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I rapporti con le autorità costituite. L'obbedienza e i suoi limiti

Il rapporto con le autorità costituite: la pietà e l'osservanza o rispetto (seconda e terza parte integrante della virtù cardinale della giustizia). L'obbedienza dovuta ai superiori e i suoi limiti. La coscienza e la sua importanza. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", trentatreesima puntata, 13 Giugno 2022

Oggi dovremmo affrontare la pietà e l'osservanza o rispetto e il tema dell'obbedienza alle autorità e ai superiori. (parti integranti della Giustizia).

La pietà va distinta in due dimensioni: c'è la pietas in quanto dono dello Spirito Santo, spirito di Pietà, scienza e timor di Dio. Si intende (per pietà) di quella devozione verso l'Altissimo che rende particolarmente solleciti, disposti e spediti in quegli ambiti nella preghiera e nella penitenzia. Nella Sacra Scrittura c'è la figura del pio che si contrappone all'empio. La pietà consiste nel rendere i doveri di giustizia verso la Patria e verso i genitori. L'amor Patrio e l'amor verso sopratutto genitori e consaguinei. Dopo Dio vengono i genitori e poi i consanguinei. Cosa vuol dire che subito dopo Dio viene la pietas intesa nei diritti e doveri interfamiliari? Punti fondamentali: l'educazione dei figli non la decide lo Stato ma i genitori, conseguentemente se - per esempio - la scuola pubblica - diventa un'ambiente in cui vengono anche impartiti insegnamenti che io genitore non ritengo adatti ai miei figli non adatti - tipo l'educazione sessuale a scuola e del gender - pensiamo anche alla gestione delle relazioni scolastiche in relazione agli eventi noti nel tempo del Covid e alle conseguenze che ciò che produce nel medio e lungo termine. Un genitore deve in coscienza davanti a Dio mettersi e pregarci sopra bene e chiedersi: vanno bene queste cose? Posso io nell'attuale contesto storico culturale - in uno stato laicista, che considera la religione come fatto privato e che è lo Stato che dà le linee a cui adeguarsi - può un cattolico mandare i figli a scuola così? Negli anni passati il don riceveva un sacco di telefonate di genitori sul fatto che nelle scuole facevano festeggiare Halloween e il don diceva che ai suoi tempi i genitori potevano decidere di tenere il figlio a casa firmando una giustificazione per motivi familiari. C'è qualche legge che vieti a qualche genitore di lasciare a casa i propri figli in tal periodo? Un tempo i cosidetti partiti cattolici che stavano in politica combattereno delle battaglie - tutte perse - per la parificazione delle scuole e per aiutare le famiglie a pagarsi una scuola privata. Questi obblighi - i doveri di pietà - comprendono l'ossequio, onore, rispetto, obbedienza e in caso di ncessità particolari servizio, cioè il dovere di sostentamento verso i genitori. In ogni caso c'è sempre il primato di Dio a tutto. Sia ai genitori sia alle leggi dello Stato. I genitori di oggi - secondo il don - peccano di una certa debolezza: un genitore ha un'autorità reale ed effettiva e non deve permettere che i figli gli manchino di rispetto. Quando ci sono delle mancanze gravi di rispetto, un genitore deve intervenire. Un tuo pari che ti manca di rispetto, se vuoi seguire Gesù Crocifisso, accetti di farti offendere, ti umili, ecc.. tutta grazia e tutta gloria. Ma nei confronti di un figlio non va così. Non puoi offrirla al Signore. I figli vengono consegnati ad un genitore che sono tabula rasa, delle spugne e ci si può scrivere facilmente. Se alla prima volta che un figlio manca di rispetto e un genitore fa un Top Speen dove la schiena cambia nome (senza compromettere l'integrità fisica è un discorso)...fa bene. Il don ha dovere di esigere il rispetto (in quanto sacerdote) di non essere chiamato per nome, per rispetto della sacralità della sua persona in forza del ministero. Un preto non è semplicemente un'uomo ma è anche il rappresentante di Cristo ovunque si trovi. E non si possono autorizzare mancanze di rispetto (vale sia per i preti che per i genitori). Se tuo figlio vede che tratti a pesci in faccia il coniuge magari mandandolo a quel paese, questo non autorizza tuo figlio a mandarti a quel paese però si crea una condizione balorda. Perchè tuo figlio, quando ti mancherà di rispetto, ti dirà: perchè tu hai mandato a quel paese o il papà o la mamma? Se il don si esprimesse a parolacce come potrebbe pretendere di non far dire volgarità al prossimo? Come fa il sacerdote a pregare alla sobrietà e temperanza se diventa una balena? O se avesse una macchina che costasse 50.000€ ? Noi il rispetto lo dobbiamo chiedere - i genitori lo devono esigere, specie quando i figli sono piccoli - // oggi un prete deve presumere di essere preso a pesci in faccia e dovrà lottare per conquistare la stima dei suoi parrocchiani.

Osservanza o rispetto: secondo san Tommaso è l'esercizio dei doveri di giustizia verso le persone oggettivamente degne di onore perchè rivestite di autorità e si attua nel "circondare di referenza ed onore tali persone". Qui si tratta di persone oggettivamente degne di onore perchè rivestite di autorità. Oggi la stragrande delle maggioranza delle persone al potere il don non crede che creda che la sua autorità viene da Dio. In quanto autorità. Poi ci sono gli usurpatori. Ma quando una persona si trova nel posto di autorità in maniera legittima, se le circostanze esteriori che portano una persona al potere, sono oggettivamente regolari e lecite, per il fatto stesso di essere autorità merita onore e rispetto anche se nell'esercizio la persona non sia osservante della giustizia, della rettitudine, ecc.. perchè l'onore è dovuto in maniera oggettivo. Quando a San Francesco d'Assisi portavano dei membri del clero che facevano delle cose scandalose, il santo faceva dei gesti eclatanti: baciava le mani o baciava lo zoccolo del cavallo. Al santo non gliene importava nulla di ciò che faceva il sacerdote, a lui importava che erano ministri di Dio - poi sarebbe stato Dio a giudicarli. L'onore che si tende alle autorità non è la Venerazione, perchè la Venerazione si conquista attraverso il merito, si onorano le persone che oggettivamente tengono - in maniera differente - il posto di Dio. Oggi sia a livello civile che ecclesiastico, il concetto di obbedienza è del tutto quanto travisato o a volte manipolato.

La vita di Nostro Signore Gesù Cristo e della Madonna è stata tutta all'insegna dell'ubbidienza in modo eroico. La rovina dell'Umanità è partita da una disobbedienza dei nostri progenitori, il peccato è una disobbedienza a Dio. Però ci sono dei limiti oggettivi, è autentica solo nella misura in cui è un'ubbidienza che non mi porta fuori dalla Volontà di Dio.

Criteri: Nei confronti dei superiori - rispetto ed onore - atti esterni (secondo san Tommaso d'Aquino) con cui si esprime l'onore dovuto ad un superiore. I parlamentari si chiamano onorevoli, non si possono chiamarli per nome. Così il nome formale di un prete è reverendo, perchè quella persona è da riverire per l'abito che porta e per l'ufficio che occupa. Anche se fosse una persona indegna questo non autorizza cattivi comportamenti. Da un punto di vista internzo l'osservanza e rispetto dei superiori è l'ubbidienza. Vengono emanate delle leggi, io sacrifico la mia volontà per obbedire. L'obbedienza alle autorità è sempre per definizione relativa, l'obbedienza assoluta - sempre, dovunque, comunque e senza sè, ma ecc.. si fa punto e basta si dà a Dio. Perchè Dio non si sbaglia nè può sbagliare e perchè è l'Autorità delle autorità a cui tutti devono essere subordinati. L'ubbedienza è sempre relativa e condizionata. Quali sono i limiti oggettivi delle autorità? Limiti nei quali noi dobbiamo ubbidire a Dio. 1) La legge di Dio, che in mai e in nessun modo può essere contrariata - tipo i gerarchi nazisti al processo di Norimberga si difesero dalle accuse dicendo che avevano obbedito agli ordini, che male c'era? Ma quando un'ordine va contro la legge di Dio..la vita umana è sacra, secondo la dottrina tradizionale la vita umana è sacra ma non assoluta - esiste la legittima difesa, le forze dell'ordine possono intervenire in caso estremo, possono ammazzare qualcuno, la guerra giusta per difendersi. Perchè nella legge dell'aborto è stata prevista l'obiezione di coscienza? Uno non si può mettere in bocca che è legge dello Stato, perchè i diritti dello Stato vanno ad interferire con le leggi divine - è Dio che decide quando una vita inizia e finisce. In nessun caso il superiore può pretendere l'ubbidienza quando l'ordine va contro la legge di Dio. 2) Il superiore non può travalicare o andare contro un'autorità superiore (anche terreni oltre che a Dio). 3) Deve rimanere nei limiti della propria autorità. Esempio di Chiesa: un'autorità di foro esterno: il parroco, vescovo o rettore di seminario nei confronti di un suddito non può dare un'ordine che invada il foro interno. Se il don fa una catechesi può dire sarebbe una cosa gradita al Cielo confessarsi una volta alla settimana, ma il don non può obbligare un fedele. Se la persona avesse il confessore o direttore spirituale, il don potrebbe dire al fedele : tu ubbidisci una volta alla settimana ancora di più se una persona si fosse legata con qualche ubbidienza o con qualche voto. Poi c'è l'ubbidienza religiosa, si rinuncia all'esercizio della propria libertà anche nelle cose in cui sarebbe lecito decidere per conto proprio. Gli autori, vecchi e moderni, discutono da sempre circa i limiti dell'ubbdienza. Quando un comando del superiore non sia illecito ma percepito dal suddito come contrario da quello che Dio vuole da lui. La regola dei maestri di spirito è sottomettersi al superiore lasciando a Dio il compito di giudicare l'ordine. Però qua si entra in un'ambito estremo. Una cosa che appare essere - specie a livello ecclesiale - sono le forme di ribellione, formale e generalizzata nei confronti dell'autorità. L'autorità rimane sacra per noi credenti. Quando ci si trovasse di fronte ad un'ordine che si presume che sia illeggitimo, si procede per le vie ordinarie rivolgendosi ad un superiore. Si parla prima con il diretto interessato e se non succede nulla si parla all'autorità superiore. Caso mai i superiori non facessero nulla, a quel punto è meglio subire un'ingiustizia - qualora non si vada a trasgredire un'ingiustizia soggettiva piuttosto che causare scandalo con forme di ribellione. Sono casi difficili e molto complessi. Si pensi al caso di Santa Giovanna d'Arco; in questo caso la formazione della coscienza, imparare ad agire secondo coscienza, imparare a pregarci sopra è fondamentale. E quando la coscienza avverte che una cosa non è da farsi - è molto difficile capire in certe circostanze la voce della coscienza nella quale parla Dio - se tu in fare qualcosa ti senti male - senti in coscienza che non si può fare ed è comandata da un superiore...che facciamo? Diverso il caso quando c'è la volontà umana e in quel caso diventa meritorio rinunciare alla propria volontà umana. Bisogna imparare a fare tanti discernimenti. La vita di preghiera, di orazione e la formazione che dobbiamo avere su tante cose e capire quando si è di fronte ad un vero proprio ordine di un superiore o no. Una cosa raccomandata non è un'ordine. Se una cosa viene espressa non in termini formali non c'è nessun obbligo. Caso esempio: se un vescovo intende dare delle disposizioni vincolanti, non può solo mandare una mail ai suoi preti o parlarne durante una formazione del clero, deve fare un decreto. Se mette nero su bianco allora non se ne parla più. Questo vale per tutte le autorità. Se per esempio un'autorità esprime un parere personale in un contesto pubblico o privato, quello dev'essere ritenuto come parere personale. Se vuole trasformarlo in altro deve usare le forme proprie, gli strumenti proprie e gli strumenti giuridici propri. Ed è importantissimo avere una coscienza formata e bene perchè la coscienza è sempre l'ultimo giudice e nella coscienza parla la voce di Dio. Se tu fai una cosa e senti che quella cosa è sbagliata, e tu la fai nonostante ci sia un'ordine che copra quella cosa e tu facendola stai male,....noi non possiamo sfuggire da questo. Noi dobbiamo capire quando di fronte ad una certa situazione...il confine dobbiamo imparare a discernerlo. Se io continuo a sentirmi male nel fare una cosa.... noi contro la coscienza non possiamo andarci contro. E nè possiamo trincearci - sia nelle materie illecite sia nelle materie lecite. Se ci si imbatte in un confessore di non buona dottrina che dovesse autorizzarmi a rapporti pre matrimoniali non me lo potrebbe dire. Qusto va formalmente contro il 6° comandamento. Posso usare la contraccezione? La contraccezione è sempre negativa. Succede che se una persona si trincera dietro il prete e confessore, se sta andando contro la Volontà di Dio vedrà che prova a tacitarsi la coscienza ma non starà tranquilla. Anche nel lecito non ci sono delle demarcazioni semplici: ho un problema, chiedo consiglio, mi viene dato un consiglio lo eseguo anche se nel cuore sento dell'altro. Esempio: una persona si trova in un movimento ecclesiale - classico - X, ad un certo punto la persona entra in crisi perchè vede certe cose, inizia a sentirsi stretta dentro questo movimento. E che faccio? Allento? Rimango? La prima cosa da fare è chiedere consiglio - non farlo con una persona dentro fino al collo in quel movimento - si potrebbe avere un consiglio esplicito: rimani o esci. Il don nella sua esperienza pastorale lui ha maturato l'idea che non è compito di un ministro di Dio decidere per gli altri. Pretendendo di sollevare la coscienza altrui da eventuali problemi, perchè se il don dà un consiglio sbagliato la persona starà male. In questi casi dove non c'è una palese manifestazione della volontà di Dio, avrai i superiori del movimento che hanno (dentro il movimento) hanno un potere legittimo. Obbedienza ma entro che limiti? Se alcune prassi o modi di procedere sono stati stabiliti essere questi non posso cambiare da solo. E qua non ci piove. E' normale che una persona che ci crede nel movimento non ti dirà mai di andartene perchè ci crede, ma io a chi devo obbedire dato che non so quale sia la Volontà di Dio? Il don ritiene che sia importantissimo formare le coscienze ed aiutare la persona a formulare giudizi di coscienza. Perchè nella coscienza parla l'Altissimo e nessuno può essere mai costretto a fare una cosa contro coscienza nonostante pressioni dell'autorità. I problemi legati alle prassi liturgiche post - Covid 19. Il don non ha mai detto esplicitamente a qualcuno cosa fare...comunione in mano o no? Questo è il classico esempio: un'obbligazione del genere sarebbe una compressione del diritto soggettivo del fedele. Questo può essere compresso a tempo determinato. A tempo determinato. Quella cosa non è intrinsecamente cattiva perchè dovremmo scomunicare un sacco di gente. Ma può per essere inammissibile, io Gesù con le mani non lo tocco ed avverto la cosa come indegna della Meastà di Cristo e una persona che la pensa in questo modo dev'essere rispettata.

Quando noi andiamo contro coscienza non troveremo mai la pace anche coprendoci di mille giustificazioni. La prova che stiamo fuori dalla volontà di Dio è che non stiamo tranquilli. Non posso crearmi un'impalcatura per crearmi giustificazioni a go- go. La prima cosa che siamo tenuti a fare è quello che Dio vuole da un punto di vista oggettivo è espresso dalla sua legge e da un punto di vista soggettivo dobbiamo seguire la voce della coscienza - senza fare delle cose strampalate - quando la coscienza è rettamente formata ha delle esigenze. Pagando le conseguenze di ciò che la coscienza ci urge.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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