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Il sublime fascino della giustizia

Le altre sei parti della virtù cardinale della giustizia: la gratitudine e la vendetta, la veracità e l'affabilità, la liberalità e l'equità. Loro vizi opposti. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", trentaquattresima puntata, 20 Giugno 2022

Gratitudine e vendetta (rettamente intesa): La gratitudine o riconoscenza - parte integrante della virtù della Giustizia, essere grati per un beneficio è un'atto dovuto. Quando si parla di giustizia, si parla di atti dovuti, non fare una cosa di giustizia è peccato. L'ingratitudine è una mancanza grave per i beneifici ricevuti. Questa gratitudine è dovuta a Dio, ai genitori, alle persone costituite in autorità e ai benefattori. Il ringraziamento è un'obbligo del beneficiato. Noi dobbiamo voler bene a chi ci ha fatto del bene. Quando ci fanno un regalo noi dobbiamo mostrare apprezzamento. Quale apprezzamento dovremmo avere per il dono dell'Eucarestia? Oggi c'è la piaga delle comunioni sacrileghe, ma nella mente del Signore Lui vorrebbe entrare nei cuori di tutti ma prima di falro entrare bisogna preparargli una degna accoglienza. Non fare la comunione è un'ingratitudine - non stare in condizione di non poterla fare è un'ingratitudine. E poi se è possibile bisogna ricompensare il benefattore con qualcosa che superi leggermente il dono. E' da confessare l'ingratitudine verso Dio. Può anche essere dovuta alla negligenza di ciò che abbiamo ricevuto ma non per questo è scusata. Gesù anche nel Vangelo si è lamentato dell'ingratitudine ( dei 10 lebbrosi, solo uno è tornato a ringraziare). Cosa analoga fece la Madonna a Fatima, Maria si è lamentata alle offese rivolte al suo Cuore Immacolato. Gesù chiede riparazione e anche la Madonna chiedono riparazioni. Sono i peccati che vanno riparati.

Vendetta: non è altro che il castigo inflitto al colpevole per i peccati o reati che ha commesso. Non è mai lecita la vendetta quando ha come fine la propria soddisfazione - tale disposizione è propria dell'odio - ma è lecita quando ha come fine l'emendamento del colpevole, quando ha come fine la pubblica quiete e sicurezza e terzo della Giustizia e dell'amor di Dio - salvo il rispetto delle debite circostanze. Fermo restando che la vendetta è semplicemente retribuzione di una pena in riparazione di un male grave. Non è mai lecito la vendetta privata ed ad un cristiano non è lecito il desiderio di vendicarsi. Chi si vendica avrà la vendetta del Signore (Siracide) e anche Gesù e san Paolo hanno detto che non ci si può vendicare ma sopportare le offese. San Giovanni Crisostomo ha detto che sarebbe il colmo dell'empietà sopportare le ingiustizie verso Dio - se le fanno a Dio dobbiamo ergerci, per esempio nella Bibbia si vede lo zelo di Elia - oggi non applicabile come è stato vissuto dal profeta - si vede anche Gesù nel famoso episodio dei mercanti dal Tempio. O nelle invettive sonore che ha rivolto contro i farisei prima della sua Passione. Lo zelo, che è la radice prima della vendetta - chi ha zelo non sopporta di vedere l'onore di Dio messo sotto i piedi e si erge. Ma dobbiamo fare attenzione perchè noi non possiamo fare come Elia o Gesù - la difesa dei diritti di Dio va compiuta con mezzi pacifici anche se fermi, mezzi pacati e proporzionati salvo sempre la competenza dell'autorità umana. Le autorità devono intervenire per giustizia, perchè il vilipedio alla religione è sempre un reato. Le reazioni private sono sempre pacifiche, pacate e proporzionate ma la competenza dell'autorità umane esige il loro intervento.

La Giustizia Divina esiste ed è inesorabile, non fa passare neanche una virgola e nessuno si sogni neanche la notte di dimenticarsi questa cosa in nome della Misericordia. Sono sullo stesso piano ma agiscono in maniera complementare. Dio rimette l'offesa fatta a sè, se non ci fosse la remissione di questa offesa andemmo tutti all'inferno. Ma rimettere l'offesa fatta a Dio o al prossimo non è rimettere la pena dovuta a quell'offesa, quelle si scontano tutti. Non si va all'inferno ma si va in Purgatorio. Noi dobbiamo sapere che anche per una bugia di scusa o di una parola inutile, noi dovremo rendere conto a Dio nel giorno del giudizio. E da quella parola inutile bisognerà purificarsi con pene qua o in Purgatorio. Molte malefette sfuggono alla giustizia umana, ma di fronte alla Giustizia Divina non la fa franca nessuno. Chi pensa di fare il furbetto o pensa di essere intoccabile, si diverta fino a quando può ma poi se la dovrà vedere con la Divina Giustizia. Ma anche noi ci dovremo andare.

La Vendetta - prosegue san Tommaso - è il giusto mezzo tra la crudeltà/durezza e la blandizia che difetta di eccessiva indugenza. Questi discorso valgono anche per i genitori, di quelle autorità anche ecclesiastiche nei compiti di governo. Il cardinal Petrocchi ripeteva ai sacerdoti che l'eccessiva severità ed indugenza sono entrambi difetti - però fa meno danni l'eccesso di severità che l'eccesso di indugenza. I reati comportano una pena e qual'è il motivo? Uno è punitivo in senso stretto, la retribuzione dell'atto - e la stessa cosa fa Gesù. Ciò per cui Nostro Signore ci infligge delle pene in questa vita: ha come fine la correzione e l'emendamento del colpevole, in modo che quando smette di fare reati lo fa per il bene suo e per l'umano consorzio. Gesù esercita la giustizia retributiva dopo la vita terrena ed è rigorosissima, in base ai meriti acquisiti avrai un grado di gloria, in base ai peccati commessi avrai un tot di pene e se non ti sei pentito e sei dannato, le sofferenze che potranno infliggerti i demoni non andranno al di là delle pene meritate. Se andrai in Paradiso avrai un grado di gloria in base ai meriti ricevuti. Può essere basso, medio, medio alto, alto, altissimo ecc... il nostro grado di gloria in Cielo sarà proporzionato in base ai nostri meriti, quante più opere buone avrai fatto e quanto meno peccati avrai fatto quanto più alto sarà il tuo grado di gloria. Quanto più hai espiato volontariamente i peccati commessi, tanto meno purgatorio ti farai. L'espiazione e la penitenza volontaria ci farà risparmiare Purgatorio e al tempo stesso - proprio perchè volontaria - ti proietta ad un alto grado di gloria. Se una persona non sa questa cose si perde una montagna di chanche nella vita terrena e dopo la morte queste possibilità non ci saranno più.

Veracità: consiste nel dichiarare senza alterazioni le cose che sono state, sono e saranno. Comprende il dire il vero. La fedeltà alla parola data. Questa bellissima virtù è assai rara ma molto necessaria tra le persone. Proviamo a pensare un mondo in cui nessuno menta e che tutti siano fedeli alla parola data. Che bel mondo sarebbe? I vizi opposti sono la menzogna - dichiarazione falsa fatta con l'intenzione di ingannare, può essere dannosa, che spesso è peccato mortale, le altre (giocosa e di scusa). Ma non devono essere commesse a cuor leggero perchè sono trasgressioni all'8° comandamento. Essere veraci non vuol dire tutto a tutti, ma dire sempre il vero. Non è detto che io debba dire tutto a tutti. Rispondere in maniera ambigua a chi fa domande indiscrete o inopportune non significa mentire, è quello che si deve fare per non mentire. Ed è importantissimo imparare questa tecnica. Noi dobbiamo avere in coscienza la possibilità di poter dire davanti a Dio e alle persone che io le bugie non le dico mai. Le bugie sono come le parolaccie, bisogna arrivare al grado in cui una persona dice che le bugie e parolaccie non le dice per nessun motivo. La simulazione differisce dalla menzogna: con la menzogna noi dichiariamo il falso con le opere, con la simulazione dichiriamo il falso con le opere ed azioni. Vale ciò che abbiamo detto con la menzogna. Non si può simulare. Senza simulare cose false è possibile nascondersi dietro qualche comportamento per non far capire ciò che non dev'essere fatto capire in certe circostanze. L'ipocrisia: è una forma di simulazione odiosa, consiste nella simulazione della santità o della retta intenzione allo scopo di apparire diverso da quello che si è o di tendere insidie al prossimo. Peccato mortale e particolarmente odioso a Dio. Non mostrarti per quello che tu non sei. Per nessun motivo. La millanteria, il millantato critico, quando uno dice cose di sè superiori alla realtà - e nasce dalla superbia e dalla vanagloria - è evitabile perfettamente solo dai perfetti - quindi ordinariamente è un peccato veniale. L'ironia, nel senso comune, è chi scherza o fa del sarcasmo o delle giocosità sulla realtà - non sempre è peccato ma l'ironia è il contrario della millanteria, è quella volontà di apparire umili o grandi peccatori allo scopo di ottenere attestati di santità. Camuffa delle forme assai raffinate di superbia. La veracità, non è peccato dire i propri peccati reali al prossimo ma è sconsigliato. Meno si parla delle nostre qualità megli è, è sempre peccato in nome dell'umiltà - sto facendo un digiuno e per qualche motivo devo rispondere a qualche domanda diretta dalla quale non posso sottrarmi, dico: sto facendo un digiuno. Gesù ha detto che non bisogna dirlo a nessuno di propria volontà o di desiderare che appaia che io lo sto facendo. L'amicizia o sarebbe meglio chiamarla affabilità, è quella virtù per mezzo della quale l'uomo tratta tutti nella vita quotidiana nel modo debito - assoluto rispetto sia nelle parole che nei fatti. E' una delle virtù gradite al Cielo. Quanto ci piacciono le persone garbate, cortese, gentile, che sorride, ecc.... I vizi opposti sono l'adulazione, cioè trattare il prossimo in modo da prendere le sue compiacenze, si ha quando un comportamento cattivo di una persona lo si adula - dentro questo orizzonte - compiacere il prossimo ed avvallarne i peccati - il confine con l'idolatria è molto labile. Le persone sono sempre povere persone, avere garbo, sorriso, garbo ecc... i doni che noi vediamo nelle altre persone dobbiamo attribuirle sempre a Dio. Non vanno rivolti complimenti al destinatario di qualche virtù ma a chi ce le dona. Poi c'è il litigio, vizio opposto all'adulazione. Avere atteggiamenti sgrarbati, aggressivi, contraddicendo il prossimo senza aver timore di contristarlo. I cristiani non sono adulatori e non sono nemmeno litigiosi. Ci sono dei difetti e mancanze del prossimo che non possono essere corretti, è inutile a litigare ma è meglio pregare. La liberalità ed equità. La liberalità è retto uso dei beni temporali, in particolare modo sul denaro. Noi sappiamo di questi argomenti parla la dottrina sociale della Chiesa - molti cristiani non hanno affatto una buona idea e non dispongono di un'adeguata formazione. Gesù ammonisce di un pericolo dell'uso distorto delle ricchezze: il ricco stolto o il ricco epulone senza nome che per aver usato le risorse solo per aver fatto bagordi è andato all'Inferno. In ogni caso Gesù ha sempre esortato un grande distacco almeno affettivo dalle ricchezze e dei beni. Di per sè le ricchezze sono un bene ma è difficile usarle secondo giustizia. Gesù condanna l'accumulo eccessivo delle ricchezze. O finalizzato a gozzoviglie e bagordi dimenticando il prossimo o il fatto che le ricchezze rischiano di impedire di compiere la volontà di Dio (il giovane ricco). Il fatto che questa cosa sia nella virtù cardinale della Giustizia ci fa capire che dare un'aiuto a chi è nel bisogno - non il mestierante - è un'atto di giustizia che è doveroso e non facoltativo. Se io ho la possibilità di aiutarlo e non lo aiuto è un problema. La dottrina della Chiesa - esiste la proprietà privata e dev'essere tutelata -è possibile possedere beni e ricchezze personali, tuttavia c'è il principio universale dei beni creati e ciò comporta che Dio ha costituito i ricchi perchè dessero i soldi a chi si trova nell'indigenza. Guai a chi campa per accumulare denari e bene e non arricchisce davanti a Dio. La liberalità ha due vizi oppposti: l'avarizia - già trattata (l'attaccamento al denaro è la fonte di tutti i mali) - e la prodigalità che consiste spendere denaro senza ritegno e solo per sè. Ed è la vera causa della povertà e del mondo. Qualche anno fa fu calcolato per che sfamare gli 850 milioni di persone che muoiono di fame, basterebbe non sprecare nulla. Qualche anno fa il don ha portato i ragazzi su una mostra sul cibo: ogni anno vengono sprecate nel mondo 1,3 miliardi di tonnellate di cibo. Con questa massa di cibo, sarebbero sfamate 3 miliardi circa di persone. 4 volte tanto il numero di persone che muoiono di fame. Chi si lamenta contro Dio perchè le persone muoiono di fame - Israele inizia ad allontarsi da Dio ed iniziano ad accadere le sciagure: ma di chi è la colpa? - dei mali presenti nel mondo siamo noi i colpevoli principali e i diavoli come istigatori. Attenzione a sprecare. Uno sperpero, buttare soldi sono soldi rubati ai poveri e bisogna confessare questa cosa. Se non indossi oltre un tot di scarpe o di vestiti, non ne comprare altri, dai i soldi in elemosina. Tutte queste cose, per chi aspira alla perfezione devono essere valori immagazzinati e metabolizzati.

Equità: molto importante, cioè la capacità di discernere l'eccezionalità di circostanze straordinarie che rendono la disapplicazione delle leggi nel caso concreto. Circostanze straordinarie esigono regimi straordinari. Questo vale per tutte le leggi umane comprese quelle ecclesiastiche - Summa Lex summa Iniuria (?)- cioè un'osservanza letteralistica e rigorosa della legge avulsa da certe circostanze genera un'ingiustizia. Le leggi umane - sia civili che ecclesiastiche - sono leggi generali ed astratte e non possono prevedere tutte le circostanze possibili. Questo giudizio va fatto dalla persona in coscienza (ben formata) davanti a Dio. La cogenza assoluta è solo della legge di Dio, se c'è una legge divina - comandamento formulato espressamente da Dio o scritto nella legge naturale lì non ci sono eccezzioni. Ma nelle leggi umane ed ecclesiastiche ci sono le eccezzioni. Dispense dalla legge divina o naturale non ci sono e non si possono darle. Il don cita un vecchio caso: padre, io sono sposato civilmente, faccio la comunione perchè sono andato a confessarmi nel santuario X e mi hanno detto che non si potrebbe fare ma tu sei una persona devota e mi prendo io (confessore) la responsabilità. Ma nenmeno il Papa potrebbe fare una cosa del genere. Lì stai di fronte ad una legge divina espressamente rivelata. Un battezzato può vivere l'unione matrimoniale e la sessualità solo nel sacramento del Matrimonio Sacramento. E questo è un diritto divino e non umano.

CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI

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