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L'inno alla carità di san Paolo

L'inno alla carità di san Paolo: lettura ed esegesi dei dodici attributi della carità. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", quattordicesima puntata, 31 Gennaio 2022

La carità è quella che ci rende più simili a Dio e ci fa gustare l'anticamera del Paradiso. Abbiamo già visto che quando si parla di Carità si parla del nostro rapporto con Dio e subordinatamente del rapporto del prossimo. Non passiamo direttamente all'amore del prossimo. Dobbiamo capire che caritas in latino ed agape in greco non è l'equivalente della nostra espressione corrente di carità che è un movimento orizzontale di compassione delle miserie del prossimo - che è una dimensione molto specifica - ma non è quella principale.

La volta scorsa abbiamo visto i primi tre attributi della carità (paziente o magnanima, benevola e non è invidiosa). Adesso poi iniziamo con: non è invidiosa, non si dà arie. Chi ci fa vantarsi di fronte a Dio?

("..non si vanta, non si gonfia d'orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta...") san Paolo 1 Corinzi 13

Non si vanta: Subito pensiamo al vantarsi alla parabola del Fariseo e del pubblicano. Vantarsi non è dire cose false, è dire cose vere ma è come le dici e perchè le dici e in che senso le dici. Quando uno fa una maldicenza magari dice cose reali ma è il perchè le dice che rivela la malizia: se uno le dice per gettare fango sul prossimo o per screditarlo agli occhi altrui, ecc... il fariseo quando è andato nel tempio davanti al Signore e si è vantato di ciò che faceva, lui stava dicendo cose vere - presubilmente faceva ciò che diceva - ma vuoi vantarti davanti a Dio? Davanti a Dio non possiamo farci grandi o belli ma dobbiamo farci piccoli. Il vanto è colui che attribuisce a sè stesso i propri meriti. Vantarsi di fronte a Dio vorrebbe dire che Dio sarebbe debitore nei tuoi confronti. E' vero che Dio ci concede dei meriti, ma ce li dà perchè ce li vuole concedere. Noi da noi stessi siamo nulla, ecco perchè dobbiamo farci piccoli, Dio ci ha creato dal nulla, ci mantiene nell'essere, Dio ci dà tutto quello che è necessario alla nostra vita spirituale e materiale e noi non potremmo fare nulla di meritorio se non avessimo la grazia di Dio e anche se volessimo fare qualcosa di decente non ce ne possiamo appropriare come se fossimo noi la causa. Inoltre le cose buone fatte anche nelle cose sante è quasi impossibile - salvo aver raggiunto un'altissimo grado di perfezione - che quella cosa buona non abbia delle macchie, perchè magari in quella cosa c'era una segreta intenzione di piacere alle creature, di sentirsi dire bravi, di avere un contraccambio, di cercare il nostro tornaconto ecc... se uno è onesto e si guarda bene non abbiamo nulla di cui vantarci. Il segreto della Madonna è che Lei era piccola, ha guardato l'umiltà della sua serve, il contrario del vanto è dire che io sono consapevole e so di essere un nulla. Un nulla che ha bisogno di essere riempito del tutto e qual'è la quintessenza della Madonna? Nel Magnificat...la Madonna fa grande il Signore, perchè tutto quello che sono, ho e faccio viene da Lui, non c'è niente di mio. Questo è l'atteggiamento che dovremmo avere. Se lo avessimo non faremmo di fronte al prossimo gli spacconi. Le persone che si vantano da un punto di vista psicologico..perchè le persone si vantano? Sottolineano le cose positive per avere affetto, riconoscimento, stima, cercano amore e gratificazione. Ma se tu conosci l'amore di Dio non cerchi la gratificazione del prossimo e se qualcuno pensa un pò troppo bene di te, ti addolori perchè non è vero. E quello che ti importa di più è quello che pensa di Dio di me e di te. Dobbiamo pensare che davanti a Dio, avete visto i bambini che imparano a disegnare che fanno gli sgorbi e li portano ai genitori? Non è oggettivamente bello, fa schifo però il genitore deve gratificare il proprio figlio. Noi dobbiamo pensare che davanti a Dio siamo degli imbratta tele e quando questo c'è nessuno si vanta.

Non si gonfia: E' ancora peggio, non soltanto le cose belle che ha fatto le sottolinea come se dipendesse da sè ma le esagera. L'episodio di Davide umiliato da Simei e il servo di Davide vuole tagliare la testa alla persona che gliene sta dicendo un sacco d'asporto, si ricorda ciò che il Signore gli aveva detto tramite il profeta Natan e si umilia altro che gonfiarsi. Quanta gente di fronte alle cose bertacce del prossimo, alle avversità o alle persecuzione dice: questo non me lo merito! Ma ne siamo sicuri? Quando noi riusciremo a dire come Caterina da Siena: io sono il nulla più il peccato e io (nome della persona ...io sono l'assassino di Gesù e responsabile del suo sangue) e non merito altro che la giustizia e l'inferno e non siamo capaci di compiere alcuna azione utile alla salvezza. Questo dice la carità. Santa Caterina chiamava l'umiltà la balia e la nutrice della carità. Prima cosa non vantarsi nè gonfiarsi davanti a Dio (e poi a stretto giro verso il prossimo). La vanagloria e la millanteria, di chi spara imprese che non ha mai fatto sempre per elemosinare affetti dal prossimo.

Non manca di rispetto: Non si comporta impropriamente, non è maleducata. Un'anima che ama il Signore acquisce una serie di delicatezze con il rapporto con Gesù e nel rapporto sacramentale e nel come si sta in Chiesa. Se noi ci guardiamo intorno c'è una maleducazione grossolana, nelle Chiese prima e dopo messa ci sono i mercati, c'è chi parla ad alta voce, non parliamo di quando stiamo nelle Chiese turistiche, quante se ne vedono anche dai turisti e dalle guide. Maschi che entrano con il cappello, non si può stare con il capo coperto in chiesa, telefoni che squillano, quanta gente durante la Messa mastica la gomma, poi al momento della comunione si tolgono la gomma - il don è stato un testimone oculare - fanno la comunione e poi si rimettono la gomma da masticare. Un'anima che fa così, cosa pensa della comunione? Chi arriva tardi a Messa? Se tu hai un'appuntamento importante, non arrivi in ritardo - salvo cause contro la nostra volontà - c'è gente che sistematicamente se la Messa non è iniziata da 5 minuti non entra in Chiesa. Gente che sta con le gambe accavvallate, che lascia squillare il cellulare e che lo usa, si messe a messaggiare anche durante la celebrazione. Gente che entra in Chiesa, qualcuno si fa un brutto segno della croce, l'adorazione dovuta a Gesù nel tabernacolo, quando si entra in Chiesa si deve fare la genuflessione e lo devono fare tutti. Quando si passa davanti al Tabernacolo bisogna genuflettersi, il don ha visto gente passare davanti a Cristo esposto senza inginocchiarsi. Quando Gesù è esposto nell'Eucarestia non si fa la semplice genuflessione ma si mettono le due ginocchia a terra, quanta gente durante la consacrazione sta in piedi come uno stoccafisso, ci sono persone che dopo aver fatto la comunione si mette seduta, le norme della Chiesa lo consentono (ma dovrebbe stare in ginocchio ndr). Non parliamo poi di come si riceve Gesù nella comunione, ci mancavano le restrizioni dovuti alla pandemia che hanno attaccato la comunione in bocca. Se si acquisiscono questi modi le cose cambiamo.

Non manca di rispetto: E' sempre possibile osservare dei modi consoni. Il don vede delle manifestazioni di dissenso e di protesta di fronte a ciò che stiamo vivendo che non si possono guardare. Il problema è che quando questo degenera in frasari volgari, la volgarità dev'essere bandita. Il don vede e sente parolacce, insulti, gente che manda a quel paese ecc.... puoi rivendicare una cosa giusta ma appena ti esprimi in quel modo già cali. Non si possono ascoltare in un video 40 parolacce, il don conosce dei gran signori e non fanno sconti a nessuno ma non usano stili così balordi che non è soltanto mancanza di rispetto verso il prossimo ma anche verso di sè stessi, sporcarsi la reputazione e l'anima. La volgarità e la bestemmia - al don - danno fastidio il doppio, certe cose non si possono vedere. Non si manca di rispetto a nessuno. E' vero che certe cose non si possono vedere e ti viene la tentazione ma cerca di non rovinarti. Non è bello.

Non cerca il proprio interesse. Cosa cerchiamo? Gli interessi nostri o di Gesù? Vivi per la tua gloria o per la gloria di Dio? Cerca gli interessi di Dio e la cura e la custodia della sua gloria e dei suoi diritti per i quali siamo pronti a farci uccidere per necessario. E subordinatamente varrà anche per i rapporti del prossimo. Io sto con il prossimo non pensando a cosa me ne verrà di buono, quale beneficio o utilità mi arriverà. Noi non cerchiamo il nostro interesse quando saremo capaci di dire quando saremo capaci di dire ciò che disse San Giovanni della Croce quando gli apparve Gesù. Gesù gli chiese: io sono proprio contento, voglio darti una ricompensa? E lui: patire ed essere disprezzato per amore tuo. Certo, noi sappiamo che se facciamo bravi e i santi, il Signore ci darà un grado di gloria proporzionato ma nel nostro cuore manco quello. Io ti servo (a Dio) perchè ti amo e tu te lo strameriti ed è un'onore già fare questo e non mi importa della ricompensa. Esame di coscienza tra i rapporti tra gli sposi: il don dice che non capiscono tanto che la prima coniugazione dell'amore sponsale non dovrebbe essere l'eros ma l'agape, pensiamo se in un rapporto tra marito e moglie facessero a gara a cercare il bene del coniuge e rinunciare a quello che gli piace. Che grandi matrimoni si vivrebbero.

Non si adira: Nel verbo greco c'è anche la sfumatura del provocare. E' tentare il Figlio di Dio, se tu esisti dimostramelo, fammi un miracolo ecc... se si fa questo nei confronti di Gesù non lo vedrai mai perchè Gesù non risponde alle provocazioni di nessuno così come noi non dobbiamo rispondere alle provocazioni di nessuno e non dobbiamo stare mai al gioco dei provocatori. E' possibile non arrabbiarsi mai? Quanta gente è arrabbiata contro Dio? Perchè non gli ha guarito questo, ha mandato questa malattia, ecc.. quando Dio non fa le cose che vogliamo noi. Molti pensano che Dio funzionano se Dio fa ciò che voglio io. Il santo Curato d'Ars confessava candidamente che con 38 anni di vita parrocchiale non si è mai arrabbiato. E' possibile campare senza arrabbiarsi? Sì, dipende dal tasso di carità. E' importante non arrabbiarsi mai con Dio. Il principio dell'arrabbiatura ogni volta che la nostra volontà viene contristata e non assecondata. Siccome la quintessenza della santità consiste nel fare non la mia volontà ma quella di Dio, nella misura in cui entro nell'ottica di fare la volontà di Dio io non mi arrabbio più perchè alla mia volontà ci rinuncio. E conseguentemente mi arrabbierò più difficilmente con le creature quando mortificheranno la nostra volontà ed impareremo anche a vedere - una chiave di lettura attuale - si stanno perpetrando una montagna di orrori e abomini, solo che dobbiamo pensare ad una cosa: il Signore queste cose qua le sta permettendo, potrebbe metterci fine ma non gliela mette. Perchè? Molti desiderano che tutto torni come prima però dovrebbe tornare tutto come prima ma per fare le stesse cose o no? Le prove e le vicissitudini della vita - nell'economia della salvezza - hanno sempre come scopo la correzione dell'uomo: quando Dio permette una prova o tribolazione è perchè c'è qualcosa che va corretto. Non è un mistero che anche in Italia - che molti si professino ancora cattolici..- il peccato dilaga e una vita molto lontana da Dio caratterizza una grande parte della popolazione. Si torna come prima? Sì ma non allo stesso mdoo di prima. Cercando di entrare in un'ottica soprannaturale e di valorizzazione delle sofferenze, come un'occasione di rientrare in noi stessi, di come sta andando la nostra vita, quali erano le nostre priorità, ecc...

Non tiene conto del male ricevuto: in greco non si dice questo ma si dice: uno che non pensa male infatti in latino - nella vulgata - non cogita malum - noi possiamo pensare male di Dio. Moltissimi pensano male di Dio. Non è un mistero che qualche cantautore voleva mettere Dio sotto processo perchè non ne aveva fatta neanche una dritta. Noi che cosa ne pensiamo di Dio? Noi sapremmo benedire il Signore anche nelle avversità e anche nelle prove (covid,, lockdown ecc...?). La carità non pensa che Dio si sbaglia o che non abbia sotto tutto controllo o che faccia qualche errore. Ecco perchè chi ha la carità non pensa male del prossimo. Pensare male vuole dire attribuire intenzioni cattive all'operato del prossimo. Cosa frequentissima o pensare male di una persona, giudicarla su basi superficiali o peggio per aver sentito dire. Il don conosce casi concreti: di don malfamati perchè un pò troppo rigidi o rigorosi o attenti, chi ha questi stili non è benvenuto nel consorzio ecclesiale o sociale e spesso la nomea lo precede dove si trova. E la gente lo ha già stigmatizzato e condannato. E' come se una persona iniziasse il campionato di calcio con 50 punti di penalizzazione senza aver fatto nulla. Si deve togliere quei 50 punti senza aver fatto nulla. Pecca chi diffonde cattiverie e maldicenze e anche chi le accoglie e le prende per vere. Una cattiva testimonianza su una persona senza aver avuto la possibilità di conoscerla.

Non gode dell'ingiustizia ma si rallegra della verità: L'ingiustizia non può essere mai fonte di gioia, in nessun caso. L'ingiustizia nella Sacra Scrittura significa è non essere santi. Non gode mai e in nessun modo della minima disobbedienza a Dio e alla sua legge nè che la veda in sè e fuori di sè. Piange l'ingiustizia. Nelle beatitudini, coloro che sono nel pianto, non sono i piagnoni e depressi ma sono quelli che piangono di santa ragione o per soprannaturale ragione. Uno può piangere per i peccati che ha commesso e piangere i peccati che vedo fare. Altro che godere dell'ingiusizia. Non accetterà la carità un godimento che è frutto dell'ingiustizia e siccome oggi molti godimenti in auge sono peccati mortali la carità manco morta farà una cosa del genere. Ma si rallegra della verità. Mai offendere Dio e sempre aperti, accoglienti e ricercatori della verità di fronte alla quale non si fa nessun sconto. La Carità e la Verità sono gemelle e Padre Pio diceva che la prima opera della carità è la verità - nei rapporti con Dio, un'apertura verso Dio e ciò che ci rivela e anche la difesa di ciò. Sulla verità non si fanno sconti a nessuno e non si fanno compromessi. Non si transige e questa è un'opera della carità e non del fatto che si è talebani o stupidaggini. Il fedele alla verità non transige sulle cose essenziali.

Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta: la traduzione del '74 diceva che tutto copre oggi dice che tutto scusa, il verbo usato in greco significa coprire o sopportare. Tutto copre. San Girolamo ha dato una sfumatura polarizzata sulla sopportazione, in altre parole: dal Signore ci prendiamo tutto senza lamentarci e dal prossimo pure senza lamentarci. Tutto crede: le cose che sono da credere e l'abbandono in Dio, le cose che sono nella speranza sono tutte sperate fino al limite. Ed infine una grande capacità di soffrire nel senso di sopportare, c'è l'aspetto della perseveranza, non è un fatto momentameno ma è una capacità di resistenza all'incalzare e al perdurare della situazione di prova o di sofferenza. Per fare capire: un matrimonio sbagliato, che facciamo? Divorziamo? Ci separiamo o no? Dove la vado a prendere la forza per sopportare il coniuge? Dalla carità.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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