Don Silvestro spiega i novissimi ( Morte, Giudizio, inferno, Paradiso). Nello specifico in questo incontro tratta sulla modalità e l'oggetto del Giudizio e in particolare concentra l'attenzione sulle omissioni cioè sul bene che avremmo dovuto fare e non abbiamo fatto
Abbiamo visto dei macrosettori su cui verterà il giudizio: pensieri, parole, intenzioni ed oggi vediamo le nostre omissioni. Cioè renderemo conto del bene che avremo dovuto fare e non abbiamo fatto. Un sacerdote sul letto di morte aveva accanto a sé il suo confessore che cercava di incitarlo invano alla confidenza in Dio parlandogli del bene che aveva fatto durante la vita, ma il morente disse: perché non mi parlate del bene che potevo fare e non ho fatto? Altra storia: Un prete incontrò una persona che gli disse: che bisogno ho di confessarmi? Io non ammazzo, rubo e non faccio male a nessuno. Se c'è un Paradiso, Dio deve darmelo. Il prete rispose: lei ha un'agrumeto, se manda un'operaio a zapparlo e se alla sera l'operaio chiede la paga, lei gli chiede fino a dove è arrivato a zappare? Se rispondesse: non ho zappato ma non gli ho tagliato gli alberi, non gli ho bruciato la casa, non ho fatto nessun'altro male….quindi mi paghi. Lei lo pagherà? No - rispose l'agricoltore. Il prete: Dio ricompensa non quelli che semplicemente non fanno del male ma quelli che fanno del bene. Si paga chi fa un lavoro non chi non fa nulla. Gesù dice che andranno all'inferno coloro che non hanno sfamato gli affamati, non hanno vestito gli ignudi e non avranno fatto opere buone. Che cosa non abbiamo fatto? Saremo considerati anche per quello che non abbiamo fatto. Rispetto ai tribunali in terra, al reo si chiede conto di quello che non ha fatto di bene e che pure avrebbe dovuto fare. Vale sempre l'antico monito rivolto dal Signore al suo popolo:
ESODO - 23
"15 ..Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote…." Capitolo 34 "20......Nessuno venga davanti a me a mani vuote……"
DEUTERONOMIO - 16
"16......Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote,..."
Le mani vuote sono coloro che nella propria vita hanno mancato nel bene. Non hanno fatto il bene, certo non hanno fatto neanche il male. Si presenteranno a mani vuote. La parabole delle mine e dei talenti. Un cristiano che si chiude in sé stesso non è un cristiano, un cristiano che non ringrazia Dio per ciò che gli ha donato, è un cristiano? No, non lo è. Noi siamo nel tempo dell'attesa del Signore e quindi è il tempo dell'azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio. Non per noi stessi, ma per Lui, la Chiesa e per gli altri, cerchiamo di far crescere il bene nel Mondo. La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi ma ci è data per donarla. Il peccato di omissione si vince attraverso il dono di sé. Ecco lo scopo della nostra vita: donarsi.
Lettera di Giacomo - 4
"..17Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.
Il nostro più grande peccato (disse il filosofo B. Pascal) è il bene non fatto, responsabilità non vissute, gesti buoni e doverosi non compiuti ed impegni disattesi.
Vangelo secondo Luca - 16
"..19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”»
Parabola del ricco Epulone. Possiamo notare come il più grave peccato di questo uomo ricco è un peccato di omissione. Poi con grande delicatezza il Signore ci fa comprendere come il peccato di omissione, cioè non accorgermi dell'altro, mi rende inferiore alle bestie. Erano i cani ad accorgersi a Lazzaro. Il peccato di omissione mi rende inferiore alle bestie (che invece si accorgono) e crea un abisso tra me e l'altro; abisso che si inizia a realizzarsi in questa vita per poi consolidarsi per sempre nell'altra. Avrete certamente sentito parlare di Gloria Polo, questa donna che era morta ed è tornata in vita, e nel suo tornare in vita ha raccontato il Giudizio, com'è andato il Giudizio nei suoi riguardi. Nel suo libro ha raccontato di aver visto nel Libro della Vita tutti i talenti che Dio ha messo in lei, tutti noi valiamo moltissimo agli occhi di Dio, come ci ama tutti il Signore. La preoccupazione del diavolo è quella di non mettere al servizio di Dio i nostri talenti, perché sa che se accadesse il mondo cambierebbe. A Gloria Polo sono stati chiesti tutti i peccati di omissione e gli è stato mostrato tutte le conseguenze da essi derivanti. La consapevolezza di ciò provocò in lei il dolore più grande. Ad ognuno saranno mostrati le conseguenze dei peccati di omissione. Poi a Gloria è stato chiesto a cosa gli sono servite tutte le sue ricchezze terrene ed angustie che ha dovuto patire per accumularle, dal momento che non si è portata nulla nell'aldilà. (Il don legge). Alla domanda a Gloria Polo su quali tesori spirituali si è portata nell'aldilà, la donna si è resa conto di aver le mani completamente vuote. Vedete come il peccato di omissione ci porta a comparire di fronte a Dio con le mani vuote?
I due segni che abitualmente accompagnano il peccato di omissione: l'ingratitudine spirituale e la mancanza di preghiera. L'ingratitudine spirituale consiste nel non rendersi conto di quanti è stati beneficati da Dio e non ritenendomi beneficato non ho nulla di ringraziare. E non avendomi dati doni, non ho talenti da investire. Non si ringrazia il Signore e mi lamento di ciò che mi ha dato e non riuscendo a vedere i talenti non li investo. La mancanza di preghiera manifesta il peccato di omissione perché il non pregare è l'omissione più grande che possiamo fare, pregare per il nostro prossimo, è il minimo che possiamo fare per quanto riguarda per quanto ci costa. Un minimo di fatica. Difficilmente chi non è disposto a fare il minimo sia disposto a fare il minimo sia disposto a fare il più. Il secondo motivo per quanto riguarda la mancanza di preghiera, solo la preghiera ha il potere di farci uscire da noi stessi per non renderci conto dell'altro. Prima della preghiera e i miei interessi e dopo la preghiera esiste il prossimo e i suoi interessi. Se nonostante la preghiera sono chiuso nei miei bisogni e non mi accorgo dell'altro e dei suoi bisogni significa che sto pregando male, perché la preghiera ci dovrebbe aprire allo Spirito di Dio ci apre allo Spirito d'Amore.
Santa Veronica Giuliani, parlando dei peccati di omissione, dice: il Signore mi ha partecipato di un dolore interno per tutte le offese che si fanno a Lui, specialmente per l'ingratitudine di molti che non vogliono avvalersi dei suoi più grandi tesori che sono costati dolori e sangue a Gesù. Fra questi ingrati ci sono anch'io e per il dolore di ciò ho provato agonia di morte. /// Impara a non essere fiacco a ringraziare, considera con diligenza le cose che ti vengono servite. Sia che si tratti di doni grandi, mediocri o piccolissimi. Non dobbiamo dimenticarci neppure dei minimi benefici. Non è forse perduto ciò che si dona ad un'ingrato? L'ingratitudine è un vento bruciante che secca il flusso della grazia.
Tornando a Gloria Polo, Gloria Polo ha visto le sventure subite dal prossimo per le sue mancanze di omissione e per essersi chiusa all'amore. Gloria Polo si è chiusa anche alle ispirazioni dello Spirito Santo. Santa Gertrude d'Efta: che vantaggio ricavavano le persone a pregare per il prossimo quando non si vede nulla? Gesù: Quanto più si prega per qualcuno, tanto più è la felicità che gli si procura. Nessuna preghiera rimane senza frutto anche se le persone non possono rendersi conto con cui essa opera.
Racconto del don: sulla via principale della città, c'era un negozio originale e un'insegna luminosa diceva: Doni di Dio. Un bambino entrò e al banco c'era un'Angelo. Sugli scaffali c'erano contenitori di tutti i colori, - cosa si vende? Chiese il bambino e l'angelo rispose: ogni ben di Dio. Il contenitore giallo è la Sincerità, quello verde è pieno di Speranza, quello rosso c'è l'Amore, ecc.… - quanto costa questa merce? - disse il bambino. Nulla, sono doni di Dio - rispose l'Angelo. Che bello! disse il bambino, dammi un quintale di fede, una tonnellata d'amore, un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace. L'angelo si mise a servire il bambino e dopo un po' prese un pacchetto piccolo come un cuore. E il bambino disse: così poco? L'angelo: sì, nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi ma i piccoli semi da coltivare. Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha donato.
Questo è il più grande peccato di omissione, non far germogliare i doni che Dio ci ha dato da coltivare.
CICLO DI CATECHESI DEL DON
Abbiamo visto dei macrosettori su cui verterà il giudizio: pensieri, parole, intenzioni ed oggi vediamo le nostre omissioni. Cioè renderemo conto del bene che avremo dovuto fare e non abbiamo fatto. Un sacerdote sul letto di morte aveva accanto a sé il suo confessore che cercava di incitarlo invano alla confidenza in Dio parlandogli del bene che aveva fatto durante la vita, ma il morente disse: perché non mi parlate del bene che potevo fare e non ho fatto? Altra storia: Un prete incontrò una persona che gli disse: che bisogno ho di confessarmi? Io non ammazzo, rubo e non faccio male a nessuno. Se c'è un Paradiso, Dio deve darmelo. Il prete rispose: lei ha un'agrumeto, se manda un'operaio a zapparlo e se alla sera l'operaio chiede la paga, lei gli chiede fino a dove è arrivato a zappare? Se rispondesse: non ho zappato ma non gli ho tagliato gli alberi, non gli ho bruciato la casa, non ho fatto nessun'altro male….quindi mi paghi. Lei lo pagherà? No - rispose l'agricoltore. Il prete: Dio ricompensa non quelli che semplicemente non fanno del male ma quelli che fanno del bene. Si paga chi fa un lavoro non chi non fa nulla. Gesù dice che andranno all'inferno coloro che non hanno sfamato gli affamati, non hanno vestito gli ignudi e non avranno fatto opere buone. Che cosa non abbiamo fatto? Saremo considerati anche per quello che non abbiamo fatto. Rispetto ai tribunali in terra, al reo si chiede conto di quello che non ha fatto di bene e che pure avrebbe dovuto fare. Vale sempre l'antico monito rivolto dal Signore al suo popolo:
ESODO - 23
"15 ..Non si dovrà comparire davanti a me a mani vuote…." Capitolo 34 "20......Nessuno venga davanti a me a mani vuote……"
DEUTERONOMIO - 16
"16......Nessuno si presenterà davanti al Signore a mani vuote,..."
Le mani vuote sono coloro che nella propria vita hanno mancato nel bene. Non hanno fatto il bene, certo non hanno fatto neanche il male. Si presenteranno a mani vuote. La parabole delle mine e dei talenti. Un cristiano che si chiude in sé stesso non è un cristiano, un cristiano che non ringrazia Dio per ciò che gli ha donato, è un cristiano? No, non lo è. Noi siamo nel tempo dell'attesa del Signore e quindi è il tempo dell'azione, il tempo in cui mettere a frutto i doni di Dio. Non per noi stessi, ma per Lui, la Chiesa e per gli altri, cerchiamo di far crescere il bene nel Mondo. La vita non ci è data perché la conserviamo gelosamente per noi stessi ma ci è data per donarla. Il peccato di omissione si vince attraverso il dono di sé. Ecco lo scopo della nostra vita: donarsi.
Lettera di Giacomo - 4
"..17Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato.
Il nostro più grande peccato (disse il filosofo B. Pascal) è il bene non fatto, responsabilità non vissute, gesti buoni e doverosi non compiuti ed impegni disattesi.
Vangelo secondo Luca - 16
"..19C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. 20Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, 21bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. 22Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. 23Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. 24Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”. 25Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. 26Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”. 27E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, 28perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. 29Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. 30E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. 31Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”»
Parabola del ricco Epulone. Possiamo notare come il più grave peccato di questo uomo ricco è un peccato di omissione. Poi con grande delicatezza il Signore ci fa comprendere come il peccato di omissione, cioè non accorgermi dell'altro, mi rende inferiore alle bestie. Erano i cani ad accorgersi a Lazzaro. Il peccato di omissione mi rende inferiore alle bestie (che invece si accorgono) e crea un abisso tra me e l'altro; abisso che si inizia a realizzarsi in questa vita per poi consolidarsi per sempre nell'altra. Avrete certamente sentito parlare di Gloria Polo, questa donna che era morta ed è tornata in vita, e nel suo tornare in vita ha raccontato il Giudizio, com'è andato il Giudizio nei suoi riguardi. Nel suo libro ha raccontato di aver visto nel Libro della Vita tutti i talenti che Dio ha messo in lei, tutti noi valiamo moltissimo agli occhi di Dio, come ci ama tutti il Signore. La preoccupazione del diavolo è quella di non mettere al servizio di Dio i nostri talenti, perché sa che se accadesse il mondo cambierebbe. A Gloria Polo sono stati chiesti tutti i peccati di omissione e gli è stato mostrato tutte le conseguenze da essi derivanti. La consapevolezza di ciò provocò in lei il dolore più grande. Ad ognuno saranno mostrati le conseguenze dei peccati di omissione. Poi a Gloria è stato chiesto a cosa gli sono servite tutte le sue ricchezze terrene ed angustie che ha dovuto patire per accumularle, dal momento che non si è portata nulla nell'aldilà. (Il don legge). Alla domanda a Gloria Polo su quali tesori spirituali si è portata nell'aldilà, la donna si è resa conto di aver le mani completamente vuote. Vedete come il peccato di omissione ci porta a comparire di fronte a Dio con le mani vuote?
I due segni che abitualmente accompagnano il peccato di omissione: l'ingratitudine spirituale e la mancanza di preghiera. L'ingratitudine spirituale consiste nel non rendersi conto di quanti è stati beneficati da Dio e non ritenendomi beneficato non ho nulla di ringraziare. E non avendomi dati doni, non ho talenti da investire. Non si ringrazia il Signore e mi lamento di ciò che mi ha dato e non riuscendo a vedere i talenti non li investo. La mancanza di preghiera manifesta il peccato di omissione perché il non pregare è l'omissione più grande che possiamo fare, pregare per il nostro prossimo, è il minimo che possiamo fare per quanto riguarda per quanto ci costa. Un minimo di fatica. Difficilmente chi non è disposto a fare il minimo sia disposto a fare il minimo sia disposto a fare il più. Il secondo motivo per quanto riguarda la mancanza di preghiera, solo la preghiera ha il potere di farci uscire da noi stessi per non renderci conto dell'altro. Prima della preghiera e i miei interessi e dopo la preghiera esiste il prossimo e i suoi interessi. Se nonostante la preghiera sono chiuso nei miei bisogni e non mi accorgo dell'altro e dei suoi bisogni significa che sto pregando male, perché la preghiera ci dovrebbe aprire allo Spirito di Dio ci apre allo Spirito d'Amore.
Santa Veronica Giuliani, parlando dei peccati di omissione, dice: il Signore mi ha partecipato di un dolore interno per tutte le offese che si fanno a Lui, specialmente per l'ingratitudine di molti che non vogliono avvalersi dei suoi più grandi tesori che sono costati dolori e sangue a Gesù. Fra questi ingrati ci sono anch'io e per il dolore di ciò ho provato agonia di morte. /// Impara a non essere fiacco a ringraziare, considera con diligenza le cose che ti vengono servite. Sia che si tratti di doni grandi, mediocri o piccolissimi. Non dobbiamo dimenticarci neppure dei minimi benefici. Non è forse perduto ciò che si dona ad un'ingrato? L'ingratitudine è un vento bruciante che secca il flusso della grazia.
Tornando a Gloria Polo, Gloria Polo ha visto le sventure subite dal prossimo per le sue mancanze di omissione e per essersi chiusa all'amore. Gloria Polo si è chiusa anche alle ispirazioni dello Spirito Santo. Santa Gertrude d'Efta: che vantaggio ricavavano le persone a pregare per il prossimo quando non si vede nulla? Gesù: Quanto più si prega per qualcuno, tanto più è la felicità che gli si procura. Nessuna preghiera rimane senza frutto anche se le persone non possono rendersi conto con cui essa opera.
Racconto del don: sulla via principale della città, c'era un negozio originale e un'insegna luminosa diceva: Doni di Dio. Un bambino entrò e al banco c'era un'Angelo. Sugli scaffali c'erano contenitori di tutti i colori, - cosa si vende? Chiese il bambino e l'angelo rispose: ogni ben di Dio. Il contenitore giallo è la Sincerità, quello verde è pieno di Speranza, quello rosso c'è l'Amore, ecc.… - quanto costa questa merce? - disse il bambino. Nulla, sono doni di Dio - rispose l'Angelo. Che bello! disse il bambino, dammi un quintale di fede, una tonnellata d'amore, un barattolo di perdono e tutto il negozio di pace. L'angelo si mise a servire il bambino e dopo un po' prese un pacchetto piccolo come un cuore. E il bambino disse: così poco? L'angelo: sì, nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi ma i piccoli semi da coltivare. Vai nel mondo e fai germogliare i doni che Dio ti ha donato.
Questo è il più grande peccato di omissione, non far germogliare i doni che Dio ci ha dato da coltivare.
CICLO DI CATECHESI DEL DON
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