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Cupidigia, avidità, invidia e avarizia

Il decimo comandamento e i vizi ad esso connessi. Excursus conclusivo sul ciclo di catechesi "La sana dottrina cattolica". Bilancio e prospettive di ulteriori approfondimenti. Ciclo di catechesi la sana dottrina cattolica, quarantacinquesima ed ultima puntata, Lunedì 11 Ottobre 2021

Cosa proibisce questo comandamento? Il CCC lo presenta articolato in una serie di 4 sezioni. Il disordine delle cupigie al plurale, i desideri del cuore, ecc.... Il CCC dice che la trasgressione non si fa quando uno ha dei desideri sulle cose del prossimo ma quando ciò avviene con mezzi illeciti e non consoni.

I. Il disordine delle cupidigie

2535 L'appetito sensibile ci porta a desiderare le cose piacevoli che non abbiamo. Così, quando si ha fame si desidera mangiare, quando si ha freddo si desidera riscaldarsi. Tali desideri, in se stessi, sono buoni; ma spesso non restano nei limiti della ragione e ci spingono a bramare ingiustamente ciò che non ci spetta e appartiene, o è dovuto ad altri.

C'è il vizio dell'invidia e dell'avarizia, la cupidigia e l'avidità. L'invidia è una cosa brutta, desiderio smodato dei beni altrui unito a quella bruttissima passione assecondata della tristezza dei beni altrui e il rallegrarsi per il male altrui. Sono quelle cose che fanno dell'invidia una cosa gretta e vergognosa e può succedere che anche un poveraccio o una persona che non ha ricevuto grandi sorti dalla vita pecchi con facilità invidiando il prossimo - non semplicemente dicendo o pensando: magari avessi un pò dei soldi che ha tizio ecc.. - ma se comincia la passiona ad essere alimentata e che rode all'interno ed unita alla tristezza per il bene altrui..ed inizia a fare espressioni feriali: possano i soldi di quel tizio essere spesi solo per le medicine, possa venirgli un coccolo, ecc....

2539 L'invidia è un vizio capitale. Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni altrui e nel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente. Quando arriva a volere un grave male per il prossimo, l'invidia diventa peccato mortale: Sant'Agostino vedeva nell'invidia « il peccato diabolico per eccellenza ». 409 « Dall'invidia nascono l'odio, la maldicenza, la calunnia, la gioia causata dalla sventura del prossimo e il dispiacere causato dalla sua fortuna ». 410

Il peccato originale del diavolo è stato anche un peccato del diavolo (anche) sia perchè avrebbe voluto essere Dio e perchè il Verbo di Dio si sarebbe fatto uomo e non angelo. Quindi bisogna fare attenzione a questo vizio capitale, c'è un proverbio che dice l'invidia è un peccato che molti commettono ma quasi nessuno confessa. L'invidia nasce da una passione che dev'essere interdetta, si manifesta generalmente come un sentimento che dev'essere frenata e diventa più grave quando diventa invidia della grazia altrui - questo è stato il peccato di Caino quando ha visto che l'offerta del fratello era gradita e non la sua. La stessa sorte (quasi) accadde con Giuseppe venduto dai suoi fratelli. L'avarizia consiste nel trattenere per sè - attaccamento dei beni ed al denaro - i beni di fortuna ricevuti che è contrario alla povertà evangelica e chiude il cuore di fronte alle necessità del prossimo. Ed è un vizio di chi ha già dei beni ed è una cosa molto brutta, da combattere e contrastare l'elemosina che lo distrugge. La bestia dell'attaccamento al denaro è un problema serio, ne parla Gesù nel Vangelo. Pensiamo alla vicenda del giovane ricco, che si preclude di entrare nella pienezza della vita, perchè aveva molti beni a cui era attaccato e non se l'è sentita di lasciarli come ha detto Gesù. O la parabola del ricco stolto che ha oggetto la cupidigia, cioè il desiderio di accumulare i beni. L'avarazia è quell'atteggiamento di accappararsi i beni e di non condividerli con nessuno, l'avaro è un infelice perchè il vero avaro anche per sè non spende. La cupidigia è il desiderio di accumulare, il ricco nel Vangelo ha il desiderio di accumulare, accumulare ecc... e poi godersi ciò che ha tenuto per sè. E Gesù dice: questa notte ti sarà richiesta la vita.

Su queste materie si entra in un'ambito dai contorni non definiti. Mi faccio il piccolo gruzzoletto in banca, - non è peccato - ci vuole una grande vigilanza del cuore e capacità di discernimento e una grande capacità di entrare dentro di noi e di ascoltare i richiami della coscienza. Non è proibito e può essere una cosa prudente ma quando la cosa diventa smodata...uno deve capire quanto le passioni lo spadroneggiano, quanto il pensiero dei beni di questo mondo lo prende. Come facciamo a capire se una cosa della nostra vita sta diventando un'idolo? Guarda quante energie, quanto ci pensi, ecc.. ti convoglia. Chi sta sempre a pensare ai soldi...c'è anche l'avidità che è proprio l'accappararsi quanti più beni possibili anche del prossimo. La cupidigia è il desiderio e l'avidità è la messa in atto anche con mezzi illeciti. Quando si fanno fortune a scapito del prossimo. O il non pagare la giusta mercede agli operai - un peccato super mortale. Su questa materia fluida perchè non ci sono paletti fissi.

Chi campa in questo modo campa male. Il don quando parla di questi argomenti ricorda sempre l'esperienza di San Francesco. Non tutti quanti sono chiamati ad abbandonare e a non possedere nessun bene, non è neanche indispensabile, però è difficile gestire evangelicamente le ricchezze. Dietro tutti quanti questi peccati e l'idolatria del denaro e dei beni di fortuna c'è un punto della nostra vita delicato: dove io ripongo la mia fiducia e sicurezza. Perchè l'avere dei beni e dei soldi, ci fa stare psicologicamente al sicuro, se ci succede qualcosa io posso difendermi il problema è che lo faccio io. Un Figlio di Dio impara la logica evangelica che lo fa il Signore (san Matteo 6), queste dinamiche sono profonde. Quante persone oggi non fanno i figli per queste problematiche e paure? Non ci basta, non abbiamo abbastanza e moriremo di fame, che gli dò da mangiare? La preoccupazione per queste cose è inversalmente proporzionale al grado di fede di abbandono che noi abbiamo verso Dio e questo è molto importante. Dietro il 10° comandamento ci sono delle cose importanti: tu ti salvi da te? Attraverso espedienti umani o il Salvatore è il Signore? Nella vita terrena c'è una misura - non posso aspettare che mi arrivi la manna dal cielo - questo non è vivere la fede ma è una caricatura e macchietta. Dio vuole che noi lavoriamo, ci guadagniamo da vivere e non condanna chi si mette qualcosa da parte - tutto questo va bene ma Colui di chi mi fido è il Signore e non lo possiamo dare per scontato. Mi ammalo, che faccio? Dico al Signore guaricimi? Mi faccio visitare e cerco di trovare la causa della malattia e la terapia adeguata per uscire fuori da questa situazioni ma la prima cosa che faccio è prego per il medico, mi affido al Signore, può darsi che sia una prova che la offro al Signore, eccc... dentro questa cornice terrena c'è una cornice differente. Una coppia, dice: fino a che punto dobbiamo preoccuparci e fino a che punto possiamo affidarci? Dentro queste dinamiche si giocano alcuni equilibri profondi del nostro essere.

Quando si entra in queste cose (nei pensieri, desideri, ecc..) è un'ambito privilegiato per conoscersi bene e noi dobbiamo farlo perchè sono i pensieri e desideri che non diciamo neanche a noi stessi che muovono le nostre azioni. Sono i nostri desideri profondi che muovono il nostro agire verso obbettivi che ci portiamo dentro o dietro o da paure o pericoli percepiti come tali e da questo punto di vista è necessario avere uno scrrening interiore. Chi dice di non essere attaccato ai soldi lo deve dimostrare al Signore e sopratutto a noi stessi. Quanto hai dato in elemosina o aiuto di tutti i soldi che ti sono passati per le mani? L'unico modo di portarci soldi dall'altra parte è devolvere un pò di soldi per attività benefiche - ai poveri, adozione a distanza, le missioni, le messe di suffragio per i defunti, ciclo di messe gregoriane per un defunto, per le necessità della Chiesa, ecc... - senza tornaconto e senza sbandierarlo davanti alle persone sono soldi che investo nella Banca del Cielo, tasso d'interesse 100 per uno + la Vita Eterna. Tu non sei attaccato ai soldi? Quanti anni hai? Che lavoro fai? Supponiamo che lavoro da 30 anni e ho 1500€ mensili ecc..540.000 € che hai preso nella tua vita, quanti te ne sei spesi per te, quanti ne hai accumulati e quanti ne hai dato alla Banca del Cielo? Noi dobbiamo dare delle dimostrazioni, il Signore vuole che nell'atto pratico noi gli dimostriamo cosa siamo pronti a fare per Lui e al momento stesso noi conosciamo cosa c'è dentro di noi. Su queste cose è importante che noi ci proviamo, se Gesù ne parla così tanto nel Vangelo - dell'argomento soldi - e la povertà evangelica è uno dei tre consigli vuol dire che si tocca un punto delicato.

La vita cristiana sarebbe - secondo san Paolo - accontentarsi di ciò che noi abbiamo, condividere nei limiti di quello che è possibile e conformemente ad una raccomandabile i nostri beni con chi ne è privo del necessario e non avere grandi desideri e cupidigie dei beni altrui. E non essere avari. E' brutto essere avari.

Il don con questo ciclo ha voluto riaffermare ciò che la Chiesa insegna con i dieci comandamenti e sui 7 sacramenti che sono un'aspetto fondamentale della nostra vita cristiana. La nostra vita cristiana è il Credo - come è fatto il Catechismo, la retta fede ci porta alla comprensione che non possiamo vivere nell'amicizia con Dio senza usare i mezzi di salvezza che ci ha dato assieme alla preghiera; tutto questo serve ad osservare i 10 comandamenti e a praticare le virtù cristiane.

Siamo noi capaci di rendere ragione della nostra fede? Non basta solo una forte vita sacramentale ma anche una buona formazione.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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