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Le maledette figlie della superbia

Le sette maledette figlie della superbia: discordia, contesa, millanteria, pretesa di novità, ipocrisia, pertinacia e disobbedienza. Considerazioni spirituali e di stretta attualità. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", sesta puntata, Lunedì 29 Novembre 2021

Dobbiamo ancora stare nella cattiva compagnia della superbia della cui puntata precedente abbiamo conosciuto il fratello (l'orgoglio) e sua sorella (la vanagloria) e oggi conosceremo le 7 figlie o frutti o conseguenze o ramificazioni di questo vizio folle per antonomasia che produce comportamente insensati, stolti e foriere di danni e tanto altro.

San Bernardo di Chiaravalle fece un'operetta con cui ha illustrato i 12 gradi dell'umiltà e della superbia. Dove praticamente il primo grado della superbia ha il suo opposto ed è molto bello.

Le sette maledette figlie della superbia: discordia, contesa, millanteria, pretesa di novità, ipocrisia, pertinacia e disobbedienza, quando uno si comporta in uno di questi modi significa che sta agendo sotto la mozione della superbia, la superbia deborda in comportamenti concreti. La discordia e la contesa sono due mondi abbastanza affini anche se distinti: La discordia è l'opposizione della volontà propria a quella altrui, ossia la pretesa di imporre sempre ed in ogni circostanza la propria volontà o posizione su quella degli altri rifiutando di accogliere con umiltà, amore e rispetto le posizioni del prossimo. Ma figuriamoci poi nelle cose opinabili e discutibili, le persone la pensano diversamente da noi - grazie a Dio - le cose su cui non è lecito essere in discordanza sono quelle che riguardano la fede, Verità e morale oggettiva. Ma noi dobbiamo sempre tenere presente nel nostro agire quello che faceva Gesù: il fatto che una persona si sbagli, stia su opposizioni errone, non significa che questo mi autorizzi a mancare di rispetto; colui che è mosso da spirito di discordia non rispetta la libertà - Dio ci permette anche se non ci autorizza e non approva di sbagliare e di peccare - Lui ci porta e ci guida verso il bene e il vero con dolcezza rispettandoci e non prendendoci a bastonate. Non violentando la nostra volontà. Il superbo fa due cose: o impone la propria volontà e anche su cose opinabili, quanti liti dipendono da queste cose qua, quando la pensiamo diversamente....le persone sono diverse da noi. Uno ha una certa idea di come dev'essere tenuta la casa, come devono essere allevati i figli, ma se la nuora ha un'altra idea che però non è detto che sia sbagliata ma siccome io penso che la mia sia l'idea migliore ecco che devo imporre il modo di vedere. La persona umile accetta che le persone pensino diversamente, se l'opinione del prossimo è oggettivamente sbagliato, la persona umile vedrà se è possibile entrare in un dialogo rispettoso per far riflettere la persona e se vede che la persona è chiusa fa un passo indietro. Quando si vede che una persona non è flessibile e disponibile ad accogliere una correzione, uno deve fare un passo indietro, la persona umile comincerà a sbancare il Cielo con la preghiera o il digiuno se è bravo ma noi non possiamo entrare in discordia manifesta imponendo la nostra volontà anche giusta perchè Gesù/ Dio e la Madonna non fanno così.

La contesa si ha quando non ci si riesce a piegarsi alla volontà altrui e non si manifesta solo con parole ma con parole che diventano brutte. Polemiche, insulti, offese, mortificazioni gratuite ed umiliazioni inferte al prossimo. Queste cose non si possono e devono fare. Lo Spirito di Dio rifugge dalla polemica, il don - parere personale - l'ambiente da talk show non è un bell'ambiente nè da frequentare nè da osservare come spettatore. I climi in cui vengono generalmente tenuti - volti alla spettacolarizzazione - sono ambienti ideali per offese, polemiche, umiliazioni ecc... e spesso chi viene insultato è colui che la pensa giusta. O si tace - allora è inutile andarci - o rispondi ma in un'arena del genere non ci si può comportare con i canoni evangelici a meno che non ci sia un moderatore rispettoso. Le persone non si convincono a forza di polemiche, insulti ecc.. quando una persona non è aperta al dialogo sincero e al confronto...noi dobbiamo scendere in campo quando è in gioco la fede, verità e morale...se la persona non ha questa disponibilità, noi non possiamo insultare nè offendere il prossimo. Questo spirito è dipende dalla superbia e la contesa spesso degenera in volgarità. Pensiamo al clima da social network, facebook e twitter, a volte si scade in cose che sono inaccettabili. Il don non ha sempre tempo e modo di controllare. Si può sottoporre l'operato del prossimo con critica garbata e costruttitiva, ci si può esprimere in modo libero, manifestare un dissenso, ma non si può insultare grossolanamente il prossimo e membri della gerarchia cattolica dentro un profilo di un sacerdote. Il don lo sa per primo che ci sono delle condotte dei fedeli laici e sacerdoti riprovevoli ma c'è modo e modo di contrastare il dilagare del male. C'è l'insulto o la critica garbata; è sempre meglio dire che un certo evento appare in un certo modo che altro. Usare un'altro stile vuol dire cadere nella superbia anche se si è nel giusto. Noi dobbiamo tendere ad uno stile che ci caratterizzi come discepoli di Gesù. E' più facile vomitare veleno, sdegnarsi che avere un'altro comportamento. Non vuol dire essere dei tappetini dicendo va bene tutto ma c'è modo e modo di esprimere un dissenso e critica. Essere umili non vuol dire dire sempre di sì ma cambiano i modi in cui il disaccordo si esprime. La regola dell'umile è che fino a quando è possibile, pacifico ed accondiscendente però esprime se necessario e sopratutto se è in causa la Verità, la Giustizia, la Morale ecc.. la propria opinione in modo opportuno e non usando toni come se si fosse titolare del 5° Vangelo.

La Millanteria, è un comportamento odioso che dà a tutti fastidio quando lo vediamo, consiste nell'aumentare la parvenza di eccellenza, se io mi invento titoli inesistenti o cose inesistenti per apparire il numero uno sto cadendo nel peccato di millanteria. Questo peccato viene indicato come boria, spocchia, del personaggio del bullo che si vanta e si gonfia. Oggi purtroppo questi comportamenti li abbiamo all'ordine del giorno, l'umile nè si gonfia nè si vanta dei propri titoli a meno che - come dice San Paolo - non debba salvaguardare un bene più grande. In alcune comunità come quella di Corinto e della Galazia stavano andando alcuni pseudo - apostoli a sfaciargli tutta la sua opera e a disperdere questi poveracci, dicevano che san Paolo era un ciarlatano, san Paolo è stato costretto per riaccreditarsi a tirare fuori i suoi titoli (sofferenze vissute per il Signore) prima di andare a presso qualche ciarlatano, chiedetegli le sue credenziali, queste sono le mie. Poi valutate voi a chi credere. San Paolo non sta peccando di vanagloria o millanteria ma in quella circostanza dire quelle cose è necessario per salvaguardare un bene più grande.

Pretesa di novità: o la singolarità, l'attirare l'attenzione, ostentare cose inedite o del tutto singolare in modo da essere notati o additati. Non si finisce mai di scandalizzare per inventarsi qualcosa di nuovo, oggi queste cose sono all'ordine del giorno, quando vediamo queste cose, sicuramente chi fa queste cose è mosso dal tentacolo dalla superbia, l'era delle comunicazioni esalta questo aspetto dipendente dal vizio capitale della superbia.

L'ipocrisia: gli ipocriti per antonomasia, gli unici che hanno attirati gli strali molto severi di Nostro Signore, ha cercato di chiamarli con dolcezza alla virtù e poi prima di andare incontro alla Passione gliele ha cantante. I farisei, perchè l'ipocrisia è l'ostentazione pubblica di inesistenti virtù e di qualità al fine di essere stimati e lodati dalle persone. Mentre la Millanteria gonfia qualcosa che in modo embrionale c'è, l'ipocrisia è un'ostentazione di facciata di qualcosa che non c'è. E oggi assistiamo a spettacoli veramente poco edificanti. Tutti i dettagli della logica dell'apparire, del primeggiare e del prevalere.

Il superbo è attanagliato dai morsi della pertinacia, cioè la testardaggine o cocciutaggine o la caparbietà che consiste nell'impuntarsi e nel difendere ostinatamente e pervicacemente le proprie idee e convinzioni anche di fronte all'evidenza contraria. Il rifiuto di mettere in discussione le proprie granitiche convinzioni anche di fronti a dati oggettivi che ti mandano in frantumi. Bisogna bendarsi gli occhi e rifiutarsi volontariamente il punto di vista diverso dal suo. Dio ci conceda la grazia di conservare sempre una mentalità aperta e flessibile e non essere mai cocciuti, non avere mai la certezza assoluta che le nostre posizioni, le nostre scelte ecc... siano quelle giuste. Un figlio di Dio quando matura certe convinzioni lo fa talvolta con fatica usando la preghiera, usando l'acquisizione delle conoscenze necessarie per decidere e ulteriore discernimento portare le nostre scelte e decisioni nella preghiera. Noi dobbiamo sempre quella porticina nel cuore aperto: chi ti aiuterà ad uscire dalle nostre convinzioni errate se ci siamo sbagliati? Noi non dobbiamo avere paura di questo - se stiamo nel vero e nella verità - non accadrà mai che il Signore permetta che noi passiamo dalla verità all'errore però l'atteggiamento a priori cocciuto e testardo, inflessibile e certo di possedere la verità - il don è colpito e preoccupato di vedere quanto queste cose sono diffuse, dall'alto oggi pontificano tutti quanti dando insegnamenti a destra e manca e gli altri devono adeguarsi e a volte smentiti e contraddetti dai fatti o dai dati oggettivi. Ci guardi il Signore dalla pertinacia. Chi non è pertinace non ha difficoltà a confrontarsi e il consigliarsi (magari facendo un confronto costruttivo con una persona saggia e sapiente) e anche gli uomini di governo, un vero uomo di governo non è mai un dittatore perchè il dittatore è stupido perchè si pensa che se ha il potere può imporre a tutti quello che lui pensa pensando di pensare sempre la cosa giusta. Un vero uomo di governo (vale sia per il governo ecclesiastico che civile) è grande se si sa scegliere dei buoni consiglieri. In pochi sanno chi sono i Cardinali, i Cardinali sono vescovi e non sono altro ma sono nominati dal Papa perchè essi sono i suoi consiglieri. Quando il Papa ha delle questioni delicate si confronte, decide lui ma si consiglia e si confronta con persone fidate e che sono state reputate capaci di collaborare con Lui. Un Papa che non chiedesse mai consiglio ai Cardinali non farebbe una cosa giusta. Magari se il Papa fosse certo di star facendo la cosa giusta e se i cardinali non fossero convinti, potrebbe decidere dopo di farla. Ma non chiedere mai consiglio ai cardinali non sarebbe una cosa fatta bene.

Disobbedienza: La disobbedienza in senso stretto è la trasgressione volontaria di un'ordine proveniente da Dio e cioè porta al costituto formale di quello che è il peccato. L'obbedienza è dovuta sia alle autorità legittime (sacre e profane) nella misura in cui agiscono nei limiti del proprio potere e qua si apre un campo enorme. Un'ordine palesemente ingiusto o difforme dai divini voleri o esorbitante dell'autorità ricevuta - dato come abuso - in questi casi sarebbe male obbedirvi e in nome della prudenza e fortezza occorrerebbe resistere a quest'ordine e disattenderlo. Qualora ci si mettesse in questo campo non sarebbe più una virtù in questo campo, l'obbedienza va data a Dio in primis e quelli che legittamente lo rappresentano. Esempi macroscopici: ma non ci si può come accade nella Germania nazista - dicendo che si sono fatti crimini ma ad ordinarli è stato Hitler. Dentro l'ambito dell'obbedienza alla autorità umane entra in campo la coscienza, è il luogo dove si manifesta la Voce di Dio e della sua volontà e se non c'è malaformazione o scrupoli, ma se c'è un conflitto oggettivo grave tra una disposizione data dall'autorità e tra quello che la coscienza avverte sono problemi. Il cardinale Newman ha scritto delle pagine molto belle sotto questo punto di vista. La coscienza è il luogo dove si manifesta l'esigenza della volontà di Dio e quando la nostra coscienza è turbata e ci impedisce di fare qualcosa bisogna seguirla. San Tommaso d'Aquino dice che la stessa coscienza erronea obbliga ma tocca a noi formare bene la coscienza. Se uno ha una formazione di coscienza che si rivela oggettivamente sbagliata ma il soggetto la reputa giusta, se il soggetto la disattende quella convinzione pure erronea pecca, è ovvio - è per questo che dobbiamo formare bene la nostra coscienza - tra le sciocchezze dette tanti anni fa, c'era la famosa questione dei divorziati risposati e ci si chiede: possono fare la comunione? Qualcuno diceva no, considerando le situazioni complesse di certe situazioni matrimoniali e le tragedie in esse, il giudizio se possono fare la comunione o no spetta alla coscienza della persona e le persone non possono entrare nella questione. Ma qua siamo fuori strada. Perchè la coscienza non può andare mai contro la legge positiva di Dio, quella che è la Volontà di Dio è certa: che il matrimonio validamente sigillato in Chiesa sia uno, ci possono essere 100 miliardi di problematiche e situazioni limite - percui non si può infierire sulla persona ma da un punto di vista oggettivo la coscienza non può andare mai contro una legge positiva di Dio. Bisogna imparare a distinguere la coscienza con quello che va di fare o dalla nostra volontà umana, bisogna fare molti distinguo ed essere presenti a questo. Tuttavia l'obbedienza alle autorità costituite non solo è un'atto virtù ma è anche molto importante - a detta di quasi tutti - l'obbedienza è l'unica virtù che il diavolo non è capace di simulare. Il diavolo è quello che non si piega - il diavolo ha rifiutato di prestare obbedienza al Verbo Incarnato nella vesta di uomo e di prestare venerazione a Colei che sarebbe stata lo strumento e che sarebbe stata una creatura umana inferiore a quella angelica. Se uno legge le lettere di Padre Pio che racconta le sue prove dell'obbedienza a cui è stato sottoposta, l'obbedienza religiosa è uno strumento di distruzione della tua superbia. Da un lato conservare sempre la nostra libertà di coscienza sulla Volontà di Dio - il disobbediente per antonomasia è il diavolo.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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