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Un'arte difficile: perdonare se stessi

Dopo aver chiesto e ricevuto il perdono di Dio, la seconda tappa del percorso di guarigione e riconciliazione è perdonare se stessi. Perché perdonarsi è così difficile. Come poter raggiungere l'obiettivo del perdono di sé. Ciclo di catechesi "dal non senso alla vita di cielo", ventiduesima puntata, Mercoledì 16 Giugno 2021

La prima parte della seconda parte è dedicata al tema della guarigione e della riconciliazione. Aiutati da Gesù dobbiamo spegnere i fuochi di male, disattivare le sorgenti di male e sanare le ferite e far intervenire Gesù. La volta scorso abbiamo visto il mettersi di fronte a Dio e portarli i suoi peccati (si trova nella volontà, il male che abbiamo fatto sapendo che stavamo facendo una cosa sbagliata che non si doveva fare o non facendo una cosa che si doveva fare), il peccato si trova sempre nella volontà. Gli errori sono cose che abbiamo fatto pensando che fossero bene ed invece erano male o non pensando che fossero male ed invece lo erano, la nostra volontà si è portata su quelle azioni che hanno causato male essendo stata ingannata. Sappiamo bene che il diavolo è il principe degli inganni, la rovina dell'umanità è nata da un'errore indotto ai nostri progenitori. Nel processo di crescita vedremo che quando più ci formiamo e ci santifichiamo e raffiniamo quanto più difficile diventa ingannarsi e diventa più semplice con l'aiuto del Signore sventare gli inganni.

Perchè dobbiamo chiedere perdono a Dio? Facendo questo, il male prodotto con malizia o per errore - non sapendolo ma con il senno di poi avremmo potuto informarci meglio - perchè san Tommaso d'Aquino dice che nella misura in cui abbiamo trascurato di formarci e di informarci, l'ignoranza diventa un pò più colpevole. L'ignoranza è senza colpa quando non era possibile vincerla, non farsi alcune domande non è atteggiamento incolpevole perchè tu la testa ce l'hai, non indagare su alcune questioni (sindrome dello struzzo) prima o poi bisogna farlo. Qua iniziamo ad affrontare la realtà. Chiediamo perdono a Dio di quello che abbiamo combinato, perchè da bellissimi, unici da cui siamo usciti dalle mani di Dio abbiamo deturpato la bellezza della nostra anima, è vero che la condizione abbiamo dei punti di penalizzazione con il peccato originale, con questa situazione pesano poi come macigni i nostri atti di volontà umana che si dissociano dal vero o dal bene. E vanno a produrre guai su guai. Poi l'assunzione della responsabilità. La penitenza significa che Dio sigilla con un cartello che c'è scritto Misericordia tutte quante le stupidaggini o peccati commessi della nostra vita ma alcune cose hanno prodotto dei danni dentro di noi o fuori di noi e alcune cose sono reparabili e io devo porvi rimedio. Se io ho rubato devo restituire quello che ho rubato o l'equivalente lo devo dare in elemosina se non posso ridarlo. Quando ci siamo pentiti, Dioci abbraccia con il perdono. Il secondo step è molto importante è che noi perdoniamo noi stessi. Il don ci dice per esperienza pastorale, molte persone non si perdonano per tante motiviazioni. Se uno non perdona sè stesso non potrà perdonare il prossimo e se uno uno chiede perdono a Dio non riuscirà a chiedere perdono al prossimo. Il grande processo di riconciliazione passa attraverso il processo del perdono. Il perdono bisogna chiederlo a Dio e concerderlo e noi stessi, chiederlo al prossimo e concederlo al prossimo. Il processo è: chiedo perdono a Dio e chiedo perdono a mè stesso. Poi chiedo perdono al prossimo e perdono il prossimo. Questo è il cerchio. Perdonare il prossimo può sembrare una cosa difficile specie quando ce le hanno fatte grosse, il secondo grande comandamento dice: amerai il prossimo tuo come te stesso. Se io non amo me stesso posso perdonare il prossimo? No. Come mai le persone non si perdononano? Dietro la richiesta di perdono c'è un passaggio fondamentale: riconoscersi bisognosi di perdono, smettere di pensare di non fare nulla di male. Io non ammazzo, rubo ecc.. che mi confesso a fare? La domanda da Catechismo: Gesù cosa è venuto a fare sul pianeta Terra? Gesù significa Salvatore. Se tu non hai nessun peccato da cui essere salvato, cosa te ne fai di Gesù. Se tu non fai l'esperienza dolorosa che tu non sei Immacolato, se tu non conosci la tua miseria e debolezza come farai avere misericordia e compassione delle debolezze del prossimo anche di quelli che ti hanno ferito? Ci sono alcune cadute - dicono i maestri di spirito - che il Signore le permette perchè diventiamo umili, il caso emblematico il triplice rinnegamento di Pietro. Pietro era un sant'uomo, non andava a prostitute, non ammazzava di botte la moglie (presubilmente) ecc... ora però una possibile scarsa percezione della propria miseria e debolezza Pietro non aveva ancora maturato. Pietro non si conosceva. Allora il Signore permette - non avrebbe voluto che fosse rinnegato - ma nella sua Sapienza ha permesso questa cosa, paradossalmente è stata la salvezza di Pietro e di molti. Non si può diventare Pastori della Chiesa se non si ha un cuore grande. Un cuore severo verso il male ma indulgente verso le persone e l'esperienza della propria miseria e debolezza è un'aiuto. Noi dobbiamo avere di noi stessi - ecco perchè i discorsi del don precedenti - la nostra anima è nella nostra intelligenza, nelle nostre cellule, ecc... ma non si identitica in esse. Un'atto di volontà non è chi sono. Ringraziamo Dio che non siamo come gli angeli, perchè se la nostra corporarietà è causa di debolezza, la nostra volontà non aderisce completamente al male che fa anche quando lo fa in quanto tale. C'è sempre la possibilità di ritirarsi in un secondo momento. Siccome il male è una potenzialità reale della nostra vita perchè abbiamo il libero arbitrio (tra il bene e il male) e se Dio mi perdona io mi devo perdonare. Il mancato perdono di noi stessi può andar a finire male: Caino (troppo grande la mia colpa) - applica a Dio (così come si comporta come lui) lo stesso metro a sè stesso. Dice: io non mi perdonerei mai quindi Dio non mi può perdonare. Il processo che dobbiamo fare è il contrario: siccome Dio mi ha perdonato, io posso e devo perdonare. Giuda si è impiccato. Il peccato commesso da Giuda - dal punto di vista oggettivo - è il peccato più grave che si possa commettere. Il don pensa che ciascuno di noi, ogni essere umano il don crede che abbia un senso di disgusto verso l'atto del tradimento; è una delle cose più brutte che si possono fare. Al don fa dolore a chi ha tradito. Tradire è una cosa bruttissima, essere traditi peggio ancora. Ma anche il traditore deve perdonarsi. Poi dovrà chiedere perdono a colui che lo ha tradito.

Come si fa a perdonarsi i peccati ed errori? Come ho fatto a non arrivarci o a non comprenderlo? Noi dobbiamo prendere atto della nostra immensa miseria, non è una miseria ontologica, la mia anima è un prodigio il problema è che in questa vita o dimensione rovinata anche se non distrutta dal peccato è tutto quanto imperfetto e macchiato. L'ignoranza è una piaga che ci portiamo dietro. Noi dobbiamo perdonarci di essere caduto in errore. E a causa di quell'errore aver causato dei danni. Persone che hanno sofferto a causa mia. Errori o peccati che ho fatto e che hanno travolto altre persone, perchè nessuno di noi campa come un'isola. Ogni peccato non fa male solo al soggetto che lo compie ma a tutta la Chiesa. In alcune situazioni questo è più evidente. Esempio: una famiglia che non ha educato bene i figli, è stata lontana dalla fede, magari non c'è stato quel contesto d'amore, magari quel figlio va a fare una brutta fine: vita disordinata ecc.. droga, alcool, ecc.. dentro quei cuori risuona una voce: è colpa tua. Da una parte le persone sfuggono alle proprie responsabilità, dall'altro lato c'è il cane della coscienza, e su questa voce c'è una modulazione buona e cattiva, il diavolo è il Grande Accusatore. Il diavolo accusa, fa sentire in colpa senza misericordia. Si dice che diavoli girano in due (lettere di Berlicche): uno fa combinare i guai e l'altro è pronto a rimproverare la persona che gli ha fatti (disgraziati, delinquente,ecc...). Noi dobbiamo perdonarci. Per chiedere perdono a Dio c'è il sacramento della Penitenza e bisogna celebrarlo bene. Bisogna prendere sul serio la confessione senza esagerare. E per perdonare me e stesso, è un fatto tra Me, Gesù e Te. Tu devi chiedere a Gesù la grazia di poterti perdonare perchè da solo non ce la farai. La virtù più grande per noi cristiani è la carità. La più importante - se non c'è questa non c'è neanche la carità - l'umiltà. Nel Magnificat, cosa c'è scritto? Cosa ha guardato il Signore nella Madonna? L'Umiltà. Il sentirsi bisognosi di tutto, non autonoma, non indipendente e non che posso fare da me. Senza di Gesù non possiamo fare nulla. Perchè non ci inginocchiamo più di fronte a Dio? Perchè non ci giudichiamo nulla - in senso positivo - poi c'è la distruttiva disistima di sè - la nostra umiltà ci mette a contatto con la nostra pochezza. Il don ha qualche merito di stare in buona salute? No. La salute ci vuole poco a perderla. La nostra vita è continuamente attestante la nostra situazione di non autosufficenza, posso decidere di non mangiare più? Nessuno, perchè se non mangiamo muoriamo. Posso stare io senza dormire? No. Possiamo stare senza lavarci? No. Posso non tagliarmi mai le unghie, capelli, ecc... (cose necessarie)? No. Posso sottrarmi alla morte e alle malattie? No. L'espletamento dei nostri bisogni fisiologici che ci predono quando ci prendono. Le pazzie dell'uomo contemporaneo, io che faccio, io dico ecc.. se uno si mette a pensare: sicuro che le cose che fai, pensi ecc.. siano giuste? Stai capendo qualcosa di ciò che accade nel mondo? Sei capace di dare una lettura o interpretazione o no? Sai quando sei stato concepito? Dove sta questa megalomania di oggi? Io ho bisogno di aiuto. L'uomo non chiede aiuto e perdono. Le cose ovvie e normali non le fa e se fino a quando tu non ti rivolgi a Dio, Dio ti corteggia, ti manda un'ispirazione ma tu devi chiedere aiuto e farti aiutarti. A volte anche da qualche aiuto umano. L'umiltà è una virtù che ce la troveremo davanti in continuazione. L'umile chiede perdono a Dio perchè riconosce di aver sbagliato, dietro al non perdono di noi stessi c'è la superbia. Io non ammetto di non aver fatto quella stupidaggine. Ma se tu non hai questa percezione profonda, se tu non ti ritieni capace di tutto, possiamo credere o il don ma il don suggerisce non dire mai una cosa del genere: questa cosa non la farò mai, ricordiati di san Pietro. Nel cuore - si capisce subito se sei stato toccato dalla grazia - se tu non ti ritieni capace (se Dio ti toglie le mani dalla testa) quello che ti hanno fatto a qualcun'altro, difficilmente perdonarai. Il processo è sottile: io non la farei mai, non la vorrei mai fare. Un conto è condizionale, questo possiamo e dobbiamo dirlo. Il condizionale a condizione che il Signore mi aiuti e mi tenga le mani sulla testa perchè se ci leva le mani dalla testa - san Filippo Neri aveva paura di diventare turco - musulmano- Il don sa bene (quando gli arrivano i complimenti per le sue catechesi) che merito di Dio perchè se non ci fosse l'assistenza divina lui non dice che mezza parola. Inizia a parlare di aria fritta. Noi ci possiamo mettere qualcosa del nostro ma da noi non viene. Santa Caterina da Sinea diceva che lei era il nulla più il peccato. L'Umiltà della Madonna, Lei credeva di essere il nulla e ci credeva, non lo diceva tanto per dire e ci sono degli scritti in cui Lei dice: ma io che merito ho avuto? Tra miliardi di anime, Dio ha creato, ha scelto proprio lei. Il don cosa ha fatto per trovarsi sacerdote? Come mai è nato in Italia e non in un'altro stato? La Madonna non può dire di essere peccatrice ma sa di essere nulla. La Madonna aveva più grazie dei granelli di sabbia. La sacra Scrittura è piena di questo: se entriamo nell'umiltà - è un'atto per prima cosa, inizia a permettere al Signore se tu non vedi i tuoi peccati di farci vedere l anostra miseria, chiediamo al Signore di conoscere le nostre miserie e poi potersi perdonare. Chiedi al Signore la grazia di ritenerti capace di tutto il male possibile, tu pensa alla cosa peggiore - pensaci bene - io Signore questa cosa non la farei mai - sono io e Dio non possiamo raccontarci bugie. Io posso impazzire o cadere in qualche tentazione, il diavolo è più grande di me, se rimaniamo legati a Gesù e Madonna possiamo combattere e vincere le tentazioni ma non siamo sicuri dagli scivoloni, sei sicuro di andare in Paradiso? Il don spera che tu non lo sia. Il don sa che per grazia di Dio, oggi forse spera di non aver combinato troppo guai, spera di esserci riconciliato con il prossimo, spera di aver chiesto perdono. E domani? Speriamo? Speriamo che si vada avanti e che non impazzisca e che non ceda alle tentazioni e che non torni indietro all'incalzare dei dolori e delle persecuzioni. Mettiti davanti a Dio e dì: io sono capace di tutto. San Francesco d'Assisi diceva che era il più peccatore di tutti e non lo faceva per darsi arie o non credendoci (come in molti fanno) - ostentazione dell'umiltà è una sottile superbia - non si rimprovera direttamente perchè ordinariamente è una mortificazione. Però se la persona è veramente umile accetterà di essere rimproverata altrimenti se è superba dirà che quello non l'ha fatto. Un giorno Frate Leone disse a San Francesco: padre, abbia pazienza, l'umiltà va bene ma le bugie non si possono dire. Forse un tempo, ma io non l'ho mai sentita bestemmiare, commettere atti impuri ecc.. come fai a dire che sei il più peccatore di tutti? E lui ha risposto: per grazia di Dio sono stato preservato dai grandi peccati e adesso mi sembra di non commetterli troppo grossi ma questo dipende dalla grazia di Dio, se non avessi tutta la grazia di Dio io sarei la persona più peggiore che del pianeta e sono convinto che se il Signore avesse fatto le stesse grazie che ha dato a me, le avesse dato ad un'altra persona sarebbe diventata una persona migliore. Se tu sei capace di dire queste cose credendoci profondamente, il don si permette di dirti, che stai sulla buona strada e non ti risulterà difficile perdonarti. Perchè se tu sei questo di che stupirci? Non dobbiamo dirci bravi per i peccati. Ma non ci stupiremo più di nulla. Per fare bene questa (la confessione generale) già sa le cose che ha fatto, ha già chiesto perdono a Dio e adesso deve chiedere perdono a sè stesso. Come tu Dio mi hai perdonato, io mi devo perdonare. Solo Tu puoi aiutare me a perdonarmi. Mi preparerò bene alla confessione generale. Il don consiglia un triduo di messe, una novena di messe - meglio ancora - partecipo a questa messa con l'intenzione di ottenere la grazia di essere perdonato (e facendo anche la comunione) con questa intenzione. E dopo la comunione mi prendo un tempo lungo: Signore mio, quante volte ho bestemmiato il tuo nome? Dammi la grazia di potermi perdonarmi. Quanti atti impuri ho commesso in vita mia? Dammi la grazia di potermi perdonare e nel tuo nome io mi perdono (esempi del don). Su questo occorre imparare ad essere creativi. Se lo vuoi fare questa cosa le parole usciranno dalla tua bocca ed imparerai a pregare con il cuore veramente. Quando ti metti davanti al Signore e gli metti davanti cose importante e non biascichi le preghiere vocali o preghi a pappagallo. Vai da Gesù e dici: io ho bisogno di Te, ti ringrazio del perdono che mi hai dato e aiutami a perdonarmi. Noi siamo peggiorati a causa dei nostri peccati ed errori, dobbiamo perdonare noi stessi perchè la nostra anima è affidata a me. Quando uno muore è preferibile scrivere sul necrologio (proposta): Non scrivere è volato al cielo perchè questo accade solo se uno muore martire, chi siano noi per dire è volato al cielo? La cosa giusta da scrivere è: ha reso l'anima a Dio. Io devo dire all'anima mia: anima mia, con i peccati ti ho un pò peggiorata, da ora in poi iniziamo a trattarti meglio. Prima di farti commettere un sacco di errore iniziamo ad informarci e prima di fare peccati, piuttosto la morte che il peccato. Fallo per Me e per Te, lo faccio per Gesù e per me. Una vita bella la devo regalare a me - Dio farà i salti di gioia perchè è felice se tu inizi a vivere ma chi ne gode concretamente sarai tu. Perdonati. Ricorda però sempre tutto il male che hai fatto solo per ricordarti chi sei e per avere misericordia e compassione del prossimo.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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