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Dal non senso alla vita: un percorso possibile

Illustrazione di questo percorso catechetico, delle sue ragioni, della sua bellezza, della sua importanza per la nostra vita. Alcune domande fondamentali da porsi: che senso ha per me la vita oggi? Chi mi sento oggi? Che percezione ho di me stesso? Quali sono le mie paure? Cosa penso che ci sia dopo la vita? Sono già passato attraverso il "punto zero" del bivio tra rinascita e disperazione? Ciclo di catechesi "Dal non senso alla vita di cielo. Un itinerario di conversione, guarigione e santificazione", prima puntata, Venerdì 15 Gennaio 2021

Aggiornamento, ampliamento e perfezionamento di un vecchio ciclo di catechesi chi sono io per poter giudicare. Aggiornarsi perchè la crescita di vita determina un'ampliamento di orizzonti rispetto a prima e una grande esperienza; ampliamento perchè ci sono delle informazioni che 10 anni fa il don non aveva e in parte quelle che aveva il don si sono raffinate o retifficate. Poi c'è stato un cambio di prospettiva dovuto all'incontro con il dono della divina volontà che trasforma in meglio (si spera) anche quello che di buono c'era. Cessano quelle manifestazioni e proprietà della volontà umana che sono modi di volontà umana che anche se mossi dal bene possono disturbare la trasmissione del bene. Il perfezionamento, il percorso è sempre simile, perfezionamento cioè andare oltre al punto dove si era fermato il ciclo di catechesi. Fino a che punto (guarigione) è possibile per noi disattivare le sorgenti del male e non soltanto distruggere che c'è stato nel nostro passato (non i fatti ma il male prodotto da essi sì), adesso il don conosce dei punti che prima non conosceva. Il vecchio ciclo di catechesi del don (chi sono io per poter amare) è stato rimosso per poter ri essere messo in modo migliore.

Il figliol prodigo è l'immagine di colui che ha conosciuto il non senso della vita e ha toccato il baratro della disperazione, purtroppo punto di partenza di molte persone che hanno deciso che la vita è loro e si aprono a tutto quello che la vita gli mette davanti facendo di testa loro. Esploro tutte le esperienze immaginabili, se sarò una brava persona cercherò di rispettare il prossimo altrimenti non lo farò. Il figliol prodigo plana verso il basso e arriva ad un punto, dove gli si apre un'alternativa: o la disperazione (che è una strada senza uscita) o la conversione (cioè un percorso di ritorno). La conversione è fondamentalmente di tornare a casa. Cosa campo a fare?

Il don deve nominare Don Fabio Rosini (che è stato fondamentale per queste catechesi) e l'altro è don Pier Paolo Maria Cilla che sono state due persone che lo hanno aiutato. La bellezza del Creato è che non siamo tutti uguali, abbiamo da completarci a vicenda, il talento di uno arricchisce l'altro e viceversa.

Come sto messo oggi? Oggi la mia vita che senso ha? Da un punto di vista storico questo ciclo di catechesi capita in un contesto pandemico in atto, un'anno fa nessuno di noi immaginava quello che sarebbe potuto succedere. La prova fa uscire fuori (sotto certi punti di vista) quello che c'è nel nostro cuore; ti provoca dentro di noi una cosa del genere: paure, panico, senso d'angoscia, disperazione, senso di abbandono da parte di Dio (esempi del don) o capacità di vedere anche lì la volontà di Dio, la sua mano misericordiosa, la capacità di conservare la pace, la fiducia, gioia, speranza, il vivere tante cose antipatiche (restrizioni ecc...) come cose che opprimono o come occasione per ritrovare noi stessi? Che è successo in tutti questi silenzi opposti dalle quarantene?

La domanda del senso, noi non possiamo vivere senza dare un senso e il rifiuto di cercare un senso (un senso non c'è - esempio - mangia e bevi, goditela perchè domani muori e non c'è nulla dopo la morte - esistenzialismo laico). Non è un ciclo di catechesi dottrinale, questa è catechesi catechesi, ha come scopo l'innescare un cammino e un'intinerario di guarigione, conversione e santificazione. La parola disperazione è qualche cosa che non dovrebbe far parte del vocabolario in quanto Figlio di Dio - chi sta disperato soffre - ma questo stato mostra con certezza certamente non si sta nella pienezza della vita con Gesù. San Giovanni Bosco diceva: niente ti turbi, sii sempre lieto (decodificazione di ciò che san Paolo dice: rallegratevi nel Signore e la vostra affabilità (cordialità, solarità, proposità ecc..) sia nota a tutti. Tu le porti se le hai dentro di te (anche se non sei prete), tutti possono portare queste cose. Ho oggi la consapevolezza di chi sono? Che percezione ho della mia vita e del prossimo? La domanda sull'identità su sè stessi è fondamentale.

La maggioranza degli esseri umani, non si vogliono bene. Non hanno una buona percezione di chi sono, nè del proprio valore - sopratutto davanti a Dio e si odiano. Non si piacciono, si disprezzano, si sottovalutano, si disistimano, si coprono di fango ecc... e c'è la variante religiosa: c'è chi si converte e si getta fango distruttivo addosso pensando che quel fango che si butta addosso sia umiltà. Non ha niente a che fare con l'umiltà profonda di cui parlava san Francesco che è un processo che quando è compiuto ci porta alla conoscenza di noi stessi ma non ci porta atteggiamenti (quando è vero) autodistruttivi. Perchè quel nulla è stato toccato dal Tutto. Noi siamo un capolavoro immenso (sotto certi punti di vista se la guardiamo in ordina alla sua origine, identità e al suo fine) siamo cosa di poco conto se la guardiamo in condizione alla nostra debolezza intrinseca la nostra condizione misera terrena. La volontà umana non è un concetto astratto. Che percezione io ho oggi di me stesso. Sono capace di dare un senso alla vita? Come ho affrontato la pandemia? Cosa penso io? Se uno volesse farsi un bel regalo a sè stesso - pensaci, mettiti davanti al Signore e pregaci sopra.

Altro aspetto fondamentale: nella questione del senso, noi sappiamo certamente che la pandemia finirà ma non sappiamo quando. La nostra vita terrana un giorno finirà e dopo che succede? Questa è un'altra domanda che noi dobbiamo porci seriamente perchè questo influisce sulla questione del senso della vita; nel modo nichilistico del carpe diem, del Figliol prodigo; qual'è l'orizzonte mentale: tra poco moriamo e quindi dobbiamo assaggiare tutte le forme di divertimento (pensiero nichilistico) perchè dopo sarò morto. L'orologio scorre e il tempo passa, è tutto qua? Non da punto di vista teorico e pratico? Io ci credo nella vita eterna? Come sarà la vita del mondo che verrà? San Paolo dice che è impossibile capirlo per noi mortali (okay) ma come me lo immagino il Paradiso? Penso che sia la sorte di tutti comunque sia andata la vita terrena? Ci credo che la vita potrebbe fare naufragio? Il figlio prodigo ha fatto naufragio ma poi è tornato indietro in tempo..... Credo io che sia possibile fare un naufragio irreversibile e non perchè Dio sia contento e/o non abbia la volontà di tirarmi fuori ma il pericolo è quello della volontà umana lasciata a sè stessa è quello di ostinarsi fino al punto di non voler essere aiutata per nessun motivo? Credo io a questa cosa? - senza che mi venga l'angoscia e la disperazione. Diversi ministri di Dio hanno avuto nella loro evoluzione umana- spirituale del passaggio da una forte severità dove l'elemento della paura aveva un ruolo e spazio ad una dolce severità e dove l'amore trova un passaggio. Non è detto che uno sia giusto e uno sia sbagliato. San Giovanni Battista e Gesù. E' la stessa cosa che ha fatto Nostro Signore, nell'AT tutta quanta la dolcezza, amore e beltà di Gesù non è che si vedono tanto, il Dio del sinai non è il Dio del monte delle beatitudini (si capisca), sono detti in una maniera diversa. Prima rigore e severità e poi dolcezza e proposità. Può darsi che ci sia un senso anche in questo percorso che molti uomini di Dio hanno fatto: passare da una grande intransigenza e severità ad una modularità differente che non rinnega la sostanza ma perfezione e cambia la forma. Noi non dobbiamo mossi dalla paura, però il fatto che non dobbiamo essere mossi dalla paura, ma non significa che l'inferno non esista e che la possibilità della dannazione non sia una cosa reale e non significa prendere il tutto a cuor leggero e togliere consistenza al problema del peccato e del male, si tratta di guardarlo seriamente ma non attaccarci alla molla della paura. La paura è un sentimento terribile, dobbiamo imparare a governarla. E' necessario avere una sana paura di certe cose - è necessario avere paura di spaccarsi la testa e quindi non guiderò contro mano in auto a 200km/h ; c'è una modalità sana e una modalità malata, con la paura sono state fatte cose impressionanti con il cappio della paura e la paura è anche una leva terribile usata dal maligno. Nella lettera degli Ebrei si dice che il demonio, per la paura della morte, tiene soggette a schiavitù le persone tutta la vita.

Gesù è venuto a liberare coloro che erano in potere del diavolo e che li teneva soggiogati attraverso la paura. La paura della morte fisica sicuramente ha caratterizzato molte persone (non si fanno giudizi ma fotografie della realtà) durante il tempo dell'epidemia, di fronte alla morte uno è disposto a fare qualsiasi cosa se ha una grande paura della morte. Domanda: i Figli di Dio hanno paura della morte? Paura di soffrire, quante cose noi facciamo nella vita per paura di soffrire o per paura di perdere quel briciolo di amore che abbiamo? Quante stupidaggini fanno i giovani? (Esempio: una ragazzina con una famiglia sfasciata alle spalle, voragini d'amore che si porta dentro, non si è mai sentita amata e al sicuro, una famiglia sfasciata - non si colpevolizzano i genitori ma sono dati oggettivi - il Papa ha detto che il giorno più bello fu quando vide che mamma e papà che si davano un bacetto, chi vive in famiglie unite si porterà almeno un 30-35% di ferite in meno - una ragazzina che cresce in quell'ambiente diventa grandicella e conoscerà gli amori umani e trova il ragazzino di turno e le fa carezze e coccole e si sentierà amata ed importante per qualcuno. E arriverà il giorno in cui il ragazzino chiederà una dimostrazione di questo amore e questa ragazzina entrerà in conflitto, ma quando si sente sotto pressione e pensa: se io non cedo, perderò questa persona e se lo perderò non mi sentirò più amata e quindi fa una cosa che non farebbe per paura di perdere questo amore). Immaginiamo il diavolo come agisce: la sua collaboratrice è la volontà umana, si limita a darci dei cattivi suggerimenti e il ragazzino pensa: questa mi ha dato la sua cosa più preziosa e la lascia (ha ceduto subito) e la lascia. E dopo che questo l'ha lasciata, magari lei scopre che le conseguenze di quella notte particolare non sono state fisiche e morali ma è arrivata una vita, e adesso che facciamo? Come si troverà questa povera ragazzina, nel sbarazzarsi di questa nuova vita? Carico sentimentale ecc.. da oggi in poi che farà questa ragazzina? Ecco come nasce il figliol prodigo..inizieranno una serie di reazioni...ecco la schiavitù del peccato: voglio amore, lo devo conquistare e succede di tutto speriamo che arrivi un giorno che questa persona si ritroverà in un punto basso e se si ferma ed inizia a riflettere un pò. O si prende una pistola e si spara o qualcuno mi dica se c'è una via.

Nostro Signore questo lo dimostra nella Sacra Scrittura, il popolo d'Isreale si ritrova in schiavitù e arriva ad un punto basso, non ce la facevano più e stava iniziando una storia con Mosè ma Mosè deve scappare e si sposa con una straniere ecc... e Dio lo chiama. Ma anche nel processo di uscita dall'Egitto, e il mar rosso? Anche la situazione estrema...umanamente parlando non c'è scampo: dietro gli egiziani, davanti hai il mare, davanti al deserto (dopo il mar rosso). Il diluvio universale, prima che il Signore sia intervenuto a fermare il dilagare del male eravamo caduti in basso,basso e in basso. Che succede? Misteriosamente per poterci salvare, il Signore permette che gli eventi della nostra esistenza ci portino ad un punto zero, ad un punto in cui ti deve uscire dal cuore: io non ce la faccio più. Adesso per favore basta, non deve essere una lamentela, dev'essere un momento in cui sgorghi dal cuore. Il don non lo aveva constatato prima: se una persona non arriva ad un punto che dice non ce la faccio più, noi non passiamo da soli dal non senso alla vita di cielo da soli. Non lo faremo mai e tu devi chiedere aiuto, molti chiedono aiuto ma poi quando gli aiuti non vogliono farsi aiutare perchè per uscire dal pantano devi camminare e fare un percorso, qualcuno te lo deve indicare ma lo devi fare te e se non sei motivato nessuno lo fa al posto tuo. La nostra fede cattolica non è una magia - neanche i Sacramenti - l'uomo cerca sempre lo stregone gli rivolva i problemi magicamente. E' vero che Gesù tocca, sana e guarisce, ma non fa tutto senza di te, ma ti apre un percorso. Venite e vedrete dice Gesù ai primi discepoli. Gesù dice: io vi accolgo ma dovete camminare con Me.

Il protagonista sei tu. Se non siamo arrivati al punto zero e non sappiamo ricordare tutte le volte in cui il Signore ti ha messo sulle sponde del Mar Rosso, non c'è scampo, a quel punto devi iniziare chiedere aiuto...il Signore ti spalanca le acque del mare. Se non l'avessero invocato sarebbero morti gli israeliti. E' arrivato il momento zero? Posso ricordare qualche grande svolta ma non a chiacchere...dentro il nostro cuore le cose le sappiamo molto bene. Dio vorrebbe che vivessimo qua sulla terra l'anticipazione del Cielo e bisogna vedere se gli tendiamo la mano e ci lasciamo condurre.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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