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Religione, devozione, adorazione e preghiera

La prima delle nove parti integranti la virtù cardinale della giustizia: la religione e i suoi atti. In particolare la devozione, l'adorazione e la preghiera. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", trentunesima puntata, 30 Maggio 2022

Quando si parla di virtù cardinali, il nome stesso ci rimanda al nome del cardine, attaccate a questa virtù ce ne sono altre incardinate alla virtù della Giustizia, secondo San Tommaso ci sono 9 diramazioni della Giustizia: la Religione (giustizia verso Dio), la pietà, l'osservanza o il rispetto, la gratitudine o la riconoscenza, la vendetta (poi chiariremo) la vericità, l'amicizia e la liberalità e un'altra.

La virtù della religione

San Tommaso d'Aquino scrive esplicitamente che la Religione è la più alta tra le virtù morali perchè regola la Giustizia verso Dio. Oggi è veramente il caso di dirlo che non c'è proprio più religione. Se c'è una virtù completamente ignorata è la virtù della religione, la prima parte della virtù cardinale della Giustizia: i nostri doveri verso Dio. Abbiamo dei doveri verso Dio, non perchè possiamo aggiungere all'infinta Gloria Essenziale di Dio è immutabile, perpetua e non è possibile che dall'esterno qualcuno possa farci meglio o in peggio. Definirci sottomessi a Dio, anche è un termine sgradito è la cosa migliore che ci possa essere e alle creature che lo rappresentano entro certi limiti. La prima cosa da fare è cercare l'etimologia della parola Religione. San Tommaso d'Aquino considera due etimologie: da una parte il termine religio potrebbe derivare dal termine latino eleggere o rieleggere, in questo senso la religione sarebbe la riconsiderazione delle cose di Dio, rileggerle, come quando noi rileggiamo qualcosa. O ri - eleggere, la rielezione di Dio come proprio Signore a seguito dell'abbandono del peccato tramite la conversione, Dio è il Signore se lo vogliamo scegliere come tale. Nell'AT quando Dio si manifesta dice: tu amerai il Signore Tuo Dio, ma dipende da te che sia il tuo Dio. Che il Signore sia il tuo Dio dipende da te. Ecco l'importanza di questa sfumatura. Il termine può derivare dal termine rilegare, stringere un legame, in questo senso si stringerebbe il legame con l'Onnipotente, con i vari atti di culto interni ed esterni (preghierie, sacrifici, genoflessioni, ecc..) le persone si legono a Dio. Quando una conversione è autenica e si mette Dio al primo posto, si avverte l'esigenza di compiere questi gesti. Quando una persona non si inginocchia davanti al Tabernacolo o non si genuflette alla Consacrazione state tranquilli che non ha minimamente interiorizzato - può darsi che non abbia consapevolezza - nulla della virtù della religione. L'anima che inizia a percepire in maniera vaga la presenza di Dio sente il bisogno di fare dei gesti di adorazione. Possono essere valide entrambe. Colgono tutti degli elementi importanti.

La religione è strettamente collegata con la Santità, e la parola santità ha diverse etimologie: per esempio quella greca, santo in greco si dice alfa privativo e poi la parola terra, il santo è colui/colei privo di terra, distaccato dalle cose terrene e quindi puro. La purezza non è solo la capacità di tenersi lontani dal vizio della lussuria, non si contamina con il mondo. Tra mondo e Gesù non ci può essere nessun tipo di amicizia, chi ama il mondo non può possedere l'amicizia di Dio. Sanctus in latino può derivare da tinto di sangue, che allude al martirio. Il santo è capace di mettere Dio al di sopra della propria vita e anche se non diventasse un martire, il santo sarebbe lo stesso pronto in qualsiasi momento per dare la sua vita. In atto di dire che Dio è al di sopra di tutto. L'altra etimologia latina viene da Sancitum cioè una cosa sancita, è una cosa stabilita. Il santo è colui che stabilmente sa applicare a Dio tutti gli atti dell'anima che intende fedelmente servirlo in modo permanente e stabile. Non è che si è santi per cinque minuti o per mezza giornata, non è che una persona sbanca mezza giornata con preghiere ecc.. e poi basta. Questa virtù (religione) abbraccia tutti e tre i primi comandamenti. Poi c'è l'adorazione, la preghiera, il sacrificio, la lode di Dio e tante altre. E tutti questi atti sono atti meravigliosi e sublimi e piano piano li andremo a scandagliare uno per uno.

Devozione: la devozione nel canone romano che è tutt'ora l'espressione tipica della liturgia romana dice: ricordati di tutti i fedeli di cui conosci la fede e la devozione. Sono atti differenti ma necessari, la fede è una forma di conoscenza, che chiama in causa il nostro intelletto, le verità di fede le devi conoscere e credere. Qual'è l'unico vero Dio? Non ce ne stanno altri. Se tu vuoi sapere chi è Dio per rendergli culto, tu devi sapere che è Uno ma Trino - e sono verità di fede - e la fede implica un'atto della volontà. La devozione è la parte affettiva della persona, è il modo con cui le cose credute vengono poi amate e desiderate. E' la volontà di compiere con prontezza le cose che si devono a Dio. C'è una cosa che Dio vuole? La faccio subito. La devozione a Dio ha Dio come causa esterna e la meditazione e contemplazione della bontà di Dio - come fattori esterni - e la meditazione delle miserie interne che uccide la superbia come fattore interno. Come si fa a diventare devoti? Inizia a pensare a Dio in quanto Dio, come lo conosciamo dalla Fede - vedi ciclo di Catechesi sul catechismo di san Pio X - tu non diventerai devoto se non focalizzi che Dio è Dio, ma questo susciterà il tuo amore nella misura con la quale Dio ti ama, di quanto mi ha ricolmato di ogni bene e grazia, ecc... prima la cosa va conosciuta e poi contemplata in continuazione. Noi Lo amiamo perchè Egli ci ha amato per primo. Non conoscere l'amore di Dio comporta il non essere devoti. Quanto contempliamo le nostre miserie avremo anche la gioia imperturbabile dal pensiero di quanto Dio ti circonda 24h del suo amore e l'altro effetto è una delle poche forme sante di tristezza secondo Dio: per la considerazione delle miserie umane, dalle quali scaturisce una forma d'affetto che può portare alle lacrime sante. Le lacrime sante le si possono chiedere - non sono i piagnoni. Muore una persona cara, ne piango l'assenza perchè non c'è più. Gesù parla di afflitti di chi versa lacrime sante che scaturiscono dalla considerazione della miseria umana unita al pensiero di quanto Dio si prenda cura della nostra miseria. Noi, verso Dio, proviamo un profondissimo affetto, un desiderio di stare con Lui e se non ci possono stare con Lui mi manca l'aria? Le avverti queste cose qua? Purtroppo la devozione è stata - negli ultimi tempi - non solo messa da parte ma attaccata con la sua caricatura: il devozionismo, ogni volta che appaiono dei segni di devozione c'è il pericolo che siano stroncati: ma a che servono ad inginocchiarsi? Tu sei superbo se ti inginocchi (esempio). Non date retta a queste sciocchezze. La devozione, quella vera, è gradita al Signore.

L'adorazione: Consiste nel rendere omaggio a Dio con atti esterni di umiliazione del corpo in segno di latria. Stare in ginocchio è il principale, si può anche stare con la faccia a terra. Una cosa che quasi nessuno fa, quando nel Credo si dice: e per opera dello Spirito Santo si è fatto uomo, ecc... - ci si inchina in modo profondo. A Pasqua e all'Annunciazione ci si inginocchia. Davanti al Tabernacolo si fa la genuflessione. Quando si dà la benedizone con il lezionario si sta inchinati, quando si riceve la benedezione dal sacerdote si sta inchianti a 45°. L'inchino profondo significa che ti devi inchinare profodamente, il mistero dell'Incarnazione va adorato. Questi gesti sono segni di làtria, culto di adorazione. Per questo il culto di idolatria è grave, si rende culto di làtria a qualcosa che è una falsa rappresentazione della divinità. Si ha l'adorazione - che esprime la totale assoluta incondizionata sottomissione e servitù dipendenza di Dio ma che poi Dio ci ami e ci elevi - ma per quanto sta in noi dobbiamo essere lieti di essere sottomessi a Lui e di dipendere da Lui in tutto. E questa adorazione esterna è segno della nostra sottomissione interna - che sarebbe l'adorazione. Questa adorazione di làtria è dovuta a Dio solo. E' possibile e doveroso venerare le creature sommamente eccellenti, in quel caso si chiama dulia.

La preghiera o orazione: L'orazione che è sinonimo di preghiera significa bocca, azione--- azione della bocca. Le definizioni della preghiera nel corso della Storia sono state veramente tante. Sant'Agostino considerava la preghiera come domanda formulata a Dio, un'altro la richiesta di cose convenienti - san Giovanni da Mascene ha ampliato lo spettro d'azione definiva come preghiera qualunque elevazione della mente a Dio - anche quando penso a Lui, per meditare sulla sua Parola, ecc.... Qui stiamo dentro la virtù della religione e quindi dentro la virtù della Giustizia. L'adorazione a Dio è dovuta, se entri in Chiesa e fai la genuflessione, non è una cosa facoltativa fatta dai più bravi, se non lo fai è peccato. Quando una cosa è dovuta, se non si fa è peccato. L'amore effettivo non me lo posso dare da solo, posso mettermi in condizione di farlo nascere, ma la volontà di servirlo sono dovuti. Non se ti va. Si fanno punto e basta. La preghiera è un'atto dovuto, chi non prega mai fa peccato. Chi non prega mai cosa dici al confessore? Pregare non è un'optional, è dovuta a Dio la nostra preghiera. Nessuno ti sta con un fucile puntato. Con la preghiera si attesta che ogni beneficio viene da Dio e va da Lui umilmente chiesto. La Chiesa insegna che l'effetto della preghiera è quadruplo : la preghiera ha sempre un'efficacia meritatoria, soddisfatoria ed impetratoria. Meritoria perchè ti accresce la grazia, ogni preghiera che noi facciamo ti aumenta la grazia e la gloria in Paradiso. E' impetratoria, quando Dio non può dare esattamente ciò che gli si chiede perchè sa che farebbe male, sempre e comunque concede qualche altra grazia a chi prega. Possiamo esserne sicuri al 100%. Ogni preghiera espia i residui i residui dei peccati rimasti e purifica le anime dalle scorie. Dire una decina del rosario come penitenza dopo una confessione, vuol dire che la preghiera è un'opera penitenziale - oltre all'elemosia e digiuno. Pregare comporta un sacrificio, "un certo peso". In Paradiso la preghiera sarà sempre fonte di gioia assoluta ma in terra non facciamo esperienza dei diletti.

San Monfort diceva nel trattato della vera devozione mariana - Totus Tuus - dice che ciò comporta la rinuncia ai meriti soddisfatori ed impetratori perchè le si cedono a Maria. Ma l'aspetto dell'accrescimento di grazia e di gloria non sono trasferibili al prossimo. Ognuno ce li ha per sè e Dio per tutti. L'efficacia meritoria della preghiera è strettamente personale. Una preghiera ben fatta fa crescere la grazia santicante personale e ci procura gradi di gloria in Cielo. Sono cose personalissime. La gloria in Paradiso non è uguale per tutti, la nostra capacità di conoscere Dio e di fruirne in Paradiso sarà proporzionata ai nostri meriti; in Paradiso sono tutti quanti contenti, se uno arriva in Cielo con 2, godrà con l' equivalente dei suoi 2, chi arriva in Cielo con i suoi 2000 godrà con l'equivalente dei suoi 2000, ma chi sta a 2 lo sa che ci sono molte persone che godono di più di lei ma non soffre perchè sa benissimo che il suo limite è 2. Pensiamoci adesso perchè dopo non sarà più possibile. E' bene ribadire che la preghiera più perfetta è il Padre Nostro che contiene le 7 petizioni per noi e per tutti. Noi possiamo rivolgerci a Dio con altre parole ma dobbiamo stare, in quello che chiediamo, alle petizioni del Padre Nostro. Sant'Tommaso dice che ci sono 4 cose perchè la nostra preghiera sia sempre esaudita: 1) chiedere per sè, se noi chiediamo per qualcun'altro, perchè non posso sapere se l'altro è disposta ad accogliere le grazie che chiedo per quella persona 2) cose necessarie alla salvezza dell'anima, cosa che Dio concede sempre rispetto alle grazie temporali 3) farlo con pietà, in modo degno della presenza di Dio, con devozione e compostezza interiorie e 4) perseveranza, la preghiera va fatta con insistenza, perchè Dio non ascolta subito ma ci vuole un certo numero di preghiere per ottenere quella grazia. Le specie della preghiera sono 4: 1) domanda, supplica, preghiera e ringraziamento. Il ringraziamento è la forma più alta di preghiera e quindi la lode. Si loda per testimoniare ad altri l'eccellenza di Dio.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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