In questo secondo incontro dobbiamo riflettere quanto è utile ricordarsi dei Novissimi.
Siracide 7 - 36 In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.
Geremia, Lamentazioni capitolo 1
"..[9]La sua sozzura è nei lembi della sua veste, non pensava alla sua fine; essa è caduta in modo sorprendente e ora nessuno la consola. «Guarda, Signore, la mia miseria, perché il nemico ne trionfa»...."
La ragione per cui il ricordo dei novissimi è chiara: il fine - che dovrebbe ispirare l'uomo nel suo operato dovrebbe essere il fine al quale è diretta la sua esistenza cioè i Novissimi. Tutte le persone operano per un fine, l'azione più vera è quella orientata verso il quale siamo stati creati. Blaise Pascal diceva che la stima dei valori umani e temporali si capisce dall'esistenza affermata o negata di una vita futura. Il pensiero dei novissimi porta a farsi alcune salutari domande ed alcune salutari considerazioni: quando ci si sente tentati ad offendere Dio uno dovrebbe chiedersi: al momento della morte avrei voluto fare questo peccato? La morte bussa sempre alla mia vita e non pensarlo porta a comportarmi da stolto ("..16Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". 20Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio"... Luca 12). Quando sarò davanti al Tribunale di Dio cosa penserò del fatto che ho passato la mia vita in ozio e senza frutto meritando la sorte del servo malvagio e pigro che non ha voluto mettere in gioco il suo talento? San Luigi Gonzaga diceva quando compiva un'azione: a che mi serve (l'azione) per l'eternità? San Bernardo diceva che ogni tempo non speso per Dio è perduto.
Schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi studierò di guadagnarmi questo Cielo che a detta degli Apostoli costa molte tribolazioni. Sant'Agostino dice che la considerazione della sentenza del Siracide - ricordati dei novissimi e non peccherai in eterno - è la distruzione della vanità, superbia, lussuria ecc.. mentre è il fondamento dell'ordine, disciplina, il fondamento della Santità e il fondamento della salute eterna. Applichiamo a noi stessi questo modo di pensare: farei io questo se dovessi morire in questo momento?
Siracide 28, versetto 6: "..6Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti…"
Inoltre il pensiero della morte rivela la verità sulla nostra vita. La vita non è tua ma è un dono che ti è stato dato. Un'altra verità è: se la vita ha una fine significa che è un'opportunità unica che non può essere sciupata. Un'altra verità: non sempre puoi avere quello che vuoi, nessuno vuole la morte per sé. Nulla sulla terra ci appartiene veramente, in quanto siamo su questa terra come dei pellegrini e prima o poi dovremo lasciare tutto. Il pensiero dei novissimi conduce a fare tutte le nostre azioni come vorremo averle fatte quando compariremo di fronte a tutto il mondo e al Supremo Tribunale di Dio. In quel giorno Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e metterà di fronte a tutti i segreti dei cuori. Nulla di cui è nascosto che non sarà manifestato. Non facciamo cose di cui ce ne pentiremo eternamente. Il pensiero dei novissimi ci porta a schivare ciò che potrebbe farci piangere per l'eternità: il peccato e l'impenitenza. Il pensiero dei novissimi mi porta a studiare come compiere buoni azioni per poi meritarmi una buona ricca mercede in Cielo. Sant'Agostino, nel bel mezzo dei suoi piaceri, malgrado i suoi sforzi con cui cercava di soffocare (la coscienza? Il don non lo dice) diceva al suo amico: verrà un giorno che riceveremo la ricompensa del Bene o del Male che abbiamo compiuto lungo la vita. Abbandoniamo la strada del crimine ed imbocchiamo la strada che hanno seguito i Santi. La memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi.
Il non dimenticare che sono prossimi i nostri novissimi. Gesù quando ne parla non dà la possibilità di pensare che siano una cosa che non ci riguardi o se ci riguarda siano cose di un futuro molto lontano. Luca 12- 20. Marco 13,30. Luca 21,34. Dunque pensando agli ultimi fini non si cade e chi è caduto si rialza. San Gregorio dice che noi cessiamo di peccare quanto temiamo i tormenti futuri. Nel salmo 9 il salmista mette in rilievo i pensieri che induco l'empio ad essere malvagio.
L'empio insolente disprezza il Signore: «Dio non se ne cura: Dio non esiste»; questo è il suo pensiero. (25 - salmo 9)
27 Egli pensa: «Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure».
32 Egli pensa: «Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla».
In sintesi potremmo dire che i pensieri che inducono le persone a diventare malvagi è la dimenticanza dei novissimi. La ragione è ben spiegata nell'Imitazione di Cristo: se pensassi più spesso alla morte saresti più pronto a correggerti e valutassi le pene dell'Inferno o del Purgatorio sopporteresti di più il rigore su questa terra ma poiché questi pensieri non arrivano fino al cuore, continuiamo a rimanere freddi ed inattivi. Nella Gaudio et Spes si legge: la speranza escatologica non diminuisce l'importanza degli impegni terreni ma dà nuovi motivi per l'attuazione di essi. Se manca la base religiosa e la base futura la dignità della natura umana viene lesa in modo assai grave e gli enigmi della morte e del dolore rimangono senza soluzione e le persone sprofondano nella disperazione. Nell'Evangelo come mi è stato rivelato, un'opera di Maria Valtorta al libro sesto Gesù dice: chi è nato muore, lo sapete. Ma non finisce la vita con un'altra forma - le persone (riassunto) ricevono o un premio a chi fu giusto o un castigo a chi fu malvagio; questo pensiero di certo giudizio non sia di paralisi nel vivere o nel morire. Ma sia un pungolo che sproni al bene e tenga lontano dal peccato.
Un'anima religiosa, entrando in cielo, confidava ancora a Josefa*: «- Come si vedono diversamente le cose terrene, quando si passa all'eternità! Le cariche non sono niente agli occhi di Dio: solo conta la purità d'intenzione con cui vengono adempiute, anche nelle più piccole azioni. La terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è amata!... Ah, la vita, per lunga che sia, è nulla in paragone dell'eternità! Se si sapesse ciò che è un istante solo passato in purgatorio e come l'anima si strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore!». (*Suor Josefa Menendez)
Diceva uno scrittore e saggista francese: vi può essere solo una tristezza per l'uomo: non essere santo. La santità è un dovere per tutti e non un lusso per pochi (Santa Madre Teresa di Calcutta).
Racconto: Un missionario che era vissuto in Cina per molti anni e un cantante che vi era rimasto per 2 settimane, tornarono negli Stati Uniti a bordo della stessa nave. Quando attraccarono a New York il missionario vide una gran folla ad attendere il cantante: Signore, non capisco - mormorò il missionario - ho dedicato 42 anni della mia vita alla Cina e lui c'è rimasto solo 2 settimane eppure ci sono migliaia di persone che gli danno il bentornato a casa, mentre per me non c'è nessuno. E il Signore gli rispose: figliolo, ma tu non sei ancora a casa.
Meditazione di don Silvestro Zammarelli
Siracide 7 - 36 In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.
Geremia, Lamentazioni capitolo 1
"..[9]La sua sozzura è nei lembi della sua veste, non pensava alla sua fine; essa è caduta in modo sorprendente e ora nessuno la consola. «Guarda, Signore, la mia miseria, perché il nemico ne trionfa»...."
La ragione per cui il ricordo dei novissimi è chiara: il fine - che dovrebbe ispirare l'uomo nel suo operato dovrebbe essere il fine al quale è diretta la sua esistenza cioè i Novissimi. Tutte le persone operano per un fine, l'azione più vera è quella orientata verso il quale siamo stati creati. Blaise Pascal diceva che la stima dei valori umani e temporali si capisce dall'esistenza affermata o negata di una vita futura. Il pensiero dei novissimi porta a farsi alcune salutari domande ed alcune salutari considerazioni: quando ci si sente tentati ad offendere Dio uno dovrebbe chiedersi: al momento della morte avrei voluto fare questo peccato? La morte bussa sempre alla mia vita e non pensarlo porta a comportarmi da stolto ("..16Poi disse loro una parabola: "La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. 17Egli ragionava tra sé: "Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? 18Farò così - disse -: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. 19Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!". 20Ma Dio gli disse: "Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?". 21Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio"... Luca 12). Quando sarò davanti al Tribunale di Dio cosa penserò del fatto che ho passato la mia vita in ozio e senza frutto meritando la sorte del servo malvagio e pigro che non ha voluto mettere in gioco il suo talento? San Luigi Gonzaga diceva quando compiva un'azione: a che mi serve (l'azione) per l'eternità? San Bernardo diceva che ogni tempo non speso per Dio è perduto.
Schiverò il peccato e praticherò la virtù. Mi studierò di guadagnarmi questo Cielo che a detta degli Apostoli costa molte tribolazioni. Sant'Agostino dice che la considerazione della sentenza del Siracide - ricordati dei novissimi e non peccherai in eterno - è la distruzione della vanità, superbia, lussuria ecc.. mentre è il fondamento dell'ordine, disciplina, il fondamento della Santità e il fondamento della salute eterna. Applichiamo a noi stessi questo modo di pensare: farei io questo se dovessi morire in questo momento?
Siracide 28, versetto 6: "..6Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti…"
Inoltre il pensiero della morte rivela la verità sulla nostra vita. La vita non è tua ma è un dono che ti è stato dato. Un'altra verità è: se la vita ha una fine significa che è un'opportunità unica che non può essere sciupata. Un'altra verità: non sempre puoi avere quello che vuoi, nessuno vuole la morte per sé. Nulla sulla terra ci appartiene veramente, in quanto siamo su questa terra come dei pellegrini e prima o poi dovremo lasciare tutto. Il pensiero dei novissimi conduce a fare tutte le nostre azioni come vorremo averle fatte quando compariremo di fronte a tutto il mondo e al Supremo Tribunale di Dio. In quel giorno Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e metterà di fronte a tutti i segreti dei cuori. Nulla di cui è nascosto che non sarà manifestato. Non facciamo cose di cui ce ne pentiremo eternamente. Il pensiero dei novissimi ci porta a schivare ciò che potrebbe farci piangere per l'eternità: il peccato e l'impenitenza. Il pensiero dei novissimi mi porta a studiare come compiere buoni azioni per poi meritarmi una buona ricca mercede in Cielo. Sant'Agostino, nel bel mezzo dei suoi piaceri, malgrado i suoi sforzi con cui cercava di soffocare (la coscienza? Il don non lo dice) diceva al suo amico: verrà un giorno che riceveremo la ricompensa del Bene o del Male che abbiamo compiuto lungo la vita. Abbandoniamo la strada del crimine ed imbocchiamo la strada che hanno seguito i Santi. La memoria dei novissimi procura tutti questi vantaggi.
Il non dimenticare che sono prossimi i nostri novissimi. Gesù quando ne parla non dà la possibilità di pensare che siano una cosa che non ci riguardi o se ci riguarda siano cose di un futuro molto lontano. Luca 12- 20. Marco 13,30. Luca 21,34. Dunque pensando agli ultimi fini non si cade e chi è caduto si rialza. San Gregorio dice che noi cessiamo di peccare quanto temiamo i tormenti futuri. Nel salmo 9 il salmista mette in rilievo i pensieri che induco l'empio ad essere malvagio.
L'empio insolente disprezza il Signore: «Dio non se ne cura: Dio non esiste»; questo è il suo pensiero. (25 - salmo 9)
27 Egli pensa: «Non sarò mai scosso, vivrò sempre senza sventure».
32 Egli pensa: «Dio dimentica, nasconde il volto, non vede più nulla».
In sintesi potremmo dire che i pensieri che inducono le persone a diventare malvagi è la dimenticanza dei novissimi. La ragione è ben spiegata nell'Imitazione di Cristo: se pensassi più spesso alla morte saresti più pronto a correggerti e valutassi le pene dell'Inferno o del Purgatorio sopporteresti di più il rigore su questa terra ma poiché questi pensieri non arrivano fino al cuore, continuiamo a rimanere freddi ed inattivi. Nella Gaudio et Spes si legge: la speranza escatologica non diminuisce l'importanza degli impegni terreni ma dà nuovi motivi per l'attuazione di essi. Se manca la base religiosa e la base futura la dignità della natura umana viene lesa in modo assai grave e gli enigmi della morte e del dolore rimangono senza soluzione e le persone sprofondano nella disperazione. Nell'Evangelo come mi è stato rivelato, un'opera di Maria Valtorta al libro sesto Gesù dice: chi è nato muore, lo sapete. Ma non finisce la vita con un'altra forma - le persone (riassunto) ricevono o un premio a chi fu giusto o un castigo a chi fu malvagio; questo pensiero di certo giudizio non sia di paralisi nel vivere o nel morire. Ma sia un pungolo che sproni al bene e tenga lontano dal peccato.
Un'anima religiosa, entrando in cielo, confidava ancora a Josefa*: «- Come si vedono diversamente le cose terrene, quando si passa all'eternità! Le cariche non sono niente agli occhi di Dio: solo conta la purità d'intenzione con cui vengono adempiute, anche nelle più piccole azioni. La terra e tutto ciò che contiene sono poca cosa... tuttavia quanto è amata!... Ah, la vita, per lunga che sia, è nulla in paragone dell'eternità! Se si sapesse ciò che è un istante solo passato in purgatorio e come l'anima si strugge e si consuma per il desiderio di vedere Nostro Signore!». (*Suor Josefa Menendez)
Diceva uno scrittore e saggista francese: vi può essere solo una tristezza per l'uomo: non essere santo. La santità è un dovere per tutti e non un lusso per pochi (Santa Madre Teresa di Calcutta).
Racconto: Un missionario che era vissuto in Cina per molti anni e un cantante che vi era rimasto per 2 settimane, tornarono negli Stati Uniti a bordo della stessa nave. Quando attraccarono a New York il missionario vide una gran folla ad attendere il cantante: Signore, non capisco - mormorò il missionario - ho dedicato 42 anni della mia vita alla Cina e lui c'è rimasto solo 2 settimane eppure ci sono migliaia di persone che gli danno il bentornato a casa, mentre per me non c'è nessuno. E il Signore gli rispose: figliolo, ma tu non sei ancora a casa.
Meditazione di don Silvestro Zammarelli
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