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I peccati contro la virtù della giustizia

I peccati contro la giustizia legale, distributiva e commutativa secondo l'insegnamento di san Tommaso d'Aquino. L'obbligo di stretta giustizia di onorare l'autorità e rispettare tutti. I limiti dei poteri delle autorità. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", trentesima puntata, 23 Maggio 2022

Per abbreviare GL Giustizia legale, GD Giustizia distributiva, GC Giustizia commutativa STA San Tommaso d'Aquino

Ho nove parti la giustizia: la Religione che regola la giustizia nei confronti di Dio, la straordinaria cafonaggie non è solo con i rapporti con il prossimo ma oggi è pratica anche nei confronti di Nostro Signore. E' bene passare prima in rassegna i vizi che si oppongono alla GL che regola i nostri doveri nei confronti delle autorità, la GD è quella regola i rapporti tra l'autorità e il suddito e quella GC è quella che regola i doveri tra uguali. Alla giustizia legale si oppone l'illegalità, la trasgressione delle leggi civile è peccaminosa solo quando si tratta di leggi civili che sono moralmente irrilevanti o comunque o comunque non moralmente ingiuste. Quando fossero moralmente ingiuste sarebbe doveroso non ottemperarli, esempio macroscopico: un medico o un'infermiere che non può praticare il delitto dell'aborto, se dovessero introdurre in Italia l'Eutanasia vale lo stesso discorso e non ci si può trincerare dietro la legge. Poi c'è la parzialità che si oppone alla giustizia distributiva, si chiama la raccomandazione, quando una persona si fa concedere qualche cosa dall'autorità non avendone nessun diretto. O si dà alla persona di più quanto merita o a prescindere dal merito o punirla meno di quanto merita o punirla senza alcun motivo. L'autorità ha dovere di punire chi ha sbagliato e ha il dovere di non punire chi non ha fatto nulla. Questo peccato può essere fatto solo dai superiori sugli inferiori - i genitori, le autorità ecclesiastiche, i maestri, ecc.. quando anche le autorità si rendessero colpevoli di violazioni alla giustizia distributiva non viene meno il dovere di rendere onore dai sottoposti nè l'obbedienza sempre qualora non impossero cose disdicevoli o ingiuste. Esempio dei preti: uno dice che il vescovo ha i suoi cocchi, ma non vuol dire che quando il vescovo ti dice qualcosa te ne infischi perchè ha il suo cocco. Non puoi dire che siccome quello è il preferito dall'autorità tu te ne infischi. Le autorità vanno sempre onorate per il fatto stesso di essere autorità, perchè dotate di autorità, che tu ci creda o no, sta in qualche modo rappresentando (l'autorità) l'Altissimo e noi dobbiamo sempre distinguere il rendere onore all'autorità e l'obbedienzia e i casi in cui non dobbiamo dare l'obbedienza. Quando una cosa è oggettivamente è contraria alla legge morale non dobbiamo obbedire, quando una cosa tocca la coscienza, anche se non dovesse formalmente contrastare una legge morale c'è la possibilità di discernimento. Ma questo non toglie l'onore dovuto all'autorità. Il dovere di onorarli non sempre comprendere l'obbligo di obbedirle. O quando siano date - altro caso in cui l'autorità perde il diritto di essere obbedita - quando fa qualcosa che non può fare. Esempio: il vescovo o il superiore canonico ha l'autorità, ma non potrebbe ordinare a don Leonardo di dire un rosario tutti i giorni - non può dirlo come ordine. Può raccomandarlo. Perchè dire ad una persona di dire il rosario spetta al confessore o al direttore spirituale. Il dovere dell'onore rimane. Rimane sempre il dovere di onorare il Padre e la Madre. Stare a sparlare dei genitori che magari non fossero all'altezza, ma questo non giustifica la trasgressione del 4° comandamento.

Le trasgressioni contrarie alla GC: non possiamo commettere sul prossimo: omicidi, percosse, mutilazioni, privazioni della libertà, improperie, maledizioni ecc... tutte quante le volte si fa queste si cose si pecca contro la Giustizia Commutativa perchè io ho il dovere di rispettare l'integrità del prossimo ma ho anche il dovere di rispettarne la libertà e anche il dovere di rispettarne l'onore e la sua dignità di persona: insulti, impropreri e mormorazioni ecc... devono scomparire. Posso sottoporre a critica anche errata una scelta del prossimo ma mai attraverso queste forme. Queste sono mancanze serie alla virtù della giustizia. Quando è un'autorità ad agire in un certo modo, quando una persona ruba, le forze di polizia, se si trovano costretti ad usare la forza (sempre in modo calibrato ecc...) stanno agendo in vista di un bene superiore. Nel Catechismo si parla anche dei limitatissimi casi della guerra giusta. E' dovere dei governanti curare la loro formazione se vogliono vivere bene dentro la legge di Dio. Le parole ingiuriose, le contumelie, gli insulti ecc... sono diffuse. Qualora l'insulto sia grave e fatto con l'intenzione di umiliare una persona il peccato è mortale - ricordiamoci le parole di Gesù. Qualcuno dice che le parolaccie che siano peccato veniale, ma chi dice questa cosa? Siamo sicuri che siano peccati veniali? Attenzione a queste cose. Distruggere l'onore di una persona non è mai una cosa giusta. Se la persona non è meritoria, è un delinquente ecc... preghiamo la sua conversione e se c'è da contestare a tempo e modo opportuno quello che fa lo si faccia ma non si umilia nessuno - lo fa il Signore. Spesso succede che quando dilaga l'ingiustizia si crede che sia lecito commettere altra ingiustizia, ma non si può. La tentazione può venire a tutti quanti. Ma non si può. Noi non possiamo auto legittimarsi a combattere con mezzi ingiusti. L'improperia è quello che noi chiamiamo il rinfacciare le cose: tu hai prestato un bene ad un'altra persona e l'improperia è quando glielo rinfacci. Una volta che tu un bene lo hai fatto, nessuno ti ha ordinato di farlo e se lo reclami o glielo sbatti in faccia manchi alla virtù della giustizia. La detrazione è chi conferisce una cattiva fama al prossimo di nascosto. La maldicenza, il voler compromettere la buona fama del prossimo o rivelando difetti o insinuando il veleno sui pensieri del prossimo - le insinuazioni. Dalla maldicenza si distingue la mormorazione, che pur avendo la stessa materia - si parla male del prossimo in sua assenza, la mormorazione ha come intenzione di seminare zizzania. Se io parlo alle spalle di una persona, manco alla giustizia perchè gli tolgo la possibilità di difendersi dalle accuse. Noi manchiam alla giustizia quando ci appropriamo di ciò che non ci appartiene o non diamo ciò che è dovuto. Ai nostri superiori è dovuto l'onore, - onorare il Padre e la Madre, che si applica a tutti i nostri superiori, a tutti i nostri simili è dovuto il rispetto, l'onore è più del rispetto. Parlare male di una persona che tu sei tenuto ad onorare è più grave di parlare male di chi non sono tenuto ad onorare. L'irrisione, STA dice che l'irrisione delle cose sante o dei Giusti ai motivi dell'odio che suscitano di cui giusto non è, è peccato mortale. Le cose sante non si irridono - scherza con i fanti ma lascia stare i Santi. Le persone si dilettano a raccontare le barzellette i Santi no. Ma se proprio una persona dovesse stare a sentire per carità: niente schifezze e niente ironie su Dio, la Madonna, ecc.. barzelletta pulita e non irriverente. La maledizione è desidare il male o augurare il male al prossimo, questo peccato diventa gravissimo quando si ricorre a mezzi dell'occulto (malefici, ecc...). L'unico modo per difendersi da queste cose è la vita di grazia intensa e di preghiera. La vita intensa di grazia e preghiera è una forma decisiva di preservazione da ogni male spirituale. Se ti fanno una fattura (un maleficio invocando le forze demoniache contro) se tu non sei protetto vedi poi cosa succede. E' inutile che ti lamenti. Gesù è morto in croce per noi, perchè non usiamo i Sacramenti? Perchè non preghie? ecc... pensi forse che Gesù ha fatto tutto quanto solo perchè non avesse nulla da fare? Gesù ha fatto queste cose per noi, percui se tu ti privi delle difese e ti prende il male di chi è la colpa?

Secondo STA quando si hanno dei beni palesementi superflui almeno una parte di questo dev'essere elargita al povero bisognoso non per carità ma per giustizia e come la Chiesa ha sempre insegnato, in casi di assoluta necessità, per soddisfare il proprio bisogno immediato posso prendere - entro certi limiti - la roba d'altri. Esempio classico: sto morendo di fame, non ho un soldo in tasca, non perchè faccio una vita oziosa in modo colpevole, passo davanti ad una casa e prendo un frutto di un'albero e lo mangio in queste condizioni, non posso essere accusato di furto perchè sto soddisfacendo un bisogno immediato naturale. Se però prendo una bisaccia questa cosa non funziona più. Poi ci sono gli altri reati: l'usura, la frode, ecc... tutti questi peccati quando vengono commessi, questi obbligano alla riparazione per giustizia. Se i beni sottratti al diretto interessato si devono restituire, se è impossibile restituirli - per vari motivi - l'equivalente di quanto ho preso ingiustamente dev'essere dato in elemosina. Non avvenga, quando ci troveremo all'Altissimo, ci venga contestato il possedere un bene non nostro. Più grave di questo è la Calunnia, quando l'onore e la buona fama del prossimo vengono commesse da accuse false fatte alle spalle dell'interessato - anche questa mancanza necessita riparazione. Dio è il primo sommamente giusto, ti rimette la colpa ma esige la riparazione e se non la fai qua la farai dopo. E nessuno si illuda andando ad ascoltare stravaganze. Chi toglie la buona fama al prossimo gliela deve restituire con gli stessi mezzi che ha usato per toglierla. Se una persona diffama il prossimo con il giornale (esempio), se si pente dovrà usare lo stesso quotidiano e giornale per dire che si è inventata tutto.

La prevaricazione, un'avvocato per esempio che andasse ad aiutare il difensore della contro parte o il pubblico ministero, la reticenza: non dire la verità quando si è tenuti a farlo o la menzogna quando si è tenuti a discolparsi. Un dovere gravissimo dei magistrati è di emettere sentenze giuste. Una sentenza è ingiusta (secondo STA) quando il giudice usa come prove convinzioni personali e non eventi oggettive, esorbita dai limiti della sua competenza uscendo dai marigi della sua potestà, se condanna il prossimo senza dargli la possibilità di difendersi e poi se condonasse la pena anche se non ne avesse potere. E' sempre molto prudente e doveroso su certi casi - prima di formarsi un giudizio e una situazione - ascoltare giudizi diversi, scegliere a priori è un'atto contrario alla virtù della prudenza ma è anche contrario alla virtù cardinale della giustizia. Quando c'è un matrimonio in crisi e ti chiamano a cercare un pochino di pace - la moglie racconta la versione come vittima e anche lo sposo si dipinge come vittima. Oggi siamo in un contesto dove i processi di manipolazione sono molto diffusi sia a livello privato che pubblico. Prima di prendere decisioni o formarsi un giudizio su certe cose è opportuno tenere il cuore aperto a 360°. Non scegliamoci una fazione a priori. Perchè potremmo ritrovarci con la testa sfracellata. Non sono modi ragionevoli e prudenti di procedere.

STA descrive un'altra specie: gli avvocati che difendono le cause ingiuste. Sant'Alfonso, prima di diventare prete, esercitava la professione d'avvocato e si era dato che non avrebbe mai difeso una causa ingiusta. E' chiaro che anche i cattivi hanno diritto ad una difesa legale, un'avvocato che abbia la coscienza e che voglia seguire la giustizia, potrebbe aiutare una persona che ha commesso una cosa palesemente ingiusta a chiedere l'assoluzione? La difesa va sempre fatta, si dovrà lavorare sulle circostanze attenuanti, ecc.. Anche noi non dobbiamo mai metterci in condizione di difendere le cause ingiuste. Mai schierarsi su una posizione prima di aver acquisito le opportune informazioni. Poi c'è anche la possibilità di sbagliarsi.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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