La temperanza è l'ultima virtù cardinale, ma importantissima perché senza di essa e le sue parti, non esiste e non può esistere nessun atto virtuoso. La vergogna e l'onestà caratteristiche strutturali della temperanza. Ciclo di catechesi "Vizi e virtù", trentottesima puntata, 18 Luglio 2022
Se non ci fosse questa virtù gli altri atti virtuosi resterebbero inibiti o inceppati; perchè se la nostra volontà non si distacca da tante cose di terra - piaceri di terra, passioni e sentimenti di terra, la vita secondo virtù ce la possiamo anche dimenticare. Le altre virtù che abbiamo visto ed analizzato non le metteremo in pratica perchè saremo in tutt'altre dinamiche invischiati ed inceppati. Ecco perchè i maestri di spirito sono stati particolarmente attenti e se non la esercitiamo non ci sono possibilità. Non illudiamoci che fuori dalla virtù della temperanza non si può combinare nulla e chi dicesse il contrario non sarebbe degno di essere ascoltato. Uno può contestare la pratica del digiuno dicendo che non servono a nulla, dicendo anche che c'è stato Gesù che ha già fatto tutto. Ahimè oggi questi discorsi si sentono anche laddove non dovrebbero sentirsi con grave danno per le anime e quindi attenzione perchè stiamo entrando nel rush finale del cammino di santificazione.
Sant'Agostino è stato uno dei più bravi ad individuare la definizione: la virtù che modera l'uso dei bene e dei piaceri sensibili. Cioè che cadono sotto l'oggetto dei 5 sensi (tatto, vista, gusto, udito ed olfatto) impedendo il desiderio e l'affetto per sè stessi e servendosene nei limiti delle necessità della vita presente. Moderare, cioè reprimere ogni uso che vada oltre il giusto e il necessario. Il cuore non può essere attaccato a nessuno dei beni e piaceri sensibili nè essi possono essere desiderati per sè stessi ma come mezzo per un fine. Il goloso mangia per il gusto di gustare i piaceri legati al gusto e quindi mangia più del dovuto. Il goloso vive per mangiare, desidera il mangiare per sè stesso. L'aspetto della gola è più importante di quanto si pensi. Generalmente è un'aspetto trascurato, perchè a meno che non si facciano eccessi generalmente i peccati di gola sono tutti veniali, ma la gola è istruttiva sotto questo punto di vista. Una persona che diventa obesa alla grande non ci diventa dall'oggi al domani, ma quanti atti di gola ha fatto per diventare così? Sono tutti peccati piccoli ma poi ti ritrovi obeso alla grande mettendo poi a repentaglio la salute del corpo rischiando di morire. Esistono delle situazioni in cui un malfunzionamento del corpo causi obesità (tiroide, problemi metabolici ecc...) ma nella stragrande maggioranza dei casi non funziona così. Sgombriano il campo da equivoci. Nel mondo c'è il culto della linea e uno per disprezzo potrebbe infischiarsene, ma è un discorso ingannevole e pericoloso. I Santi su questo argomento sono stati terribili su sè stessi, non mangiavano quasi. Andate a vedere la biografia del Curato d'Ars. O pensate ai grandi santi, una delle parti della temperanza è la mortificazione dei sensi dove ci sono stati fatti gesti anche forti. Gesti che oggi ci farebbero prendere un colpo. O sono stati scemi i Santi o siamo scemi noi - o c'è una terza possibilità. E non si può liquidare il discorso dicendo che era la mentalità del tempo. Ma quale sarebbe la logica che sottostà a questo discorso? C'è qualche logica? Vivere temperanti in tutto - l'uomo di Dio dev'essere temperante in tutto - vuol dire una vita regolata, moderata in cui il lasciarsi andare non c'è. Vuol dire che ti siedi a tavola - se vuoi entrare in quest'ottica - non puoi ingozzarti. Non ci si ubriaca mai e non si alza il gomito. Noi dobbiamo metterci in testa una cosa: se non ci diamo una regola non esiste nessuna possibilità di fare un'uso consono (dei beni sensibili), questa è esperienza di tutti. Qualsiasi cosa dilettevole ai sensi, se tu non la moderi sul nascere ne sarai dominato: il gioco, la televisione, il computer, i videogiochi, gli slot machine, il bere, il fumo, qualche alimento un pò così tipo i dolci ecc... il don ha sentito di gente capace di mangiarsi 3 chili di Nutella in una botta sola e di persone adulte. Le droghe, la musica, ecc... il Santo sa fare tutto ma su tutto esercita il controllo. Se sgarri una volta è la fine, per riprendere in mano la situazione si fa una fatica bestiale.
L'oggetto di questa virtù è la rimozione degli ostacoli a compiere il bene causati dalla presenza di beni dilettevoli che attraggono la volontà distogliendola dal bene da compiere. Una persona che non sa dominarsi nel guardare la televisione, supponiamo una sera che ci sia un'incontro di catechesi o un'ora santa o una veglia di preghiera. C'è la partita o un film bellissimo. Se la mia volontà si lascia attrarre dallo spettacolo sarò distolto dal bene da compiere. Noi non possiamo fare due cose in contemporanea; quando si impara a vivere nella divina volontà si santificano queste cose belle prendendo il Ti amo di Dio ma dentro questa virtù, non posso abbuffarmi per prendere i TI AMO di Dio in tutti i piatti. Bisogna sempre fare attenzione. Al don sembra di percepire quando riflette con la nostra umanità che è sempre un pò sul marcetto, la nostra volontà è terribile trovando le giustificazioni anche sante quando si mette in testa una cosa. Il don si augura che si diventa capaci di scovare le trappole della nostra volontà umana. Una persona che va a dire: non devi digiunare perchè lo ha già fatto gesù per te, che cosa ti sta dicendo? Ti sta insinuando il fatto che se fai una cosa del genere rischi di fare un'atto di ingratitudine verso Gesù. Cosa c'è sotto? Cosa sta facendo la volontà umana? Siccome a me di fare un digiuno non va, devo trovarmi un modo perchè non posso dire che non mi va, se sono una persona credente devo inventarmi qualcosa: magari dico: il Signore ha creato queste cose per me, me le prendo e poi metto un ti amo di Gesù. Se la volontà resta irretita nel mare dei piaceri e dilettevoli - come campa la gente in giro? La sintesi della felicità umana, ambita dalle persone è: mangiare, bere e divertirsi o gola e lussuria. Siamo d'accordo? Quanti si elevano al di sopra di questa piccola e povera vita ridotta al livello delle bestie? Perchè è così che si comportano gli animali: mangiano, bevono, si riproducono, se fa caldo vanno al fresco e viceversa; trovano gli ambienti più comodi. Ma noi siamo solo animali?
Compito della temperanza, chi è temperante ha un'animo nobile, non si abbassa a queste cose. I santi mangiavano con fatica perchè dovevano abbassarsi ad una cosa che mi accomuna con gli animali. Anche il discorso del galateo, che la gente sciocca ritiene cosa da snob o da quelli che provano a fare il conte e il marchese. Ma fu scritto da un prete. Le norme e i modi sono finalizzati a mangiare come figli di Dio. Usare sempre le posate è una mortificazione, mangiare il pollo con le posate ti dà una mortificazione perchè non lo puoi mangiare a morsi mortificando la voracità. E lo fai perchè sei un figlio di Dio e non ti abbassi anche in quell'atto a stili indegni. Una persona non va in giro vestita in maniera indegna, non ci va anche per un sano amore di sè, non vuol dire vestirsi di marca o altro, ma è uno stile. Il don non dimenticherà mai - quando era un vice parroco - che d'estate si metteva con il clerygman con le maniche corte e nel centro di Latina (dove stava) e due sacerdoti anziani e uno stava sempre in giacca (d'estate). E il don anziano diceva: non si va mai in giro con le braccia scoperte e il don non ci aveva mai pensato. Non è una cosa per un prete andare in giro a braccia scoperte. Se su alcune cose non te le dicono, cresci come un barbaro, non ne sei nemmeno consapevole. Ma non sta bene andare in giro sbracciati. Una donna che interiorizza un certo stile non cambierebbe mai il suo stile con uno peggiore. La modestia, temperanza, il digiuno, la sobrietà, la moderazione nel gioco, ecc... sono tutte parti della temperanza.
Dove la collochiamo l'umiltà, la virtù più importante di tutte? San Tommaso d'Aquino la colloca come parte della temperanza perchè la virtù dell'umiltà modera il desiderio della propria eccellenza, tutti noi siamo mezzi aspiranti megalomani e nessuno pensi di non esserlo. Le virtù della Madonna stanno su un'altro pianeta ma dove la Madonna è stata unica? Cosa ha guardato Dio in Maria? Dio ha guardato l'umiltà della sua serva. Senza umiltà nessuna virtù è tale. Se tu compi un'atto di carità per superbia - fai l'elemosina e suoni la tromba... a che serve a quell'atto lì? Il digiuno? Fai un digiuno e lo fai vedere al prossimo che lo fai... ma però quel digiuno non ha nessun valore agli occhi di Dio. I piaceri frenati da questa piccola e grande e virtù sono i piaceri del tatto e del gusto. La castità è una parte della virtù della temperanza, anche la continenza e la verginità. Vista, odorato ed olfatto. Noi con gli occhi non possiamo guardare ovunque, in televisione non si può guardare qualsiasi cosa. Non si possono vedere scene con sesso esplicito anche se due persone fossero sposate. Compito della temperanza non è eliminare i piaceri sensibili - non è peccato provare gusto nel mangiare e non è peccato provare piacere venereo negli atti sessuali all'interno del Sacramento del Matrimonio e non è peccato il diletto legato dalle immagini, suoni o odori. Ma la virtù della temperanza serve a condurci a farne (dei diletti ndr) l'uso strettamente necessario per la vita presente impedendo di fare di questi beni il fine ultimo della nostra vita. Noi non siamo fatti per queste cose. Se uno si legge il libro di Tenera Amata, tra le cose che racconta, è che in Paradiso non c'è il piacere venereo perchè per i Santi è roba troppo bassa per loro. Ma tutti i quanti diletti che in questo mondo rientrebbero nei piaceri da moderare - le pietanze succolenti, i vini prelibati ecc... noi pensiamo che ciò che ha detto Elia siano delle metafore; ma Tenera Amata dice che quelle cose ci stanno in Paradiso ma lì non c'è nessun pericolo nell'uso. E c'è la capacità perfettissima di goderne come beni accidentali dati da Dio come ulteriore fonte di godimento. Ma questo nell'altra vita.
Il fine della nostra vita non può mai coincidere con nessuna forma e nessun tipo di piacere sensibile come insegneva Epicuro passato impropriamente come filosofo. L'edonismo è stato insegnato da Epicuro che fa coincidere la felicità con il godimento dei piaceri sensibili, cosa significa essere felici? Goderti tutti i piaceri sensibili tutti quelli immaginabili. Ci sono dei cantautori italiani che hanno scritto queste cose nelle loro canzoni. Siamo d'accordo? Una persona che spendesse la vita per i piaceri...quando muore è tutto ok? Il Vangelo ci dice il caso del ricco Epulone e del povero Lazzaro. Poi se uno vuole prendere il Vangelo o ignorarlo o riscriverselo a propria immagine lo può fare.
La vergogna e l'onestà. Questi due sono elementi imprescindibili dell'esistenza di questa virtù. L'intemperante è uno svergognato, gli si potrebbe dire: ma non ti vergogni di fare queste cose? Di esprimerti in questo modo? Di vestirti in questo modo? Non hai un briciolo di senso sano di dignità della tua condizione di essere figlio di Dio? La vergogna è da intendersi non in maniera vaga ma nel timore delle cose turpe ed indecenti e deplorevoli. E la vergogna spinge a detestarle come la peste bubbonica. La vergogna porta ad opporsi a dei vizi contrari alla temperenza perchè ci si vergona, per esempio la vergogna di mostrarsi ubriachi, bello spettacolo un'ubriaco che ha il viso stravolto e che farfuglia, o la vergogna di esporre il proprio corpo alla vista altrui. Una donna non capisce che se si veste in un certo modo ha puntati addosso gli occhi di tutti? E questo lo vive come se niente fosse? La vergogna oggi non c'è più. Il don ha visto entrare in Chiesa, una persona stava in reggiseno, aveva questo top di pizzo e stava così. Ma questa cos'ha dentro la testa? Cosa gli devi dire? Padre Pio sbatteva in faccia la parola: svergognata. Una persona che si esprime con parolaccie, ma non si vergogna per nulla? La vergogna è una passione buona ed è funzionale alla temperanza. Anche quando uno s'abboffa, non ti vergogni? Perchè devi trasformare il tuo corpo e lo devi disfare? Non è un problema di linea ma di dignità? Magari imparassimo ad avere un pochino più di vergogna. Ma oggi la gente si vergogna di andare a confessarsi. Il peccato offende Dio e non il prete, ci si dovrebbe vergognare di aver commesso il peccato davanti a Dio non tanto di andarlo a confessare al prete. O chi si vergognerà di Gesù e delle sue Parole, Lui si vergognerà di chi lo farà. C'è gente che non si inginocchia in Chiesa, non fa il segno della croce in mensa, ecc... perchè chissà cosa pensa poi la gente di me... Noi non possiamo non fare una cosa perchè ci vergognamo di Dio. Potrebbe essere una cosa inopportuna, potrebbe non essere prudente da fare una cosa in un certo contesto ok, ecc.. ma se ti muove la vergogna a non fare il gesto questo non va bene. Noi ci vergognamo delle cose turpi e non delle parole di Gesù.
L'onestà che è l'altra disposizione strutturale della temperanza è amore verso tutto ciò che è buono e virtuoso, innanzitutto dal punto di vista intellettuale e spirituale e anche sul piano dell'utile e del dilettevole. L'onestà è amore verso ciò è virtù. Non è l'onestà in senso civile, è un'altro concetto. E' l'amore del bene e della virtù in sè stessa considerata. In questa onestà confluiscono il bene, l'utile e dilettevole. Sono aspetti diversi ma confluenti. Ciò che è bello, utile e dilettevole non è ipso fatco onesto, ma lo è quando è oggettivamente tale.
Il vizio opposto è l'intemperanza, il desiderio di godere di tutti i piaceri sensibili senza alcun freno, qua siamo però nel campo della volontarietà. Perchè sui piaceri si getta e se li vuole godere. Gli atti d'intemperanza producono sempre danni gravi anche quando non siano mortali. Un peccato produce tanto più male sia in chi lo compie sia fuori di lui tanto più è volontario. Poi, quando c'è anche la materia grave è mortale. Ma un peccato volontario in senso stretto, dove la volontà si posa con un'atto elettivo e libero, produce danni anche se la materia è lieve e danni seri. Gli atti intemperanti sono sempre volontari e quindi producono sempre danni gravi ma sopratutto degradano la persona rendendola simile alle bestie. Per gli animali irragionevoli ha ragione Epicuro, per loro la felicità è il godimento dei piaceri sensibili perchè sono gli unici proporzionati al loro status ed al loro grado di essere. Non hanno l'anima spirituale, non hanno la chiamata alla beatitudine, non vedranno Dio. Oltre che degradanti sono atti sempre disonoranti perchè i piaceri del tatto - come il gusto - san Tommaso dice che sono quelli che offluscano la ragione ed impediscono di compiere la virtù. Se uno avesse un minimo di vergogna certe questioni non sarebbero nemmeno posti. La vergogna dobbiamo farla uscire per queste cose. Essere svergognati è un peccato. Intemperanza è sinonimo di turpitudine e conduce al degrado e alla dissolutezza. Guardiamoci intorno.
Senza questa virtù (temperanza) non si va da nessuna parte
CICLO DI CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI
Se non ci fosse questa virtù gli altri atti virtuosi resterebbero inibiti o inceppati; perchè se la nostra volontà non si distacca da tante cose di terra - piaceri di terra, passioni e sentimenti di terra, la vita secondo virtù ce la possiamo anche dimenticare. Le altre virtù che abbiamo visto ed analizzato non le metteremo in pratica perchè saremo in tutt'altre dinamiche invischiati ed inceppati. Ecco perchè i maestri di spirito sono stati particolarmente attenti e se non la esercitiamo non ci sono possibilità. Non illudiamoci che fuori dalla virtù della temperanza non si può combinare nulla e chi dicesse il contrario non sarebbe degno di essere ascoltato. Uno può contestare la pratica del digiuno dicendo che non servono a nulla, dicendo anche che c'è stato Gesù che ha già fatto tutto. Ahimè oggi questi discorsi si sentono anche laddove non dovrebbero sentirsi con grave danno per le anime e quindi attenzione perchè stiamo entrando nel rush finale del cammino di santificazione.
Sant'Agostino è stato uno dei più bravi ad individuare la definizione: la virtù che modera l'uso dei bene e dei piaceri sensibili. Cioè che cadono sotto l'oggetto dei 5 sensi (tatto, vista, gusto, udito ed olfatto) impedendo il desiderio e l'affetto per sè stessi e servendosene nei limiti delle necessità della vita presente. Moderare, cioè reprimere ogni uso che vada oltre il giusto e il necessario. Il cuore non può essere attaccato a nessuno dei beni e piaceri sensibili nè essi possono essere desiderati per sè stessi ma come mezzo per un fine. Il goloso mangia per il gusto di gustare i piaceri legati al gusto e quindi mangia più del dovuto. Il goloso vive per mangiare, desidera il mangiare per sè stesso. L'aspetto della gola è più importante di quanto si pensi. Generalmente è un'aspetto trascurato, perchè a meno che non si facciano eccessi generalmente i peccati di gola sono tutti veniali, ma la gola è istruttiva sotto questo punto di vista. Una persona che diventa obesa alla grande non ci diventa dall'oggi al domani, ma quanti atti di gola ha fatto per diventare così? Sono tutti peccati piccoli ma poi ti ritrovi obeso alla grande mettendo poi a repentaglio la salute del corpo rischiando di morire. Esistono delle situazioni in cui un malfunzionamento del corpo causi obesità (tiroide, problemi metabolici ecc...) ma nella stragrande maggioranza dei casi non funziona così. Sgombriano il campo da equivoci. Nel mondo c'è il culto della linea e uno per disprezzo potrebbe infischiarsene, ma è un discorso ingannevole e pericoloso. I Santi su questo argomento sono stati terribili su sè stessi, non mangiavano quasi. Andate a vedere la biografia del Curato d'Ars. O pensate ai grandi santi, una delle parti della temperanza è la mortificazione dei sensi dove ci sono stati fatti gesti anche forti. Gesti che oggi ci farebbero prendere un colpo. O sono stati scemi i Santi o siamo scemi noi - o c'è una terza possibilità. E non si può liquidare il discorso dicendo che era la mentalità del tempo. Ma quale sarebbe la logica che sottostà a questo discorso? C'è qualche logica? Vivere temperanti in tutto - l'uomo di Dio dev'essere temperante in tutto - vuol dire una vita regolata, moderata in cui il lasciarsi andare non c'è. Vuol dire che ti siedi a tavola - se vuoi entrare in quest'ottica - non puoi ingozzarti. Non ci si ubriaca mai e non si alza il gomito. Noi dobbiamo metterci in testa una cosa: se non ci diamo una regola non esiste nessuna possibilità di fare un'uso consono (dei beni sensibili), questa è esperienza di tutti. Qualsiasi cosa dilettevole ai sensi, se tu non la moderi sul nascere ne sarai dominato: il gioco, la televisione, il computer, i videogiochi, gli slot machine, il bere, il fumo, qualche alimento un pò così tipo i dolci ecc... il don ha sentito di gente capace di mangiarsi 3 chili di Nutella in una botta sola e di persone adulte. Le droghe, la musica, ecc... il Santo sa fare tutto ma su tutto esercita il controllo. Se sgarri una volta è la fine, per riprendere in mano la situazione si fa una fatica bestiale.
L'oggetto di questa virtù è la rimozione degli ostacoli a compiere il bene causati dalla presenza di beni dilettevoli che attraggono la volontà distogliendola dal bene da compiere. Una persona che non sa dominarsi nel guardare la televisione, supponiamo una sera che ci sia un'incontro di catechesi o un'ora santa o una veglia di preghiera. C'è la partita o un film bellissimo. Se la mia volontà si lascia attrarre dallo spettacolo sarò distolto dal bene da compiere. Noi non possiamo fare due cose in contemporanea; quando si impara a vivere nella divina volontà si santificano queste cose belle prendendo il Ti amo di Dio ma dentro questa virtù, non posso abbuffarmi per prendere i TI AMO di Dio in tutti i piatti. Bisogna sempre fare attenzione. Al don sembra di percepire quando riflette con la nostra umanità che è sempre un pò sul marcetto, la nostra volontà è terribile trovando le giustificazioni anche sante quando si mette in testa una cosa. Il don si augura che si diventa capaci di scovare le trappole della nostra volontà umana. Una persona che va a dire: non devi digiunare perchè lo ha già fatto gesù per te, che cosa ti sta dicendo? Ti sta insinuando il fatto che se fai una cosa del genere rischi di fare un'atto di ingratitudine verso Gesù. Cosa c'è sotto? Cosa sta facendo la volontà umana? Siccome a me di fare un digiuno non va, devo trovarmi un modo perchè non posso dire che non mi va, se sono una persona credente devo inventarmi qualcosa: magari dico: il Signore ha creato queste cose per me, me le prendo e poi metto un ti amo di Gesù. Se la volontà resta irretita nel mare dei piaceri e dilettevoli - come campa la gente in giro? La sintesi della felicità umana, ambita dalle persone è: mangiare, bere e divertirsi o gola e lussuria. Siamo d'accordo? Quanti si elevano al di sopra di questa piccola e povera vita ridotta al livello delle bestie? Perchè è così che si comportano gli animali: mangiano, bevono, si riproducono, se fa caldo vanno al fresco e viceversa; trovano gli ambienti più comodi. Ma noi siamo solo animali?
Compito della temperanza, chi è temperante ha un'animo nobile, non si abbassa a queste cose. I santi mangiavano con fatica perchè dovevano abbassarsi ad una cosa che mi accomuna con gli animali. Anche il discorso del galateo, che la gente sciocca ritiene cosa da snob o da quelli che provano a fare il conte e il marchese. Ma fu scritto da un prete. Le norme e i modi sono finalizzati a mangiare come figli di Dio. Usare sempre le posate è una mortificazione, mangiare il pollo con le posate ti dà una mortificazione perchè non lo puoi mangiare a morsi mortificando la voracità. E lo fai perchè sei un figlio di Dio e non ti abbassi anche in quell'atto a stili indegni. Una persona non va in giro vestita in maniera indegna, non ci va anche per un sano amore di sè, non vuol dire vestirsi di marca o altro, ma è uno stile. Il don non dimenticherà mai - quando era un vice parroco - che d'estate si metteva con il clerygman con le maniche corte e nel centro di Latina (dove stava) e due sacerdoti anziani e uno stava sempre in giacca (d'estate). E il don anziano diceva: non si va mai in giro con le braccia scoperte e il don non ci aveva mai pensato. Non è una cosa per un prete andare in giro a braccia scoperte. Se su alcune cose non te le dicono, cresci come un barbaro, non ne sei nemmeno consapevole. Ma non sta bene andare in giro sbracciati. Una donna che interiorizza un certo stile non cambierebbe mai il suo stile con uno peggiore. La modestia, temperanza, il digiuno, la sobrietà, la moderazione nel gioco, ecc... sono tutte parti della temperanza.
Dove la collochiamo l'umiltà, la virtù più importante di tutte? San Tommaso d'Aquino la colloca come parte della temperanza perchè la virtù dell'umiltà modera il desiderio della propria eccellenza, tutti noi siamo mezzi aspiranti megalomani e nessuno pensi di non esserlo. Le virtù della Madonna stanno su un'altro pianeta ma dove la Madonna è stata unica? Cosa ha guardato Dio in Maria? Dio ha guardato l'umiltà della sua serva. Senza umiltà nessuna virtù è tale. Se tu compi un'atto di carità per superbia - fai l'elemosina e suoni la tromba... a che serve a quell'atto lì? Il digiuno? Fai un digiuno e lo fai vedere al prossimo che lo fai... ma però quel digiuno non ha nessun valore agli occhi di Dio. I piaceri frenati da questa piccola e grande e virtù sono i piaceri del tatto e del gusto. La castità è una parte della virtù della temperanza, anche la continenza e la verginità. Vista, odorato ed olfatto. Noi con gli occhi non possiamo guardare ovunque, in televisione non si può guardare qualsiasi cosa. Non si possono vedere scene con sesso esplicito anche se due persone fossero sposate. Compito della temperanza non è eliminare i piaceri sensibili - non è peccato provare gusto nel mangiare e non è peccato provare piacere venereo negli atti sessuali all'interno del Sacramento del Matrimonio e non è peccato il diletto legato dalle immagini, suoni o odori. Ma la virtù della temperanza serve a condurci a farne (dei diletti ndr) l'uso strettamente necessario per la vita presente impedendo di fare di questi beni il fine ultimo della nostra vita. Noi non siamo fatti per queste cose. Se uno si legge il libro di Tenera Amata, tra le cose che racconta, è che in Paradiso non c'è il piacere venereo perchè per i Santi è roba troppo bassa per loro. Ma tutti i quanti diletti che in questo mondo rientrebbero nei piaceri da moderare - le pietanze succolenti, i vini prelibati ecc... noi pensiamo che ciò che ha detto Elia siano delle metafore; ma Tenera Amata dice che quelle cose ci stanno in Paradiso ma lì non c'è nessun pericolo nell'uso. E c'è la capacità perfettissima di goderne come beni accidentali dati da Dio come ulteriore fonte di godimento. Ma questo nell'altra vita.
Il fine della nostra vita non può mai coincidere con nessuna forma e nessun tipo di piacere sensibile come insegneva Epicuro passato impropriamente come filosofo. L'edonismo è stato insegnato da Epicuro che fa coincidere la felicità con il godimento dei piaceri sensibili, cosa significa essere felici? Goderti tutti i piaceri sensibili tutti quelli immaginabili. Ci sono dei cantautori italiani che hanno scritto queste cose nelle loro canzoni. Siamo d'accordo? Una persona che spendesse la vita per i piaceri...quando muore è tutto ok? Il Vangelo ci dice il caso del ricco Epulone e del povero Lazzaro. Poi se uno vuole prendere il Vangelo o ignorarlo o riscriverselo a propria immagine lo può fare.
La vergogna e l'onestà. Questi due sono elementi imprescindibili dell'esistenza di questa virtù. L'intemperante è uno svergognato, gli si potrebbe dire: ma non ti vergogni di fare queste cose? Di esprimerti in questo modo? Di vestirti in questo modo? Non hai un briciolo di senso sano di dignità della tua condizione di essere figlio di Dio? La vergogna è da intendersi non in maniera vaga ma nel timore delle cose turpe ed indecenti e deplorevoli. E la vergogna spinge a detestarle come la peste bubbonica. La vergogna porta ad opporsi a dei vizi contrari alla temperenza perchè ci si vergona, per esempio la vergogna di mostrarsi ubriachi, bello spettacolo un'ubriaco che ha il viso stravolto e che farfuglia, o la vergogna di esporre il proprio corpo alla vista altrui. Una donna non capisce che se si veste in un certo modo ha puntati addosso gli occhi di tutti? E questo lo vive come se niente fosse? La vergogna oggi non c'è più. Il don ha visto entrare in Chiesa, una persona stava in reggiseno, aveva questo top di pizzo e stava così. Ma questa cos'ha dentro la testa? Cosa gli devi dire? Padre Pio sbatteva in faccia la parola: svergognata. Una persona che si esprime con parolaccie, ma non si vergogna per nulla? La vergogna è una passione buona ed è funzionale alla temperanza. Anche quando uno s'abboffa, non ti vergogni? Perchè devi trasformare il tuo corpo e lo devi disfare? Non è un problema di linea ma di dignità? Magari imparassimo ad avere un pochino più di vergogna. Ma oggi la gente si vergogna di andare a confessarsi. Il peccato offende Dio e non il prete, ci si dovrebbe vergognare di aver commesso il peccato davanti a Dio non tanto di andarlo a confessare al prete. O chi si vergognerà di Gesù e delle sue Parole, Lui si vergognerà di chi lo farà. C'è gente che non si inginocchia in Chiesa, non fa il segno della croce in mensa, ecc... perchè chissà cosa pensa poi la gente di me... Noi non possiamo non fare una cosa perchè ci vergognamo di Dio. Potrebbe essere una cosa inopportuna, potrebbe non essere prudente da fare una cosa in un certo contesto ok, ecc.. ma se ti muove la vergogna a non fare il gesto questo non va bene. Noi ci vergognamo delle cose turpi e non delle parole di Gesù.
L'onestà che è l'altra disposizione strutturale della temperanza è amore verso tutto ciò che è buono e virtuoso, innanzitutto dal punto di vista intellettuale e spirituale e anche sul piano dell'utile e del dilettevole. L'onestà è amore verso ciò è virtù. Non è l'onestà in senso civile, è un'altro concetto. E' l'amore del bene e della virtù in sè stessa considerata. In questa onestà confluiscono il bene, l'utile e dilettevole. Sono aspetti diversi ma confluenti. Ciò che è bello, utile e dilettevole non è ipso fatco onesto, ma lo è quando è oggettivamente tale.
Il vizio opposto è l'intemperanza, il desiderio di godere di tutti i piaceri sensibili senza alcun freno, qua siamo però nel campo della volontarietà. Perchè sui piaceri si getta e se li vuole godere. Gli atti d'intemperanza producono sempre danni gravi anche quando non siano mortali. Un peccato produce tanto più male sia in chi lo compie sia fuori di lui tanto più è volontario. Poi, quando c'è anche la materia grave è mortale. Ma un peccato volontario in senso stretto, dove la volontà si posa con un'atto elettivo e libero, produce danni anche se la materia è lieve e danni seri. Gli atti intemperanti sono sempre volontari e quindi producono sempre danni gravi ma sopratutto degradano la persona rendendola simile alle bestie. Per gli animali irragionevoli ha ragione Epicuro, per loro la felicità è il godimento dei piaceri sensibili perchè sono gli unici proporzionati al loro status ed al loro grado di essere. Non hanno l'anima spirituale, non hanno la chiamata alla beatitudine, non vedranno Dio. Oltre che degradanti sono atti sempre disonoranti perchè i piaceri del tatto - come il gusto - san Tommaso dice che sono quelli che offluscano la ragione ed impediscono di compiere la virtù. Se uno avesse un minimo di vergogna certe questioni non sarebbero nemmeno posti. La vergogna dobbiamo farla uscire per queste cose. Essere svergognati è un peccato. Intemperanza è sinonimo di turpitudine e conduce al degrado e alla dissolutezza. Guardiamoci intorno.
Senza questa virtù (temperanza) non si va da nessuna parte
CICLO DI CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI
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