La morte di un cristiano segna la data dell'agognato ritorno a casa, consentendo di cominciare a vivere la pienezza della beatitudine. Questo è vero solo se si è vissuti in grazia, preparandosi ogni giorno alla morte corporale e se si muore in grazia di Dio. Ciclo di catechesi: "I Novissimi. La morte e la vita del mondo che verrà", quinta puntata, Lunedì 10 Ottobre 2022
Nostro Signore è entrato nella morte per distruggerla. Oggi concluderemo il tema della morte. La visione cristiana della morte, la morte come il ritorno in Patria. Noi dovremmo aspettare il giorno della morte come un ritorno a casa. Al don gli viene in mente i film dello Hobbit quando Torin ScudodiQuercia vede la montagna occupata dal drago cattivo dice: casa nostra. C'è una canzone mariana che dice: andrò a veder Maria, in Cielo Patria Mia. Un cristiano che abbia paura della morte ha qualche problema. Noi cristiani siamo amanti della vita, ma per noi la morte è la vita. Noi siamo qua sulla Terra ma la nostra patria in Cielo - stiamo sulla terra gustando le cose che Dio ci dona, lavorando per Lui, stando in comunione con Lui, conoscendo tante bellezze e delizie però è sempre poca roba rispetto a quello che ci attende. Basta sentirsi il ciclo di catechesi di Tenera Amata per renderci (in parte) conto di ciò che ci aspetta in Paradiso come gloria accidentale. Ciò che addolora il don e dal quale si è chiamato fuori dai tempi che abbiamo vissuto (Covid e pandemia) è il terrore della morte che la pandemia ha scatenato. Se un trilionesimo dello zelo per salvarsi dalla morte biologica fosse trasferito per salvarsi dalla morte eterna - che è l'unico problema - avremmo svoltato alla grande.
La morte come ritorno in Patria, andiamo a casa nostra. La casa nostra è la Santa Chiesa di Cristo. Non ci sono altre case. Malridotta, in crisi purtroppo ma la Chiesa terrena è travagliata ma la Chiesa di Cristo ha tre dimensioni: noi stiamo in comunione con i Santi del Cielo, tutti quelli che vogliamo, noi siamo membri della Chiesa cattolica i cui membri insigni che hanno superato la prova e che stanno in Cielo sono amici nostri. Poi ci sono le anime sante del Purgatorio, si stanno purificando e poi ci stiamo noi. Nel seno della Chiesa terrena ci stanno tanti peccatori, i peccatori impenitenti anche non battezzati non fanno parte della Chiesa - sono corpi estranei. Noi non sappiamo chi siano, perchè qua sulla Terra un santo potrebbe all'ultimo cadere e un peccatore doc potrebbe convertirsi. Qua sulla terra non si danno giudizi definitivi. Anche in questo tempo travagliato con situazioni estremamente dolorosi ci stanno in giro dei Santi e che il Signore ce li faccia conoscere adesso. Qua abbiamo una casa che può essere devastata, occupata, picconata, malridotta (come disse Gesù a san Francesco) ecc... ma noi non dobbiamo guardare a questa. Noi siamo in una dimensione storica ma la Chiesa ha conosciuto tempi di gloria - per esempio il 13° secolo e anche momenti belli seppur travagliati. Noi dobbiamo sempre stare dentro la Chiesa e non dobbiamo fare pazzie. La Casa nostra non si abbandona e non si deve lasciare per nessun motivo.
Lettera ai Filippesi - 1 -- 21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; -- San Paolo
Morire (per san Paolo) è un guadagano. Cioè che noi andiamo a stare meglio, abbiamo più risorse, godere di più beni ecc.. però l'apostolo aggiunge che non sa cosa scegliere se andare con Gesù o lavorare con frutto in Terra. Un don potrebbe dire: ammesso che io non faccia danni alle anime, ma se Tu dovessi servirti di qualche cosa di me per fare qualcosa di bene, se così fosse il don sarebbe pronto a rimanere. La stessa cosa vale per noi: noi dovremmo dire: desidero restare sul pianeta Terra fino a quando non avrò adempiuto la mia missione (che il Signore ci ha assegnato) fino alla fine. Quello che Gesù disse sulla Croce: Tutto è compiuto. Noi dobbiamo fare fino in fondo la nostra missione e poi - suggerimento del don - non abbiamo troppa presta, se si muore troppo presto senza aver fatto abbastanza penitenza ci si fa tanto Purgatorio. Il don esorta - in modo libero e volontario a fare penitenza aggiuntiva - perchè noi siamo obbligati a fare la penitenza che ti dà il confessore e basta assieme ai due digiuni che la Chiesa ti chiede all'anno. Cosa vuoi offrire al Signore? Quanto ti senti di pagare per espiare i tuoi peccati? Alla morte dobbiamo arrivarci con i conti pagati altrimenti si pagano dopo. Davanti a Dio non ci sono parzialità di persone, non ci sono i figli dell'oca bianca.
Seconda lettera ai Corinzi - 5 "..6Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – 7camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, 8siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore..."
San Paolo gioca sul termine esilio. Il verbo greco è essere in esilio, echdemos (?) lontano dalla casa. Siamo pieni di fiducia, perchè Nostro Signore ci vuole con Lui in Cielo. Siamo soltanto noi che possiamo chiuderci a questa prospettiva e ahimè non è difficile chiudersi. Siamo consapevoli fino a quando abitiano nel corpo siamo lontani dal Signore. Noi attraverso la fede, i sacramenti, l'amore ecc.. possiamo avvicinarci al Signore ma è una vicinanza vissuta nella Fede. Se tu impari a stare davanti al SS Sacramento vivrai delle cose meravigliose ma sembre velate dalla Fede e non gusti la bellezza dell'umanità di Gesù. Beato chi abita la tua casa (dice un salmo) che sempre canta le tue lodi...l'anima mia non pensa ad altro..noi dovremmo stare sempre in questa attitudine. Se Nostro Signore ci dicesse: debiti pagati, missione finita e stasera si muore. Riusciresti a fare le capriole? Il don conosce fedeli che se sentono queste cose si scandalizzano, penserebbero che il don sia matto. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, chiosando un pò scrive che Grazie a Cristo la morte cristiana ha un significato positivo. Se muoriamo con Lui vivremo con Lui - se moriamo con Lui - ma questo non è vero per tutti. Noi dobbiamo morire in stato di Grazia, significa morire da suo amico non morire come una persona che sono 50 anni che non entra in Chiesa e ci entra solo in orizzontale per il suo funerale. Noi non possiamo dare giudizi sull'eventuale persone che sono 50 anni che non entra in Chiesa, non possiamo dire che questa persona stia all'inferno - non è automatico. A dare giudizi sulla persona ci pensa Dio. Però se la definisce questa cosa come probabile fermo restando l'imponderabile, noi non possiamo spingersi oltre ai fatti oggettivi e non possiamo spingerci a giudicare le persone; ma di per sè questo comportamento indifferente o sprezzante non è una cosa gradita al Cielo e che ti porta in Paradiso a meno che non ci siano delle circostanze soggettive della persona che attenuino le responsabilità della persona. Se moriamo senza di Lui vivremo senza di Lui.
E' un crimine contro la nostra anima andare a morire senza una preparazione remota o prossima - san Paolo scrive che ogni giorno affronta la morte. Ogni sera noi dovremmo dire: se il Signore mi chiamasse a sè, sarei pronto? La preparazione prossima prevede possibilmente la confessione generale della propria vita, olio santo, viatico, preghiere di raccomandazione dell'anima, coroncina della misericordia per i moribondi....acchiappare tutto. Noi non possiamo violentare la libertà di un familiare, se non vuole non puoi costringerlo. Però ci sta un sacco di gente che pensa: se vede un prete il moribondo pensa che sta per morire, o chiamano il prete lo chiamano quando la persona non capisce più nulla. Al massimo il prete gli può dare l'olio santo ma il moribondo non può fare la confessione e non può prendere il Viatico. E non è la stessa cosa avere avuto queste due cose. Dentro la dinamica come ritorno in patria ci sono degli atteggiamenti molto cristiani con cui affrontare la morte. Dobbiamo ricordare che la morte è la soddisfazione estrema per il peccato, noi moriamo perchè c'è stato il peccato originale. La morte è stata comminata da Dio ad Adamo. Per fare pensare la quaresima devi pensare alla tua morte. La mortificazione dei tuoi sensi, di tutte quelle cose che ti possono portare alla morte eterna se non le fai morire in questa vita. Quindi una persona dovrebbe dire: io muoio come atto di obbedienza, mi sta bene affrontare questo atto di umiliazione. E te la offro volentieri la mia morte. Tutta l'umanità era contenuta in Adamo. E quindi muoio offrendo questa espiazione estrema (ha senso farlo in una vita cristiana di espiazione). Non date retta a chi va dire in giro che questo non serva. Questa cosa è contraddetta da una moltitudine di serie di Santi che hanno detto l'incontrario. Un vescovo, prete ecc.. non può dire cose che non siano cattoliche, è una cosa gravissima che accada tutto ciò. Sant'Alfonso diceva che se una persona è capace - nell'imminenza della morte - di mettersi davanti a Dio dicendo: Signore mio, ti offro volentieri la mia vita che Tu mi hai donato, è giusto che io muoia ed accetto eventuali sofferenze che il Signore mi manderà. E' lecito assumere la morfina ed antidolorifici o cure palliativi ma la Chiesa afferma che è lodevole - non lo chiede - chi in tutto o in parte rinuncia volendo offrire le sue sofferenze a sconto dei suoi peccati. Una persona che non ce la faccia non fa peccato nel prendere la morfina. Se ci fosse qualcuno spinto da spirito eroico è anche tanto Purgatorio risparmiato. Una persona può compiere un gesto d'amore...c'è una dimensione agapica: se non muoio non potrò godere di Dio, noi godremo di Dio, in un certo senso peculiare accidentale anche Dio godrà di noi. La tua e la mia anima l'ha fatta Lui, non c'è in giro un'altra anima uguale alla mia, se la tua manca all'appello.... è una sfumatura che è del tutto peculiare...Tenera Amata dice che i Beati ne soffrono. Un'anima nuova apporta dei diletti celesti propri. Qua - sulla terra - è tutto alterato, ecc.. qua non funzionano come dovuto, ma noi dobbiamo ricordarci che l'anima l'abbiamo comunque e l'importante è andare in Paradiso. L'essersi realizzato sulla terra non è la cosa più importante. Sant'Alfonso diceva - in sostanza - che chi accetta la propria morte così com'è e ne fa un dono - non passa per il Purgatorio. Perchè sta facendo in maniera perfettissima - sono più meritorie le penitenze che ci manda Nostro Signore piuttosto quelle che ci scegliamo noi, anche se ce le dobbiamo scegliere perchè abbiamo il merito. Prima si fanno quelle che ci manda Dio e poi gliene offriamo noi. La morte come gesto supremo d'amore. E poi si torna dal Padre, alla Patria Beata. Si varca la Soglie del Cielo. Morendo si nasce alla Vita. La festa di san Pio è il 23 settembre 1968, è nato al Cielo. I martiri andavano al martirio cantando i Salmi anche se venivano sbranati dai leoni. Non era un fiction. Ma come si fa morire cantando se tu non hai pensato tutti i giorni alla morte del Signore? E magari uno potrebbe dire: hai versato il sangue e anch'io voglio versarlo con te Gesù.
Il quarto aspetto è la Grazia. Lo Spirito Santo è presente in noi attraverso la Grazia ci porta in Cielo. Ed è per questo che va vissuta - la preparazione alla morte - anche in modo remoto. Pensiamoci adesso. Una messa in più o in meno al momento della morte pesano così una confessione in più o in meno pesano. Investiamo in esso. Non è obbligatorio andare a Messa tutti i giorni o fare confessioni molto ravvicinate, non è obbligatorio pregare e/o fare penitenza tanto ma se non le facciamo non arriveremo alla morte come chi le avrà fatta. Si muore come si è vissuti. Il Signore segna tutto nel suo Libro e quello che gli abbiamo dato ce lo darà in cambio. Quanto gli hai dato di te stesso? Tanto Lui ti darà al momento dell'incontro. Ed è giusto che sia così. Noi abbiamo degli alleati, al momento della morte arrivano i diavoli per fare gli ultimi assalti ma abbiamo il Rosario e la Madonna - si muore con il rosario stretto tra le dita e con il nome di Gesù e di Maria sulle labbra e abbiamo anche l'Angelo Custode da invocare. L'Angelo Custode è importantissimo perchè sarà Lui a condurci dopo la morte al giudizio di Dio. Perchè tutto questo si avveri, la morte è una cosa alla quale ci si deve preparare...la recita dell'Ave Maria, o la preghiera di un tempo era: salvaci dalla morte improvvisa. Oggi si reputa beato chi muore (per esempio nel sonno)...ma sarà vero? La morte improvvisa è una disgrazia perchè non ti consente di prepararti e di offrirla al Signore. Il patrono della Buona Morte è San Giuseppe, perchè la tradizione più che attendibile ci ha tramandato prima che Gesù iniziasse la vita pubblica e quindi ha avuto il dono di morire tra le braccia di Gesù e di Maria e per questo è considerato patrono della buona morte. Ma non limitiamoci a pregare san Giuseppe solo nell'ora della nostra morte.
Non facciamo i fanatici, la morte mantiene una valenza di per sè non positiva, non ci sarebbe dovuta stare. Il fatto che il nostro corpo diventi cibo per vermi non è proprio il top. Gesù ha pianto sulla tomba di Lazzaro, Gesù è stato il suo migliore amico. Gesù - si vede benissimo negli scritti di Luisa Piccarreta non stava piangendo per il suo amico ma contemplare anche questo orrore, la morte è comunque l'estrema conseguenza del peccato. E Dio non può tollerare il peccato.....non gli piace l'effetto prodotto dal peccato. La morte dev'essere distrutta, Gesù l'ha vinta e noi non ancora no. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte. La morte è redente e trasformata nella vita di un cristiano - però sarebbe stato meglio se non ci fosse stata. Il Catechismo della Chiesa Cattolica nel 1013 parla esplicetamente della Reincarnzione.
1013 La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell'uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo. Quando è « finito l'unico corso della nostra vita terrena », 597 noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. « È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta » (Eb 9,27). Non c'è « reincarnazione » dopo la morte.
E' dottrina eretica (la reincarnazione), condannata senz'appello. Chi professa la reincarnazione dopo la morte è fuori dalla Chiesa.
CICLO DI CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI
Nostro Signore è entrato nella morte per distruggerla. Oggi concluderemo il tema della morte. La visione cristiana della morte, la morte come il ritorno in Patria. Noi dovremmo aspettare il giorno della morte come un ritorno a casa. Al don gli viene in mente i film dello Hobbit quando Torin ScudodiQuercia vede la montagna occupata dal drago cattivo dice: casa nostra. C'è una canzone mariana che dice: andrò a veder Maria, in Cielo Patria Mia. Un cristiano che abbia paura della morte ha qualche problema. Noi cristiani siamo amanti della vita, ma per noi la morte è la vita. Noi siamo qua sulla Terra ma la nostra patria in Cielo - stiamo sulla terra gustando le cose che Dio ci dona, lavorando per Lui, stando in comunione con Lui, conoscendo tante bellezze e delizie però è sempre poca roba rispetto a quello che ci attende. Basta sentirsi il ciclo di catechesi di Tenera Amata per renderci (in parte) conto di ciò che ci aspetta in Paradiso come gloria accidentale. Ciò che addolora il don e dal quale si è chiamato fuori dai tempi che abbiamo vissuto (Covid e pandemia) è il terrore della morte che la pandemia ha scatenato. Se un trilionesimo dello zelo per salvarsi dalla morte biologica fosse trasferito per salvarsi dalla morte eterna - che è l'unico problema - avremmo svoltato alla grande.
La morte come ritorno in Patria, andiamo a casa nostra. La casa nostra è la Santa Chiesa di Cristo. Non ci sono altre case. Malridotta, in crisi purtroppo ma la Chiesa terrena è travagliata ma la Chiesa di Cristo ha tre dimensioni: noi stiamo in comunione con i Santi del Cielo, tutti quelli che vogliamo, noi siamo membri della Chiesa cattolica i cui membri insigni che hanno superato la prova e che stanno in Cielo sono amici nostri. Poi ci sono le anime sante del Purgatorio, si stanno purificando e poi ci stiamo noi. Nel seno della Chiesa terrena ci stanno tanti peccatori, i peccatori impenitenti anche non battezzati non fanno parte della Chiesa - sono corpi estranei. Noi non sappiamo chi siano, perchè qua sulla Terra un santo potrebbe all'ultimo cadere e un peccatore doc potrebbe convertirsi. Qua sulla terra non si danno giudizi definitivi. Anche in questo tempo travagliato con situazioni estremamente dolorosi ci stanno in giro dei Santi e che il Signore ce li faccia conoscere adesso. Qua abbiamo una casa che può essere devastata, occupata, picconata, malridotta (come disse Gesù a san Francesco) ecc... ma noi non dobbiamo guardare a questa. Noi siamo in una dimensione storica ma la Chiesa ha conosciuto tempi di gloria - per esempio il 13° secolo e anche momenti belli seppur travagliati. Noi dobbiamo sempre stare dentro la Chiesa e non dobbiamo fare pazzie. La Casa nostra non si abbandona e non si deve lasciare per nessun motivo.
Lettera ai Filippesi - 1 -- 21Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. 22Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa scegliere. 23Sono stretto infatti fra queste due cose: ho il desiderio di lasciare questa vita per essere con Cristo, il che sarebbe assai meglio; -- San Paolo
Morire (per san Paolo) è un guadagano. Cioè che noi andiamo a stare meglio, abbiamo più risorse, godere di più beni ecc.. però l'apostolo aggiunge che non sa cosa scegliere se andare con Gesù o lavorare con frutto in Terra. Un don potrebbe dire: ammesso che io non faccia danni alle anime, ma se Tu dovessi servirti di qualche cosa di me per fare qualcosa di bene, se così fosse il don sarebbe pronto a rimanere. La stessa cosa vale per noi: noi dovremmo dire: desidero restare sul pianeta Terra fino a quando non avrò adempiuto la mia missione (che il Signore ci ha assegnato) fino alla fine. Quello che Gesù disse sulla Croce: Tutto è compiuto. Noi dobbiamo fare fino in fondo la nostra missione e poi - suggerimento del don - non abbiamo troppa presta, se si muore troppo presto senza aver fatto abbastanza penitenza ci si fa tanto Purgatorio. Il don esorta - in modo libero e volontario a fare penitenza aggiuntiva - perchè noi siamo obbligati a fare la penitenza che ti dà il confessore e basta assieme ai due digiuni che la Chiesa ti chiede all'anno. Cosa vuoi offrire al Signore? Quanto ti senti di pagare per espiare i tuoi peccati? Alla morte dobbiamo arrivarci con i conti pagati altrimenti si pagano dopo. Davanti a Dio non ci sono parzialità di persone, non ci sono i figli dell'oca bianca.
Seconda lettera ai Corinzi - 5 "..6Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – 7camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, 8siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore..."
San Paolo gioca sul termine esilio. Il verbo greco è essere in esilio, echdemos (?) lontano dalla casa. Siamo pieni di fiducia, perchè Nostro Signore ci vuole con Lui in Cielo. Siamo soltanto noi che possiamo chiuderci a questa prospettiva e ahimè non è difficile chiudersi. Siamo consapevoli fino a quando abitiano nel corpo siamo lontani dal Signore. Noi attraverso la fede, i sacramenti, l'amore ecc.. possiamo avvicinarci al Signore ma è una vicinanza vissuta nella Fede. Se tu impari a stare davanti al SS Sacramento vivrai delle cose meravigliose ma sembre velate dalla Fede e non gusti la bellezza dell'umanità di Gesù. Beato chi abita la tua casa (dice un salmo) che sempre canta le tue lodi...l'anima mia non pensa ad altro..noi dovremmo stare sempre in questa attitudine. Se Nostro Signore ci dicesse: debiti pagati, missione finita e stasera si muore. Riusciresti a fare le capriole? Il don conosce fedeli che se sentono queste cose si scandalizzano, penserebbero che il don sia matto. Il Catechismo della Chiesa Cattolica, chiosando un pò scrive che Grazie a Cristo la morte cristiana ha un significato positivo. Se muoriamo con Lui vivremo con Lui - se moriamo con Lui - ma questo non è vero per tutti. Noi dobbiamo morire in stato di Grazia, significa morire da suo amico non morire come una persona che sono 50 anni che non entra in Chiesa e ci entra solo in orizzontale per il suo funerale. Noi non possiamo dare giudizi sull'eventuale persone che sono 50 anni che non entra in Chiesa, non possiamo dire che questa persona stia all'inferno - non è automatico. A dare giudizi sulla persona ci pensa Dio. Però se la definisce questa cosa come probabile fermo restando l'imponderabile, noi non possiamo spingersi oltre ai fatti oggettivi e non possiamo spingerci a giudicare le persone; ma di per sè questo comportamento indifferente o sprezzante non è una cosa gradita al Cielo e che ti porta in Paradiso a meno che non ci siano delle circostanze soggettive della persona che attenuino le responsabilità della persona. Se moriamo senza di Lui vivremo senza di Lui.
E' un crimine contro la nostra anima andare a morire senza una preparazione remota o prossima - san Paolo scrive che ogni giorno affronta la morte. Ogni sera noi dovremmo dire: se il Signore mi chiamasse a sè, sarei pronto? La preparazione prossima prevede possibilmente la confessione generale della propria vita, olio santo, viatico, preghiere di raccomandazione dell'anima, coroncina della misericordia per i moribondi....acchiappare tutto. Noi non possiamo violentare la libertà di un familiare, se non vuole non puoi costringerlo. Però ci sta un sacco di gente che pensa: se vede un prete il moribondo pensa che sta per morire, o chiamano il prete lo chiamano quando la persona non capisce più nulla. Al massimo il prete gli può dare l'olio santo ma il moribondo non può fare la confessione e non può prendere il Viatico. E non è la stessa cosa avere avuto queste due cose. Dentro la dinamica come ritorno in patria ci sono degli atteggiamenti molto cristiani con cui affrontare la morte. Dobbiamo ricordare che la morte è la soddisfazione estrema per il peccato, noi moriamo perchè c'è stato il peccato originale. La morte è stata comminata da Dio ad Adamo. Per fare pensare la quaresima devi pensare alla tua morte. La mortificazione dei tuoi sensi, di tutte quelle cose che ti possono portare alla morte eterna se non le fai morire in questa vita. Quindi una persona dovrebbe dire: io muoio come atto di obbedienza, mi sta bene affrontare questo atto di umiliazione. E te la offro volentieri la mia morte. Tutta l'umanità era contenuta in Adamo. E quindi muoio offrendo questa espiazione estrema (ha senso farlo in una vita cristiana di espiazione). Non date retta a chi va dire in giro che questo non serva. Questa cosa è contraddetta da una moltitudine di serie di Santi che hanno detto l'incontrario. Un vescovo, prete ecc.. non può dire cose che non siano cattoliche, è una cosa gravissima che accada tutto ciò. Sant'Alfonso diceva che se una persona è capace - nell'imminenza della morte - di mettersi davanti a Dio dicendo: Signore mio, ti offro volentieri la mia vita che Tu mi hai donato, è giusto che io muoia ed accetto eventuali sofferenze che il Signore mi manderà. E' lecito assumere la morfina ed antidolorifici o cure palliativi ma la Chiesa afferma che è lodevole - non lo chiede - chi in tutto o in parte rinuncia volendo offrire le sue sofferenze a sconto dei suoi peccati. Una persona che non ce la faccia non fa peccato nel prendere la morfina. Se ci fosse qualcuno spinto da spirito eroico è anche tanto Purgatorio risparmiato. Una persona può compiere un gesto d'amore...c'è una dimensione agapica: se non muoio non potrò godere di Dio, noi godremo di Dio, in un certo senso peculiare accidentale anche Dio godrà di noi. La tua e la mia anima l'ha fatta Lui, non c'è in giro un'altra anima uguale alla mia, se la tua manca all'appello.... è una sfumatura che è del tutto peculiare...Tenera Amata dice che i Beati ne soffrono. Un'anima nuova apporta dei diletti celesti propri. Qua - sulla terra - è tutto alterato, ecc.. qua non funzionano come dovuto, ma noi dobbiamo ricordarci che l'anima l'abbiamo comunque e l'importante è andare in Paradiso. L'essersi realizzato sulla terra non è la cosa più importante. Sant'Alfonso diceva - in sostanza - che chi accetta la propria morte così com'è e ne fa un dono - non passa per il Purgatorio. Perchè sta facendo in maniera perfettissima - sono più meritorie le penitenze che ci manda Nostro Signore piuttosto quelle che ci scegliamo noi, anche se ce le dobbiamo scegliere perchè abbiamo il merito. Prima si fanno quelle che ci manda Dio e poi gliene offriamo noi. La morte come gesto supremo d'amore. E poi si torna dal Padre, alla Patria Beata. Si varca la Soglie del Cielo. Morendo si nasce alla Vita. La festa di san Pio è il 23 settembre 1968, è nato al Cielo. I martiri andavano al martirio cantando i Salmi anche se venivano sbranati dai leoni. Non era un fiction. Ma come si fa morire cantando se tu non hai pensato tutti i giorni alla morte del Signore? E magari uno potrebbe dire: hai versato il sangue e anch'io voglio versarlo con te Gesù.
Il quarto aspetto è la Grazia. Lo Spirito Santo è presente in noi attraverso la Grazia ci porta in Cielo. Ed è per questo che va vissuta - la preparazione alla morte - anche in modo remoto. Pensiamoci adesso. Una messa in più o in meno al momento della morte pesano così una confessione in più o in meno pesano. Investiamo in esso. Non è obbligatorio andare a Messa tutti i giorni o fare confessioni molto ravvicinate, non è obbligatorio pregare e/o fare penitenza tanto ma se non le facciamo non arriveremo alla morte come chi le avrà fatta. Si muore come si è vissuti. Il Signore segna tutto nel suo Libro e quello che gli abbiamo dato ce lo darà in cambio. Quanto gli hai dato di te stesso? Tanto Lui ti darà al momento dell'incontro. Ed è giusto che sia così. Noi abbiamo degli alleati, al momento della morte arrivano i diavoli per fare gli ultimi assalti ma abbiamo il Rosario e la Madonna - si muore con il rosario stretto tra le dita e con il nome di Gesù e di Maria sulle labbra e abbiamo anche l'Angelo Custode da invocare. L'Angelo Custode è importantissimo perchè sarà Lui a condurci dopo la morte al giudizio di Dio. Perchè tutto questo si avveri, la morte è una cosa alla quale ci si deve preparare...la recita dell'Ave Maria, o la preghiera di un tempo era: salvaci dalla morte improvvisa. Oggi si reputa beato chi muore (per esempio nel sonno)...ma sarà vero? La morte improvvisa è una disgrazia perchè non ti consente di prepararti e di offrirla al Signore. Il patrono della Buona Morte è San Giuseppe, perchè la tradizione più che attendibile ci ha tramandato prima che Gesù iniziasse la vita pubblica e quindi ha avuto il dono di morire tra le braccia di Gesù e di Maria e per questo è considerato patrono della buona morte. Ma non limitiamoci a pregare san Giuseppe solo nell'ora della nostra morte.
Non facciamo i fanatici, la morte mantiene una valenza di per sè non positiva, non ci sarebbe dovuta stare. Il fatto che il nostro corpo diventi cibo per vermi non è proprio il top. Gesù ha pianto sulla tomba di Lazzaro, Gesù è stato il suo migliore amico. Gesù - si vede benissimo negli scritti di Luisa Piccarreta non stava piangendo per il suo amico ma contemplare anche questo orrore, la morte è comunque l'estrema conseguenza del peccato. E Dio non può tollerare il peccato.....non gli piace l'effetto prodotto dal peccato. La morte dev'essere distrutta, Gesù l'ha vinta e noi non ancora no. L'ultimo nemico ad essere annientato sarà la morte. La morte è redente e trasformata nella vita di un cristiano - però sarebbe stato meglio se non ci fosse stata. Il Catechismo della Chiesa Cattolica nel 1013 parla esplicetamente della Reincarnzione.
1013 La morte è la fine del pellegrinaggio terreno dell'uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per decidere il suo destino ultimo. Quando è « finito l'unico corso della nostra vita terrena », 597 noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. « È stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta » (Eb 9,27). Non c'è « reincarnazione » dopo la morte.
E' dottrina eretica (la reincarnazione), condannata senz'appello. Chi professa la reincarnazione dopo la morte è fuori dalla Chiesa.
CICLO DI CATECHESI DI DON LEONARDO MARIA POMPEI
Commenti
Posta un commento