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Catechesi sulle beatitudini 1 incontro: introduzione (I parte)

Don Silvestro riprende le sue catechesi volendo proporre ai suoi ascoltatori un cammino di santità che mira alla conquista del cielo e quindi partono le sue catechesi sulle beatitudini

Cosa bisogna fare per andare in Paradiso e conquistare il Cielo? Non si può parlare di queste realtà senza indicarne la via. Il don vuole trattare in queste catechesi cosa bisogna fare per diventare un buon cristiano. La giusta definizione di un cattolico è colui che prende sul serio la salvezza della propria anima. Noi vogliamo essere tra quelli che prendono sul serio la salvezza della propria anima.

Gesù inizia la sua predicazione invitando al cambiamento, Gesù chiama alla conversione e a credere al Vangelo. Chi è disposto a cambiare prende sul serio la salvezza della propria anima, ma chi non è disposto a cambiare è come colui che costruisce la propria casa sulla sabbia. Bisogna non solo ascoltare Gesù ma mettere in pratica gli insegnamenti di Gesù cioè cambiare vita. Ed è questo il motivo per cui molti non si convertono. Se vuoi vivere la fede devi cambiare la vita. Perché è vero che Dio mi ama per come sono, ma non mi vuole come sono. San Paolo, scrivendo agli Efesini dice che devono deporre l'uomo vecchio, che si corrompe dietro alle passioni ingannatrici. L'essere cristiano non è questione di esteriorità o di apparenza ma consiste nell'essere un'uomo nuovo. Conta l'essere nuova creatura. E credere non significa adesione intellettuale a ciò che è stato rivelato, per esempio dire: sono credente ma non praticante.

Nel linguaggio biblico il sapiente non è il vero cultore ma piuttosto l'uomo di Fede. Cioè l'uomo giusto. Più praticherai la giustizia più crescerà la Fede e viceversa. La sapienza della fede è sapienza vitale e non intellettuale è fede che si trasforma in vita. Se conosci le Scritture ma non riesci a svolgere i due precetti (amerai Dio e il prossimo) allora non le hai capite - Sant'Agostino. Una fede che rimane nell'intelletto non può essere considerata fede. Il segno dell'essere cristiano non è da ricercarsi al di fuori di me, ma al di didentro di me. Ciò che dice che io sono diventato cristiano non è indossare un crocifisso, avere la statua della Madonna in casa ecc... non è nemmeno il fatto che io preghi o vada in Chiesa. La stessa comunione che posso fare tutti i giorni non può dire che io sia cristiano, se da essa io non mi faccio cambiare. Chi comprende l'Eucarestia brucia d'amore. In quel pane c'è il fuoco dello spirito che brucia ogni mediocrità. L'eucarestia è finalizzata al nostro cambiamento. Ciò che manifesta la mia conversione è il mio cambiamento. Ed è un cambiamento che parte dal di dentro come appunto raccomanda San Paolo nella lettera ai Romani

Lettera ai Romani - 12 "...2Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto…."

Il fatto che dice che io sia diventato cristiano è che io sono una creatura nuova. Da qua la pratica del cambio del nome che si usa negli ordini religiosi. Che significa che non mi riconosco più quello che ero, nella storia della mia vita c'è un prima e un dopo, e c'è un cambiamento (nuovo e migliore) in quello che ero. Il don ricorda l'inizio del suo cammino di conversione: era appena morto un suo cugino e lui sentiva un'amica della sua inconsolabile zia parlare del Paradiso. Il don ascoltava nel silenzio e meditava le parole nel cuore chiedendosi: se il Paradiso esiste, se Gesù esiste e se i suoi insegnamenti sono veri allora la mia vita deve cambiare. Da qua la domanda che sorge nel cuore all'inizio di chi si converte. San Paolo ha chiesto al Signore: che devo fare? Il Signore non nega mai risposta a questa domanda, anche quando sa che la sua risposta non sarà accolta, come nel caso del giovane ricco o come quando sa che la domanda è stata fatta solo per metterlo alla prova - come il dottore della Legge. Ma badate che mai il Signore banalizza questa domanda con risposte statiche ma con risposte dinamiche. Al giovane ricco risponde con la proposta di un cammino di perfezione che consiste nel seguirlo, al dottore della Legge lo invita a mettere in pratica le cose che sa. Vedete come la conoscenza religiosa e di fede non può restare solo a livello intellettuale. E a San Paolo lo invita ad alzarsi per mettersi in obbedienza alla Chiesa di Dio. Per un cristiano non è possibile pensare alla propria missione sulla terra senza concepirla come un cammino di santità, ogni Santo è un progetto del Padre per riflettere ed incarnare - in un momento determinato della Storia - un'aspetto del Vangelo. La chiamata alla santità Dio la rivolge ad ognuno di noi, anche a te.

CICLO DI CATECHESI DEL DON

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