Don Silvestro continua le sue catechesi sulle beatitudini sfatando alcuni miti sulla santità e mettendo in rilievo che ciascuno di noi è chiamato alla santità
Le beatitudini sono un percorso di santità, dove scopriamo cosa bisogna essere e fare per essere santi. La volta scorsa ci siamo detti chi è il Santo e ci siamo detti che il Santo è un qualcuno che prende sul serio la propria vocazione cristiana. E san Paolo non esitava a chiamare i cristiani santi per vocazione. La chiamata alla Santità è una chiamata che il Signore fa a ciascuno di noi, è una chiamata che rivolge anche a te. E ci chiediamo: ne siamo proprio sicuri? Proprio a me? Nonostante le mie fragilità e cadute? Fortifichiamo questa sicurezza.
Il cammino di santità è un cammino di perfezione dove nessuno può dire di essere già arrivato, perché nessuno può dire di aver conseguito quel grado di perfezione del Padre Celeste. Ecco perché il Signore ci dice: chi mette mano all'aratro e poi si volge indietro non è adatto al Regno dei Cieli. Non diciamo abbiamo già fatto abbastanza, siamo ancora in cammino. Il cammino di santità è una vocazione universale (LUMEN GENTIUM), ad essa sono chiamati tutti i fedeli di ogni stato e condizione. Quindi anche io e te. Il cammino di santità è una vocazione personale. Ognuno diventa santo nella sua via. Non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili, ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci ma non dobbiamo copiarle perché ciò potrebbe allontanarci dalla via che il Signore ha in mente per noi, ciò che conta che ognuno faccia discernimento sulla sua via e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Dio ha pensato un cammino personale di santità, siamo chiamati a sentirci spronati a sentirci santi. Ognuno ha una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
E' l'amore la via più sublime per conseguire la santità. La santità non risiede nello stato di vita che hai ma come lo vivi. Se lo vivi amandolo e lo vidi amando in esso Dio e il prossimo tuo. Se non ami il tuo stato sarai un'insoddisfatto della vita e questo ti renderà incapace di amare. Esempio: se una donna non amasse il fatto di essere mamma, difficilmente amerebbe il figlio da lei nato. Se uno sposo iniziasse a pensare di diventare un religioso o un sacerdote per farsi santo, ciò lo renderà un'insoddisfatto incapace di amare la propria consorte e la propria famiglia. Lo stesso capiterebbe se la moglie pensasse di farsi suora e di vivere come essa.
Ogni qualvolta si inizia a prendere sul serio il cammino di santità, si inizia a pensare che bisognerebbe cambiare il proprio stato di vita. Papa Francesco diceva sfatando qualche mito: Mito: la santità è per pochi eletti e Papa Francesco sfata il mito dicendo: per essere santi non è necessario essere religiosi, vescovi, suore, ecc.. la santità non è riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere a distanza le occupazioni ordinarie e di dedicare molto tempo alla preghiera. Tutti siamo chiamati ad essere santi, vivendo con amore ed offrendo la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno. Un consacrato diventerà santo vivendo con gioia la sua donazione, ad una persona sposata la santità sarà quella di prenderci cura ed amando il partner. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei tuoi fratelli. Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali. La santità non è per pochi eletti. In ogni stato di vita puoi percorrere la via della santità. San Francesco di Sales faceva vedere come la vita santa non ostacola la normale vita quotidiana. Diceva che come ogni pianta ha avuto l'ordine da Dio di portare frutti secondo la propria specie, così ciascuno cristiano ha la possibilità di portare frutti di devozione ciascuno secondo la propria natura e vocazione. In pratica: la devozione dev'essere vissuta in modo diverso dall'artigiano, dal principe, dalla vedova, dalla sposa, ecc.… l'esercizio della devozione dev'essere proporzionato alle forze e ai doveri dei singoli. Esempi fatti dal santo: sarebbe cosa fatta bene se un vescovo pretendesse di vivere in solitudine come un certosino? E che diresti di gente sposata che non volesse mettere da parte qualche soldo come dei cappuccini? Di un'artigiano che passasse le sue giornate in Chiesa come fosse un religioso? Cosa diresti di un religioso sempre alla rincorsa di servizi da rendere al prossimo in gara con il vescovo? Non ti pare - diceva il Santo - che una devozione del genere sarebbe ridicola, squilibrata ed insopportabile? Poi spiega come mai la devozione non desta ammirazione: partendo da questi atteggiamenti che portano alle conseguenze: queste stranezze capitano spesso e la gente di mondo che non distingue o non vuole distinguere tra la devozione e l'originalità di chi pretende essere devoto, mormora e biasima la devozione che non dev'essere confusa da queste stranezze.
Criterio di discernimento: Se la devozione è autentica non rovina proprio nulla ma perfeziona tutto e quando va contro la vocazione legittima (lo stato di vita in cui mi trovo) senza esitazione è falsa.
Poi il Santo fa due esempi e mette in rilievo i frutti della devozione: l'apre ricava il miele dai fiori senza danneggiarli e li lascia intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio: non solo non porta danno alle occupazioni e vocazioni ma le arricchisce e le rende più belle. Lo stato di vita di un devoto è portato alla perfezione se vivi il tuo percorso di santità nello stato di vita in cui ti trovi. Secondo esempio: qualsiasi pietra preziosa, immersa nel miele, diventa più splendente, ognuna secondo il proprio coloro. Ogni cristiano diventa più cordiale e simpatico nella propria vocazione se affianca ad essa la vocazione. San Francesco di Sales, collerico, facendo propria la devozione, divenne il Santo della dolcezza. Poi ancora: pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma militare, dalla vita del principe ecc... è un'eresia. La devozione contemplativa può essere vissuta solo nei monasteri e da qualche anima religiosa ma è anche vero che ci sono altre devozioni adatte a portare alla perfezione coloro che vivono fuori dai monasteri. Se sono una prova una schiera di santi nell'AT, tutti santificati al di fuori dei monasteri. San Giuseppe, san Crispino ecc... che vissero la perfetta devozione nelle loro botteghe. Sant'Aquila, Priscilla ecc.. che vissero il loro percorso di santità nel matrimonio. Il don inizia a fare nomi di santi che furono militari e re.
Secondo mito da sfatare: la santità si trova nell'isolamento. Non è sano amare il silenzio ed evitare l'incontro con l'altro. Ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può entrare a far parte del nostro cammino di santità e siamo chiamati a contemplare in mezzo all'azione e ci santifichiamo nell'esercizio responsabile e generoso della nostra missione. Anche san Francesco di Sales diceva: è capitato che molti abbiamo perso la perfezione nella solitudine, di per sé è molto utile alla vita perfetta. Lot, dice san Gregorio, fu casto in città e peccatore in solitudine.
La santità è nello straordinario (altro mito). In realtà, Papa Francesco diceva che tutti i momenti saranno scalini per la nostra santificazione. La santità è nell'ordinario che nello straordinario. Poco importa dove ci troviamo, dovunque possiamo aspirare alla devozione e alla santità.
CATECHESI DI DON SILVESTRO
Le beatitudini sono un percorso di santità, dove scopriamo cosa bisogna essere e fare per essere santi. La volta scorsa ci siamo detti chi è il Santo e ci siamo detti che il Santo è un qualcuno che prende sul serio la propria vocazione cristiana. E san Paolo non esitava a chiamare i cristiani santi per vocazione. La chiamata alla Santità è una chiamata che il Signore fa a ciascuno di noi, è una chiamata che rivolge anche a te. E ci chiediamo: ne siamo proprio sicuri? Proprio a me? Nonostante le mie fragilità e cadute? Fortifichiamo questa sicurezza.
Il cammino di santità è un cammino di perfezione dove nessuno può dire di essere già arrivato, perché nessuno può dire di aver conseguito quel grado di perfezione del Padre Celeste. Ecco perché il Signore ci dice: chi mette mano all'aratro e poi si volge indietro non è adatto al Regno dei Cieli. Non diciamo abbiamo già fatto abbastanza, siamo ancora in cammino. Il cammino di santità è una vocazione universale (LUMEN GENTIUM), ad essa sono chiamati tutti i fedeli di ogni stato e condizione. Quindi anche io e te. Il cammino di santità è una vocazione personale. Ognuno diventa santo nella sua via. Non è il caso di scoraggiarsi quando si contemplano modelli di santità che appaiono irraggiungibili, ci sono testimonianze che sono utili per stimolarci e motivarci ma non dobbiamo copiarle perché ciò potrebbe allontanarci dalla via che il Signore ha in mente per noi, ciò che conta che ognuno faccia discernimento sulla sua via e non che si esaurisca cercando di imitare qualcosa che non è stato pensato per lui. Dio ha pensato un cammino personale di santità, siamo chiamati a sentirci spronati a sentirci santi. Ognuno ha una manifestazione particolare dello Spirito per il bene comune.
E' l'amore la via più sublime per conseguire la santità. La santità non risiede nello stato di vita che hai ma come lo vivi. Se lo vivi amandolo e lo vidi amando in esso Dio e il prossimo tuo. Se non ami il tuo stato sarai un'insoddisfatto della vita e questo ti renderà incapace di amare. Esempio: se una donna non amasse il fatto di essere mamma, difficilmente amerebbe il figlio da lei nato. Se uno sposo iniziasse a pensare di diventare un religioso o un sacerdote per farsi santo, ciò lo renderà un'insoddisfatto incapace di amare la propria consorte e la propria famiglia. Lo stesso capiterebbe se la moglie pensasse di farsi suora e di vivere come essa.
Ogni qualvolta si inizia a prendere sul serio il cammino di santità, si inizia a pensare che bisognerebbe cambiare il proprio stato di vita. Papa Francesco diceva sfatando qualche mito: Mito: la santità è per pochi eletti e Papa Francesco sfata il mito dicendo: per essere santi non è necessario essere religiosi, vescovi, suore, ecc.. la santità non è riservata a coloro che hanno la possibilità di mantenere a distanza le occupazioni ordinarie e di dedicare molto tempo alla preghiera. Tutti siamo chiamati ad essere santi, vivendo con amore ed offrendo la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno. Un consacrato diventerà santo vivendo con gioia la sua donazione, ad una persona sposata la santità sarà quella di prenderci cura ed amando il partner. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei tuoi fratelli. Sei genitore o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali. La santità non è per pochi eletti. In ogni stato di vita puoi percorrere la via della santità. San Francesco di Sales faceva vedere come la vita santa non ostacola la normale vita quotidiana. Diceva che come ogni pianta ha avuto l'ordine da Dio di portare frutti secondo la propria specie, così ciascuno cristiano ha la possibilità di portare frutti di devozione ciascuno secondo la propria natura e vocazione. In pratica: la devozione dev'essere vissuta in modo diverso dall'artigiano, dal principe, dalla vedova, dalla sposa, ecc.… l'esercizio della devozione dev'essere proporzionato alle forze e ai doveri dei singoli. Esempi fatti dal santo: sarebbe cosa fatta bene se un vescovo pretendesse di vivere in solitudine come un certosino? E che diresti di gente sposata che non volesse mettere da parte qualche soldo come dei cappuccini? Di un'artigiano che passasse le sue giornate in Chiesa come fosse un religioso? Cosa diresti di un religioso sempre alla rincorsa di servizi da rendere al prossimo in gara con il vescovo? Non ti pare - diceva il Santo - che una devozione del genere sarebbe ridicola, squilibrata ed insopportabile? Poi spiega come mai la devozione non desta ammirazione: partendo da questi atteggiamenti che portano alle conseguenze: queste stranezze capitano spesso e la gente di mondo che non distingue o non vuole distinguere tra la devozione e l'originalità di chi pretende essere devoto, mormora e biasima la devozione che non dev'essere confusa da queste stranezze.
Criterio di discernimento: Se la devozione è autentica non rovina proprio nulla ma perfeziona tutto e quando va contro la vocazione legittima (lo stato di vita in cui mi trovo) senza esitazione è falsa.
Poi il Santo fa due esempi e mette in rilievo i frutti della devozione: l'apre ricava il miele dai fiori senza danneggiarli e li lascia intatti e freschi come li ha trovati. La vera devozione fa ancora meglio: non solo non porta danno alle occupazioni e vocazioni ma le arricchisce e le rende più belle. Lo stato di vita di un devoto è portato alla perfezione se vivi il tuo percorso di santità nello stato di vita in cui ti trovi. Secondo esempio: qualsiasi pietra preziosa, immersa nel miele, diventa più splendente, ognuna secondo il proprio coloro. Ogni cristiano diventa più cordiale e simpatico nella propria vocazione se affianca ad essa la vocazione. San Francesco di Sales, collerico, facendo propria la devozione, divenne il Santo della dolcezza. Poi ancora: pretendere di eliminare la vita devota dalla caserma militare, dalla vita del principe ecc... è un'eresia. La devozione contemplativa può essere vissuta solo nei monasteri e da qualche anima religiosa ma è anche vero che ci sono altre devozioni adatte a portare alla perfezione coloro che vivono fuori dai monasteri. Se sono una prova una schiera di santi nell'AT, tutti santificati al di fuori dei monasteri. San Giuseppe, san Crispino ecc... che vissero la perfetta devozione nelle loro botteghe. Sant'Aquila, Priscilla ecc.. che vissero il loro percorso di santità nel matrimonio. Il don inizia a fare nomi di santi che furono militari e re.
Secondo mito da sfatare: la santità si trova nell'isolamento. Non è sano amare il silenzio ed evitare l'incontro con l'altro. Ricercare la preghiera e sottovalutare il servizio. Tutto può entrare a far parte del nostro cammino di santità e siamo chiamati a contemplare in mezzo all'azione e ci santifichiamo nell'esercizio responsabile e generoso della nostra missione. Anche san Francesco di Sales diceva: è capitato che molti abbiamo perso la perfezione nella solitudine, di per sé è molto utile alla vita perfetta. Lot, dice san Gregorio, fu casto in città e peccatore in solitudine.
La santità è nello straordinario (altro mito). In realtà, Papa Francesco diceva che tutti i momenti saranno scalini per la nostra santificazione. La santità è nell'ordinario che nello straordinario. Poco importa dove ci troviamo, dovunque possiamo aspirare alla devozione e alla santità.
CATECHESI DI DON SILVESTRO
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