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Giustizia di Dio e giustizia virtù

La virtù cardinale della giustizia (prima parte). La giustizia di Dio e la giustizia dell'uomo nella Sacra Scrittura. Definizioni della giustizia e sua eccellente, in quanto virtù che comporta benefici e vantaggi al prossimo. Le tre forme della giustizia (commutativa, legale e distributiva). Il giudizio: cosa è, quando si può (anzi si deve) giudicare e quando non si può e non si deve farlo per nessun motivo. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", ventinovesima puntata, 16 Maggio 2022

Il don fa una premessa: è impossibile per questa virtù fare un'excursus di questa virtù perchè dovremmo leggersi 3/4 della Bibbia. Nella Sacra Scrittura appaiono chiarissimi alcuni concetti: chi è il Giusto per quanto riguarda agli uomini? Chi obbedisce a Dio, alle sue leggi, statuti, comandi, ecc... quando Dio comanda qualcosa ma lascia liberi, adeguarsi alla legge e alla Volontà di Dio è la virtù per antonomasia. Questa virtù comporta l'adempimento perfetto dei doveri verso Dio e verso il prossimo. Tutto ciò che riguarda i doveri verso Dio e verso il prossimo. Il solo Giusto - in senso forte - è Dio. Quando si parla di giustizia, è la Giustizia Divina e quando si parla di essa, si parla nel senso della retribuzione. Dare a ciascuno il suo. E lo dà in maniera perfettissima. Cosa significa? Se tu fai il Bene, Dio ti ricompenserà e se fai il Male Dio ti punirà. La Giustizia esige che il bene riceva un premio e il merito un riconoscimento e che il male sia punito. Molti oggi presumono di bypassare la Giustizia di Dio nella Misericordia di Dio - ma sono entrambi presenti ed entrambi operanti ed entrambi (nel nostro modo di parlare) condizionatosi l'uno con l'altro (nel nostro modo di dire): la misericordia di Dio è sempre una misericordia giusta e la sua Giustizia è misericordiosa. La vicenda storico- terrena di Gesù, la sua dolorosa e morte non è stato altro che un ripristino perfetto della Giustizia violata. Tutto ciò in cui gli esseri umani hanno mancato turbando l'ordine della Volontà Divina, Gesù lo ha ripristinato per tutti. Attenzione alle vulgate che vorrebbero il Paradiso a buon mercato, qualsiasi cosa una persona abbia fatto e che parla di un'inferno vuoto o quasi vuoto (con i soli demoni). Questo modo di pensare è ciò che fa fare le feste in maschera ai demoni, perchè dimenticaticare la sacrosanta Giustizia di Dio e come funziona è incentivare fortemente la possibilità di andare all'inferno. Soltanto Dio è capace di dare veramente a ciascuno il suo, e di dare ciò che è giusto. Quando noi ci troveremo di fronte all'Altissimo vedremo che la Giustizia di Dio è stata perfettissima in tutto ciò che ha caratterizzato la nostra esistenza; qua non lo possiamo vedere ma allora lo vedremo. Dire Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia, cioè essere santi.

I grandi culturi della Giustizia erano i Romani. Un grandissimo giurista romano diede una definizione della giustizia che san Tommaso d'Aquino la sottoscrisse. Che cos'è la Giustizia? La Volontà perenne e costante di dare a ciascuno il suo. Cioè che gli spetta a rigore. E questa definizione non è altro che una puntualizzazione dell'antichissimo concetto della giustizia romana. Il romano che voleva incarnare il romano perfetto e quindi andare alla base del grande ordinamento giuridico romano, c'erano tre valori: vivere onestamente, non ledere la roba d'altri (e il terzo non l'ho capito). Già iniziare a vivere queste due la vita sarebbe meno peggio anche se non bastano per essere santi. In ambito cattolico, oltre a quello che san Tommaso d'Aquino sottoscrisse, sant'Ambrogio disse: virtù che dà a ciascuno il suo, non esige l'altrui e sacrifica il proprio vantaggio al bene comune. Questa è la giustizia per sant'Ambrogio. Dare a ciascuno il suo...ma chi sono gli altri? Cos'è esattamente questo suo? Gli altri potrebbero essere i nostri simili o Dio. Gli obblighi verso Dio sono puntualmemnte regolati dalla Religione - i pagani chiamavano il Fass, ciò che era dovuto agli dei, l'osservanza di tutte le leggi divine in particolare quelli che hanno Dio come termine ed oggetto. Il giusto per i nostri simili lo si potrebbe considerare lo Ius (spero di scrivere bene), ma i nostri simili non sono tutti uguali. Io posso avere tre tipi di relazioni con il prossimo: da pari a pari, con un mio superiore o con un mio inferiore. Nel caso del rapporto tra due persone uguali si parla di giustizia commutativa o di uguaglianza, si hanno i reciproci doveri. Nel caso di rapporti tra il singolo e un superiore - un'autorità costituita o con la collettività, si parla di giustizia legale - la legalità è l'osservanza delle leggi che vengono imposte dalle autorità, al superiore sono dovute delle cose che non sono dovute ai nostri pari. Ad un mio pari posso non obbedire, non ho nessun obbligo a sottostare a ciò che lui dice. Nel caso io abbia un'inferiore ci sarà la giustizia retributiva, chi sta in alto deve dare a ciascuno ciò che è necessario e giusto per vivere e al tempo stesso deve retribuire nel bene o nel male ciò che fa. Se è bravo dargli un premo, se fa cose cattive un castigo. L'autorità non deve soltanto esigere ma anche dare, la giustizia retributiva. La Giustizia distributiva di Dio ti dà tutto fino all'ultimo centesimo. Ma la sua retribuzione è perfettissima. Nessuna parola inutile resterà senza sanzione e anche il più piccolo atto buono sarà premiato. Il don sente alcune sciocchezze in giro che riguardano l'assenza della Giustizia Divina.

Questa virtù perfeziona chi l'esercita, perchè noi siamo esseri in divenire. Come fa una persona a diventare peggiore o migliore? Tanti atti migliori facciamo, tanto migliore diventiamo e viceversa. Gli atti sono concretizzazioni di un vizio o di un vizio. Un'atto di misericordia è la concretizzazione della virtù della carità, un'atto impuro è la concretizzazione del vizio della lussuria. La virtù porta benefici e vantaggi agli altri, se noi saremo giusti porteremo dei benefici in giro - sia ai superiori, ai nostri pari e ai nostri sottoposti. La virtù della giustizia porta dei benefici oggettivi anche al prossimo. La virtù della religione agisce nella Gloria Accidentale di Dio, è quella che le creature sono tenute a dare a Dio per tutto quello che hanno ricevuto. Rendere significa restituire qualcosa che è dovuto. La virtù, così come il vizio, ha il pre-requisito la libertà. Se non c'è la libertà la volontà non può muoversi verso una direzione o verso un'altra. Connesso con la giustizia, è connesso anche dire il giusto cioè giudicare. Le sentenze evangeliche che ci esortano a non giudicare vanno rettamente interpretate: perchè noi giudichiamo in continuazione. Quando Gesù dice di non giudicare, intende proibirci di fare ciò che Dio può fare con perfezione perchè ha tutti gli elementi per farlo: gli interni delle persone, le intenzioni delle persone. Noi possiamo illuderci o ingannarci circa le nostre reali intenzioni. Tu sei sicuro di poterti giudicare? Noi non possiamo giudicare le opere di Dio, perchè non abbian nessun tipo di parametro e quello che Dio fa è al di là delle nostre capacità di comprensione e di conoscenza, è un campo dove dobbiamo astenerci. Dio fa bene tutte le cose a prescindere. E poi dobbiamo astenerci a giudicare le persone e le intenzioni che hanno, perchè noi non le possiamo conoscere. La consapevolezza che una persona ha del bene e del male, quanto la non consapevolezza del bene è colpevole o meno, quali sono le circostanze che possono aggravare o mitigare una situazione e quanto ha influito l'ambiente in cui la persona è vissuta, le ferite, i traumi, ecc... e non possiamo neanche farla su noi stessi in maniera adeguata. Dio fa sempre tutto perfetto, il prossimo va sempre possibilmente giustificato o compreso, noi è sempre meglio mettersi all'ultimo posto e ritenerci i peggiori di tutti e per noi dovremo invocare su di noi la giustizia e poi la misericordia. Le persone comuni bestemmiano in continuazione Dio - in un modo o nell'altro, per esempio a giudicare il suo operato - sul prossimo si sparano critiche in continuazione e su di noi stessi nessuna cosa. Il giudizio che dobbiamo fare è quello sull'oggettività delle cose e dei comportamenti. Esempio oggettivo: due persone che convivono e non sono sposate, non possono confessarsi e non possono essere assolte. Dire che non possono fare alcune cose, è un giudizio sul comportamento basato su un semplice fatto: un battezzato non può avere nessuna forma di vita matrimoniale che non sia quella sigillata dal sacramento del Matrimonio (diritto canonico). Tu puoi avere tutte le attenuanti immaginabili, ma il fatto oggettivo è questo. Dire non giudichiamo le persone non vuol dire rinunciare a qualificare un'azione nel bene o nel male. La cultura degli stati in cui viviamo, gli stati contemporanei sono figli di un fenomeno di quel fenomeno che si chiama positivismo giuridico. Gli stati moderni non riconoscono nè in Dio nè nell'oggettività delle cose, dei punti di riferimento per la legittimità delle proprie azioni - cosa fa uno stato? Uno stato si dà da solo la Costituzione senza nessun riferimento a nessun presunto e inesistente senza una morale o legge che preceda e condizioni l'attività legislativa dello stato. In Italia, se ci fosse stato questo, una legge come quella dell'aborto non sarebbe potuta essere mai stata approvata, così come la fine della famiglia. E tante altre cose che hanno approvato da poco o che sono in via di approvazione. La variante più recente è la cosidetta laicità dello stato - per certi aspetti se rettamente compreso - ma di fatto è un rafforzare ulteriormente in quanto lo Stato dice è lui stesso a dare i parametri oggettivi. Va bene così che facendo andiamo a rispolverare l'adagio di Protagora che è l'uomo la misura di tutte le cose?.

Ciò che rende possibile legifare in questo senso senza che nessuna corte costituzionale ti blocchi è l'aver sdoganato il principio che la vita umana non è disponibile, cioè non si può decidere su questa nè quando farla venire nè quando farla venire. Il fatto che gli stati laici si sciacqui la bocca con la laicità dello stato...cosa faranno quando saranno davanti a Dio? Il Bene e il Male hanno una dimensione oggettiva che si può e si deve riconsocere, attenzione all'interpretazione strampalata e stravolta di alcune cose - biblicamente fondate. Gesù è tassativo nel non giudicare le intenzioni del prossimo e neanche noi stessi. Anche se non sono consapevole non per questo sono giustificato. Che peccati hai fatto? Non mi sembra di aver fatto peccati mortali perchè tu non puoi esserne sicuro al 100%. Ma si giudicano fatti, situazioni e comportamenti. I comportamenti oggettivi e le realtà oggettive devono essere giudicare in base a tre criteri: il criterio della giustizia, nel giudicare le cose occorre acquisire i corretti parametri di valutazioni altrimenti si incorre nel giudizio perverso (cosa stigmatizzata nella Sacra Scrittura), poi bisogna avere autorità nell'emettere il giudizio altrimenti si cade nell'usurpazione. Esempio: qualcuno per giustificare scorribande a livello anche ecclesiale dice: Gesù è andato tra i mercanti del tempio a scatenare il finimondo, quindi lo posso fare pure io. Insomma, perchè Gesù ha fatto questa cosa ma l'ha fatto perchè 1) Era Dio e 2) perchè quelli stavano facendo a casa Sua. Il Tempio era di Dio. Poteva farlo perchè sapeva che quei comportamenti erano colpevoli e Lui solo poteva giudicare e stabilire che per quelle persone e circostanze la cosa più giusta da fare quella era la cosa migliore. Terzo: la rettitudine. Cioè il giudizio dev'essere informato a prudenza, imparziale ed oggettivo altrimenti si cade nel giudizio temerario. L'oggettività del giudizio è falsata in sè anche quando manca la rettitudine, per esempio quando si giudica una cosa gravissima una cosa da nulla e viceversa. Noi non possiamo mai giudicare l'operato divino. Dio lasciatelo perdere, non entriamo mai in contesa o giudizio con quello che Lui stabilisce, mai e per nessun motivo. Non si deve dire mai a Dio: perchè permetti questo? Le cose divine sono per noi impossibili da giudicare, non abbiamo nessuna legittimità a farlo e neanche nessuna possibilità. E l'altra cosa da cui guardarsi come dalla peste bubbonica è il giudicare con malizia ed animosità. Questo si accade quando si traggono facili conclusioni da semplici sospetti. Io posso avere il sospetto di una cosa, il sospetto anche radicato e profondo supportato da una serie di inidizi possibili o plausibili, ma fino a quando una cosa non è provata io non posso dire che è così. E se io dovessi dire che è così, e casualmente lo fosse, io potrò essere accusato davanti a Dio di aver mancato alla giustizia perchè sulla base di un sospetto puoi dire: forse potrebbe essere così ma non è così. Non si traggono mai frettolose conclusioni da sospetti per quanto possano essere fondati. Il giudizio malizioso: quando i giudizi diventano tendenzioni riguardanti alla persone, siccome io non condivido le idee di quella persona, mi sta antipatica o mi ha fatto qualcosa, dentro la testa mia lo devo sapere: mi si inizieranno a formare idee che mi turbano il giudizio su ciò che quella persona fa e spesso si faranno delle illazioni, io desumerò e dedurrò una cosa in maniera inequivocabile da un'indizio che potrebbe essere interpretato in mille cose: Esempio dei padri del deserto: se tu vedi una signorina bella e procace e che entra nella cella di un tuo vicino monaco e ne esce dopo un pò di tempo tutta quanta spettinata ecc... tu che pensi? Se tu ce l'hai con il confratello c'è bisogno di andare avanti? Per non cadere in questo, devi pensare che quella è indemonianata e che il monaco ha fatto un'esorcismo e c'è stato uno scontro ed è e per questo che è uscita tutta spettinata. L'ira e con l'odio, altera ancora di più il giudizio. Ecco perchè san Paolo dice di non peccare e l'ira dell'uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio. Mai formulare giudizi quando si è arrabbiati.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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