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La malattia e la morte per i cristiani

Introduzione al sacramento dell'unzione degli Infermi. L'indifferenza, la diffidenza e la paura verso questo sacramento. Come un cristiano vive il mistero della sofferenza e il dramma della morte. Importanza del sacramento dell'unzione. Ciclo di catechesi la sana dottrina cattolica, quarantesima puntata, Lunedì 6 Settembre 2021

Questo sacramento ci mette in contatto con due realtà dolorose della vita umana cioè la malattia e la morte e tutte le problematiche legate a queste dinamiche compresa a quella attuale dell'esecrabile eutanasia e tutta la tematica dell'accanimento terapeutico. Il tema della morte e il tema dalla malattia (durante l'epidemia) sono balzati a ritmi incalzati ed ossessivi e questo fa uscire quello che c'è nel nostro cuore cioè qual'è il nostro rapporto con essi. E i rimedi che il Signore ha dato e con la visione cristiana della sofferenza, della malattia e della morte. Saremo guidati (come traccia) dal catechsimo della Chiesa Cattolica.

Prima di addentrarci il don vorrebbe fare delle considerazioni da parroco e da prete. Vale per l'unzione degli infermi quello che ci siamo detti sugli altri: poco celebrato e mal celebrato. Il don ha raccontato infinite volte che nella sua vita è stato sempre in cura di anime - è stato sempre a contatto con delle persone - il don crede di sapere di cosa sta parlando - il parroco ha celebrato diversi funerali. E dice sempre che la percentuale dell'amministrazione dell'unzione degli infermi rispetto ai funerali crede si aggiri non oltre il 10% - situazioni fuori da contesti di famigliari - vuol dire che la stragrande maggiornaza delle persone morte sono passate a miglior vita senza questo sacramento. Motivazioni? Non sono poche volte che il don si è accorto che c'era un morente, ha detto di essere a disposizione del morente e tramite terzi ha fatto sapere la sua disponibilità ma la risposta è stata: non vogliono, perchè se vedono il prete pensano che stanno per morire. Molte unzioni sono state amministrate all'ultimo quando la persona non c'era più con la testa - cosa lecita ma non raccomandabile - perchè quello che la Chiesa raccomanda che questo sia celebrato con una persona lucida. Il Sacramento dell'Unzione è il sacramento dei vivi (bisogna essere in grazia di Dio) e ci dev'essere anche l'ultima comunione (Viatico). Quindi la morte è uno spauracchio alla quale non ci si vuole pensare. Che cos'è la morte per noi Figli di Dio? La fine di tutto o la fine della vita terrena - nella Sacra Scrittura si legge che siamo in esilio su questa terra, lo dice San Paolo, nella Salve Regina chiediamo alla Madonna di mostrarci Gesù dopo la morte e in Paradiso si festeggia la data di morte. La data di nascita terrena è l'inizio del tempo della prova terrena, il tempo in cui noi siamo soggetti al pericolo di dannarci, alle tentazioni, siamo limitati nel corpo ecc... questa è la vita terrena. I santi si festeggiano il giorno della morte. Qual'è il problema per un Figlio di Dio? Arrivarci pronto. La preparazione remota alla morte è quello che facciamo tutti i giorni, Gesù verrà come un ladro (nel Vangelo) per quei servi che hanno iniziato a mangiare ed ubriacarsi, ma per quelli che stanno al lavoro Lui verrà a dirci bravo servo fedele. La nostra preparazione remota è la nostra santificazione, chi va a fare la Comunione tutti i giorni, il don si augura che non aspetti altro di morire per verderLo faccia a faccia. Certo Dio non avrebbe voluto la morte in modo assoluto, non è pur essendo un'evento drammatico è il momento in cui vado ad incontrare Dio. Facciamo considerazioni personali e collettive su ciò che stiamo vivendo sul rapporto che abbiamo con la prospettiva della morte.

La preparazione remota (vita santa) e prossima è vivere la malattia santamente, offrire le proprie sofferenze in unione con Gesù e ricevere i Sacramenti. Gesù, noi stiamo parlando di Dio, se fa una cosa non è che lo fa tanto per fare, Dio non fa nulla di inutile, i sacramenti sono 7 non altri. Alcuni sono riservati (un frate non prenderà mai il sacramento del matrimonio) ma il sacramento dell'estrema unzione è per tutti. E questa preparazione prossima è importante. Se muore Padre Pio e il boss della camorra, vanno tutti in Paradiso? Se muore una persona che non ha messo piede in chiesa negli ultimi 50 anni e non si è confessata...è lo stesso della morte di una persona che si è fatta il giorno prima che ha sempre cercato di praticare la Legge di Dio? Che ha preso tutti i sacramenti? E' la stessa cosa? Un male del nostro tempo è che le persone di oggi non ragionano, molte ragioni di psicosi dipendono che le persone non ragionano. Chi ci pensa alla vita e alla morte proprie se non lo fa il diretto interessato? E' da scellerati non porsi il problema..dopo la morte è finito tutto? O qualsiasi cosa abbia fatto si va tutti in Paradiso? In quale Vangelo sta scritto una cosa del genere? Nel Vangelo, nella dottrina e nei Santi si trova il contrario. Problema morte: preparazione remota e prossima.

Come per noi cristiani la morte non è il male assoluto (io non posso definire il male se non rispetto al bene, è come il nero, è l'assenza di colore e non esisterebbe se non esistesse il bianco - il male non si può capire se non rispetto al bene di cui è la privazione). Per i Santi la morte è un bene auspicabile e pregavano di morire più presto possibile non perchè disprezzavano la vita, ma perchè volevano tanto bene a Dio. La sofferenza è il Male assoluto?. Possiamo anche ipotizzare un discorso fatto da non cristiani, per loro la sofferenza è una realtà assurda e senza senso. Noi abbiamo detto Gesù che ha detto che chi vuol venire dietro di Me, rinneghi sè stesso, prenda la sua Croce e mi segua. La sofferenza per noi cristiani non è il male sommo, ma quelli che iniziano ad essere bravi lo portano capendo che nel contesto dei disegni salvifici di Dio è utile e quelli più bravi l'accolgono e quelli più bravi ancora la desiderano e la chiedono al Signore. Può un Figlio di Dio chiedere una cosa del genere? Le penitenze ed austerità che hanno fatto i Santi canonizzati? Erano matti? O questi erano matti o siamo matti noi - nel senso che questi avevano una luce, sapienza e discernimento del mistero della sofferenza che oggi non c'è. Cosa insegna la Chiesa? Sia la malattia che la morte sono conseguenze dirette, causalmente dirette, dal peccato. Se l'uomo non avesse peccato il dolore e la sofferenza non sarebbero sorti e le malattie non ci sarebbero state. Quello che l'Assunta ha vissuto compreso il transito beato al termine della vita terrena che al risveglio ti ritrovi in corpo ed anima - sarebbe stato noi. Qual'è per noi il sommo male? - I cristiani hanno luce e lettura degli eventi e situazioni che gli altri non hanno ed avere queste attrezzature anche intellettuali fa vivere la vita in maniera differente. Ci sono altre forme di sofferenze (non direttamente connesse con l'unzione degli infermi): sofferenza psichica, morale e spirituale che sono più grandi di quella terrena. Per i Figli di Dio il sommo male da temere è il peccato. Noi dobbiamo avere paura di perdere la Grazia di Dio, perchè se accadesse ciò nell'aldilà la nostra sorte sarà dannata e maledetta. Quanti battezzati hanno questa luce? La frequenza della messa domenicale è una cartina da tornasole, non parteciparci è un peccato mortale e con essi si va dritti all'inferno se non subentra il pentimento e la Divina Misericordia. Perchè oggi non chiedono il sacramento? La morte è lo spauracchio totale, la sofferenza è da evitare, si cercano le cure palliative - noi dobbiamo comprendere alcune dinamiche profonde del nostro agire, non dobbiamo giudicare, una persona che non chiede l'olio santo perchè non ne capisce l'importanza e non ha mai quasi certamente frequentato i sacramenti e magari per ragioni scaramantica (se viene il prete si impressiona).

1499 « Con la sacra Unzione degli infermi e la preghiera dei presbiteri, tutta la Chiesa raccomanda gli ammalati al Signore sofferente e glorificato, perché alleggerisca le loro pene e li salvi, anzi li esorta a unirsi spontaneamente alla passione e alla morte di Cristo, per contribuire così al bene del popolo di Dio ».96

Tutto quello che viene dopo è già contenuto in questo articolo. L'imposizione delle mani da parte di un sacerdote, il contatto delle mani del sacerdote messe sulla testa per invocare la Potenza di Dio. Chi chiede benedizioni da parte dei sacerdoti. Si chiede l'Unzione perchè li alleggerisca, li salvi,

(Preghiera:...."Per questa santa unzione e per la sua piissima misericordia ti aiuti il Signore con la grazia dello Spirito Santo e, liberandoti dai peccati, ti salvi e nella sua bontà ti sollevi")

Per noi la malattia e sofferenza cosa sono? Momenti in cui nel nostro piccolo ci uniamo alla Passione di Gesù Cristo, contempliamo ciò che manca alla sofferenze di Cristo per il bene della Chiesa - chi fa ciò produce un bene immenso rispetto a ciò che potrebbe fare un grande ministro, un grande operatore della carità ecc... ciò che ci ha salvato non sono state le parole di Gesù (principalmente) ma è stata la sua dolorosa Passione e morte.

1500 La malattia e la sofferenza sono sempre state tra i problemi più gravi che mettono alla prova la vita umana. Nella malattia l'uomo fa l'esperienza della propria impotenza, dei propri limiti e della propria finitezza. Ogni malattia può farci intravvedere la morte.

Si applichi ciò che ci è scritto alle situazioni di oggi: non sembra che oggi le persone si considerano un certo Padre Eterno in terra? Non pensiamo che sia salutare per l'uomo - anche se doloroso - se messo in condizione di fare esperienza per quanto doloroso che qualcosa lo faccia rientrare in sè?

1501 La malattia può condurre all'angoscia, al ripiegamento su di sé, talvolta persino alla disperazione e alla ribellione contro Dio. Ma essa può anche rendere la persona più matura, aiutarla a discernere nella propria vita ciò che non è essenziale per volgersi verso ciò che lo è. Molto spesso la malattia provoca una ricerca di Dio, un ritorno a lui.

E' per questo che talvolta Dio permette la sofferenza perchè le persone lascino ciò che non è essenziale ma altre volte provoca ripiegamento e ribellione?

Il don racconta la sua esperienza di Francesco (un suo amico), un linfoma micidiale che lo si è preso nel suo giorno del suo 23° compleanno. Una delle cose più belle che disse al don sono queste testuali parole: questo trio di amici che stavano insieme, due sono diventati religiosi (uno prete e l'altro francescano). Francesco disse una cosa bellissima: sai Leonardo, prima che mi venisse la malattia non sapevo cosa fosse la sofferenza e adesso la so, quando vedo l'ago 19 che mi mettono dentro alla fine - è meglio che questa croce che sia capitata a me così se l'è risparmiata qualcun'altro. La malattia ha fatto uscire la sua parte migliore, l'accolta come bellissimo dono e come una fonte di santificazione. Lui l'ha presa così ma la stragrande maggiornza non la prende così. C'erano molti ragazzi ricoverati con lui e che pian piano morivano, e lo facevano davanti a Francesco. Ma Francesco non pensava a lui, molti si disperavano e si ribellavano contro Dio, molti si chiedono: tra tanta gente la croce è toccata a me? Francesco andò ad esercitare un ministero di riconciliazione, al don giunse la notizia da parte di qualcuno che Francesco parlava con questi ragazzi e gliela fatta accettare e calmare e questi sono morti riconciliati con Dio, con i sacramenti e non in stato di disperazione e di ribellione. Quando la malattia viene vissuta giudicando Nostro Signore non è bello. Sia che viviamo o che moriamo o che soffriamo stiano nel Signore, ci sono i Sacramenti dei Vivi e i sacramenti dei malati e moribondi. Quando c'è una vita di fede e cristiana corre tutto fluido quando non c'è è tutto producendo angoscia, ripiegamenti su di sè, disperazione e ribellione.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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