Se uno è inseguito o c'è un bombardamento e si infila in una casa non è violazione di domicilio. Il settimo comandamento è espresso in termini negativi come il quinto ma non viene violato quando si esercita la legittima difesa o le forze dell'ordine fanno uso della forza - sempre in maniera proporzionale - quando sussistono queste circostanze. Perchè c'è il principio della proprietà privata e la destinazione universale dei beni.

2409 Ogni modo di prendere e di tenere ingiustamente i beni del prossimo, anche se non è in contrasto con le disposizioni della legge civile, è contrario al settimo comandamento. Così, tenere deliberatamente cose avute in prestito o oggetti smarriti; commettere frode nel commercio; 287 pagare salari ingiusti; 288 alzare i prezzi, speculando sull'ignoranza o sul bisogno altrui. 289

Ci si muove sempre su due fronti: legge civile e morale. Cio che è lecito per la legge civile può non essere lecito per la legge morale. Il classico esempio è l'aborto, per la legge civile è lecito ma non per la legge morale. Se uno trova un'oggetto smarrito per terra (il don non vorrebbe dire una sciocchezza) non sa se ci sia la legge per ridarlo. Il fatto che il catechismo dica queste cose dice che si possono trovare delle situazione dove si possono creare situazioni in cui si possa pagare legalmente un salario ingiusto. L'apparenza della legalità non ci esime dal giusto giudizio di Dio che guarda il cuore.

Sono pure moralmente illeciti: la speculazione, con la quale si agisce per far artificiosamente variare la stima dei beni, in vista di trarne un vantaggio a danno di altri; la corruzione, con la quale si svia il giudizio di coloro che devono prendere decisioni in base al diritto; l'appropriazione e l'uso privato dei beni sociali di un'impresa; i lavori eseguiti male, la frode fiscale, la contraffazione di assegni e di fatture, le spese eccessive, lo sperpero. Arrecare volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche è contrario alla legge morale ed esige il risarcimento.

Il don presume che con questo mondo super finanziarizzato. La corruzione. I lavori eseguite male, la frode fiscale, le spese eccessive e lo sperpero. Un lavoro eseguito male, non perchè io ce l'ho messa tutta e non mi è venuta così bene senza colpa, ma se tu lavori, tu sei pagato per il lavoro che fai e giustizia esige che il lavoro che fai, qualsiasi cosa sia, tu lo faccia bene con la massima perfezione possibile. Com'era un tavolo fatto da San Giuseppe secondo noi? Una cosa fatta male e rozza? Vale dalla casalinga al prete (celebra con dignità e decoro ecc...) che è un lavoro sui generis, se fa un'intervento pubblico deve essere preparato e non può parlare a vanvera. Chi lavora malamente ruba. Le spese eccessive. Come individuo una spesa eccessiva? Qua la nostra coscienza si deve raffinare, non si fa in assoluto. Quel bene è necessario o utile? E' un bene che ti serve per lavorare o è voluttuario? La coscienza deve focalizzare i punti fondamentali. Quando facciamo qualcosa che non va, la coscienza ha la funzione di suonare il campanellino come a scuola, poi se tu che devi rientrare e capire cosa stavi facendo che non funziona. Lo sperpero. L'avarizia è un vizio capitale, ogni vizio ha il vizio opposto. Lo sperpero o prodigalità è l'estremo opposto dell'avarizia. Lo spendaccione che ha le mani bucate. Se è vero che esiste lo sperpero che è la magnificenza, cioè fare le cose in grande, questa è una virtù. L'avarizia è un vizio ma la parsimonia è una virtù. L'avaro non ti dirà che è avaro ma che è parsimonioso, e lo spendaccione dirà che è lui è magnificente. Ci siamo tutti dentro queste cose. Queste cose interpellano anche il don e anche lui deve farsi un'esame di coscienza, tutti siamo nella stessa barca e nessuno di noi può presumere di essere già arrivato a vette di particolare perfezione. Arrecare volontariamente un danno alle proprietà private o pubbliche è contrario alla legge morale ed esige il risarcimento . Io non posso andare in giro e spaccare i vetri delle vetrine durante una manifestazione o sporcare i muri con lo spray. Protestare si può, spaccare i vetri non si può. I peccati contro il 7° comandamento esigono la restituzione del maltolto e la riparazione per giustizia.

2411 I contratti sottostanno alla giustizia commutativa, che regola gli scambi tra le persone e tra le istituzioni nel pieno rispetto dei loro diritti. La giustizia commutativa obbliga strettamente; esige la salvaguardia dei diritti di proprietà, il pagamento dei debiti e l'adempimento delle obbligazioni liberamente contrattate. Senza la giustizia commutativa, qualsiasi altra forma di giustizia è impossibile.

Possono esserci dei contratti che non siano moralmente giusti. Giustizia commutativa, legale e la distributiva. Pagare i debiti è un dovere morale grave. Se si ha la possibilità di pagare un debito (suggerisce il don) è sempre preferibile farlo subito. I pagamenti dilazionati vanno accordati tra le due parti. Senza questa giustizia, altre forme di giustizia non sono possibil. La Giustizia legale riguarda la pressione fiscale del cittadino verso lo Stato. E' giusto che tu paghi le tasse perchè lo Stato reinveste perchè poi ti vengano dati dei servizi (questo inb teoria). Poi c'è la giustizia distributiva, ciò che la comunità deve ai cittadini, oggetto dell'esame di coscienza dei governanti ed amministratore.

2412 In forza della giustizia commutativa, la riparazione dell'ingiustizia commessa esige la restituzione al proprietario di ciò di cui è stato derubato: Gesù fa l'elogio di Zaccheo per il suo proposito: « Se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto » (Lc 19,8). Coloro che, direttamente o indirettamente, si sono appropriati di un bene altrui, sono tenuti a restituirlo, o, se la cosa non c'è più, a rendere l'equivalente in natura o in denaro, come anche a corrispondere i frutti e i profitti che sarebbero stati legittimamente ricavati dal proprietario. Allo stesso modo hanno l'obbligo della restituzione, in proporzione alla loro responsabilità o al vantaggio avutone, tutti coloro che in qualche modo hanno preso parte al furto, oppure ne hanno approfittato con cognizione di causa; per esempio, coloro che l'avessero ordinato, o appoggiato, o avessero ricettato la refurtiva.

Almeno quello che mi sono preso è obbligatorio restituirlo. A quanto il don ne sa, in questo caso (restituzione) si può commutare in un'opera di misericordia e carità. Se uno scopre se e quanto ha rubato, il don suggerisce di fare una stima di quanto ha rubato - il don è stato testimone di gente saliva sull'autobus o treno senza pagare il biglietto - se tu hai un buono omaggio o cosa benissimo ma tu non puoi fartelo da solo il buono omaggio. Sono soldi rubati. Magari faccio un'opera di misericordia con l'equivalente del prezzo del biglietto che non ho pagato. C'è il perdono dei peccati ma c'è anche il dovere della riparazione, noi dobbiamo riparare i mali fatti in base a quello che sia concretamente possibile. Immaginiamo una persona che abbia commesso frodi per centinaia migliaia di euro e poi cade in disgrazia e non ha i soldi per arrivare alla fine del mese, come fa a riparare di ciò che ha ladrato? Farà quello che può..facciamo sempre in modo, il don ha sempre un pò di timore, capiamo sempre bene il senso di quello che viene detto e le possibilità che si ha di mettere in pratica.

2413 I giochi d'azzardo (gioco delle carte, ecc.) o le scommesse non sono in se stessi contrari alla giustizia. Diventano moralmente inaccettabili allorché privano la persona di ciò che le è necessario per far fronte ai bisogni propri e altrui. La passione del gioco rischia di diventare una grave schiavitù. Truccare le scommesse o barare nei giochi costituisce una mancanza grave, a meno che il danno causato sia tanto lieve da non poter essere ragionevolmente considerato significativo da parte di chi lo subisce.

Non è fatto di per sè una cosa illecita. Ma se vai a giocare soldi e perdi soldi e c'è il pericolo che non porti il pane a casa va dà sè che stai facendo una cosa illecita. O la passione del gioco che diventa una schiavitù. Quando una cosa diventa abnorme, anche qua il criterio e discernimento, se ogni tanto per diletto e una volta al mese faccio una piccola cosa che non mi compromette non c'è nulla di male ma se non ne posso fare a meno o inizio a metterci troppo denaro...ci dovremmo arrivare.

Barare nelle piccole cose non è atto di virtù (bisogna essere onesti nel gioco). Il don invita chi ascolta a guardare sempre alla grande sapienza della morale cristiana insegnata dalla Chiesa. Le cose non sono sempre nero o bianco ma ci sono anche le sfumature che dipendono dalla valutazione delle circostanze. Se una cosa è male, è male ma la gravità dipende dalle circostanze e non sempre quello che sembra male (furti per bisogno) lo è realmente. Ecco perchè dobbiamo essere sempre nel giudicare.

2414 Il settimo comandamento proibisce gli atti o le iniziative che, per qualsiasi ragione, egoistica o ideologica, mercantile o totalitaria, portano all'asservimento di esseri umani, a misconoscere la loro dignità personale, ad acquistarli, a venderli e a scambiarli come se fossero merci.Ridurre le persone, con la violenza, ad un valore d'uso oppure ad una fonte di guadagno, è un peccato contro la loro dignità e i loro diritti fondamentali. San Paolo ordinava ad un padrone cristiano di trattare il suo schiavo cristiano « non più come schiavo, ma [...] come un fratello carissimo [...], come uomo, nel Signore » (Fm 16).

Questo è abbastanza capirlo e comprenderlo. San Paolo dirà ad un padrone cristiano che era normalissimo che avesse degli schiavi.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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