Don Silvestro spiega i novissimi (Morte, Giudizio, inferno, Paradiso). Noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati che cosa diremo in quel giorno al Supremo Giudice? Una giustificazione sconvolgente che andremo ad approfondire
Nei nostri ultimi tre incontri abbiamo soffermato la nostra attenzione sul criterio del giudizio: quale sarà il criterio del giudizio?
Oggi apriremo un altro capitolo, forse il più importante finora: Noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati che cosa diremo in quel giorno al Supremo Giudice? Il grande scrittore francese (George e non so come si scrive il cognome), nel momento della morte, sussurrò queste parole: e ora a noi due. Come potrà il peccatore - nel giorno del giudizio - chiedere pietà quando dovrà rendere conto del disprezzo che ha fatto della pietà usatagli? Nella parabola del servo spietato, quando il padrone vuol regolare i conti, il servo (debitore ndr) fa leva sulla pietà del suo Padrone e parla. Ma quando il Padrone gli chiede conto del disprezzo avuto della sua pietà il servo non può più far leva su nulla e tacendo accetta la condanna. Santa Teresa d'Avila diceva: una sera mentre era in orazione, il Signore le fece capire come la sua vita precedente era stata molto cattiva e si sentì afflitta e confusa. Le parole di Dio anche se non dette severamente producono un vivo rammarico di sentimenti quasi da far morire, serve di più una parola di Dio per comprendere la nostra miseria che giorni e giorni di considerazioni perchè (le parole di Dio) un tal carattere di verità da non poter essere disconosciuto. Un giorno, Raul Follerau l'apostolo dei lebbrosi e un'altro si incontrarono in Francia e Raul disse: quando ti incontrerai con Cristo, cosa gli dirai? Prima di capire la risposta di Albert Shwaizten (spero sia giusto)... cerchiamo di capire chi sia stato. Era un medico missionario in Africa ed era anche il costruttore e l'amministratore di un'ospedale. In Europa insegnava e sosteneva concerti, conferenze e scriveva libri per raccogliere fondi per la sua opera. Veniva insignito di Laure Honoris Causa e otteneva vari riconoscimenti tanto che la rivista Time lo considerò il più grande uomo del mondo. Famoso anche per la sua battaglia contro le armi nucleari e nel 1952 fu insignito per il premio Nobel per la Pace con il cui ricavato fece costruire un villaggio per dei lebbrosi. Nei pochi momenti liberi che aveva si dedicava alla lettura e allo scrivere ma anche questi avevano come scopo il mantenimento del suo ospedale. Risposta di Albert: abbasserò la testa per la vergogna, abbiamo fatto tanto poco di quello che Lui ci ha detto. Il cardinale Loris Francesco Capovilla, in un'intervista ebbe a dire: quando mi presenterò al Signore non sarò così stolto da ritenermi giusto.
Tuttavia da alcune parabole dette dal Signore, pare che al momento del giudizio alcuni non taceranno:
Vangelo secondo Matteo - 25
"..37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”..."
Vangelo secondo Matteo - 20
"..12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”..."
Vangelo secondo Matteo - 25
"...24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.."
Quindi qualcuno risponderà in giustificazione dei propri errori. Il don personalmente in qualità di sacerdote e confessore, ritiene che le risposte probabili in quel giorno possano essere quattro. Una di queste quattro è stata zittita il giorno in cui Dio si è fatto uomo e dal momento che, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni - il giudice sarà un Dio fatto uomo. Quindi nessuno potrà dirgli: tu non puoi capire cosa significhi essere fatto uomo. Rimangono altre tre giustificazioni, alcuni o molti la useranno quel giorno. Secondo il don sarà una giustificazione sconvolgente e sarà sconvolgente la risposta che la persona si sentirà dire in quel giorno. Questa giustificazione - a parere del don - rivela l'animo di chi l'afferma. In qualità di confessore il don ha un suo pensiero su queste parole ma vuole condividerlo:
Giustificazione sconvolgente: Vangelo secondo Luca - 13 "...26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”..." Vangelo secondo Matteo - 7 "...22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”...."
Come questi tali hanno santificato le feste, si sono nutriti del Suo Corpo, hanno annunciato la sua Parola, hanno sconfitto il Maligno e si sono fatti strumenti della Provvidenza di Dio fino a fare miracoli e com'è possibile che non siano salvati? Il cieco nato guarito da Gesù, prendendo le difese di Gesù, di fronte alle accuse dei farisei che indicavano Gesù come un peccatore, attraverso il suo semplice ragionamento scagiona Gesù: ora sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ma se uno è timorato di Dio e fa la sua Volontà Egli lo ascolta. Non si è mai sentito dire che una persona abbia aperto gli occhi ad un ceco nato se costui non fosse (l'operatore dei miracoli) da Dio, non avrebbe potuto far nulla. E anche alcuni farisei, alla vista di questo miracolo si sono posti questa domanda: come può un peccatore compiere tali prodigi? Com'è possibile che questi tali che non vengono da Dio abbiano potuto compiere tali prodigi? Il don ritiene che ci sia una risposta in due maniere: Prima lettera ai Corinzi - 13, dove possiamo dire che non avendo in sé la carità in quanto sono operatori di iniquità a nulla è giovato loro stare con Cristo, perché senza la carità non è possibile stare con Cristo.
Prima lettera ai Corinzi - 13 1Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. 2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. 3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. 4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta….
L'autore dell'Imitazione di Cristo diceva che è meglio vivere nascosti e prendersi cura della propria anima che fare miracoli trascurandola. Quando manca la Carità, Cristo bussa alla porta ma non entra. Chi non apre oggi a Cristo che bussa, (quando sarà morto ndr) busserà domani (in Paradiso ndr) ma troverà la porta chiusa.
Un teologo (Ortensio da Spientoli) commenta questa possibilità (Luca - 13, 26 e oltre e Matteo 7,22): sono stati suoi uditori, persino suoi commensali e quindi in qualche modo suoi amici, ma non hanno seguito la sua strada, il suo insegnamento. C'è stato l'ascolto ma è mancata la scelta di Cristo. L'incontro o il confronto non ha avuto conseguenze pratiche e non ha cambiato la loro cattiva abitudine. Si può parlare di un cristianesimo all'acqua di rose ma non di una vita cristiana, sul piano intellettuale hanno delle conoscenze cristiane ma sul piano pratico sono persone ingiuste e malvagie. La conoscenza di Cristo dovrebbe riflettersi nei comportamenti di una persona. Vediamo la figura di Giuda: ha mangiato e bevuto in sua compagnia ma non ha fatto suoi i suoi insegnamenti. San Giovanni diceva: qua questo sappiamo se l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice lo conosco e non osserva i suoi comandamenti l'amore di Dio non è in Lui. Gesù dice: se mi amate osservate i miei comandamenti e voi siete miei amici se fate ciò che vi ho comandato. Gesù disse a Suor Josepha Mendenz: molte anime credono che l'amore consiste nel dire Ti Amo mio Dio, ma l'Amore agisce perché ama e reagisce amando. L'amore chiede le opere. La comunione con Dio non è fatta semplicemente di parole ma di opere.
C'è il contrasto tra quello che dicono: dicono di essere amici di Gesù ma poi restano operatori di iniquità. Per questo non incontrano la Grazia di Dio. Personalmente il don ritiene che ci sia differenza tra praticare e frequentare una persona, ci sono molti che frequentano luoghi sacri e persone sante ma non le praticano. Frequenta una zona è chi va spesso in un posto, ma pratica è chi mette in effetto ciò che da quel luogo gli viene insegnato ed impartito. I luoghi santi non vanno frequentate ma praticate. Tante volte si parla di fede si fa questa triplice distinzione: non credente, credente non praticante e credente praticante. In realtà non tutti quelli che vanno in Chiesa si possono definire cristiani praticanti perché non mettono in pratica gli insegnamenti del Signore. Bisognerebbe mettere una quarta categoria: i cristiani frequentanti, quelli che semplicemente ci sono con la loro persona in Chiesa senza però lasciarci coinvolgere in nessun modo dalla presenza del Signore. Questi diranno: abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza. Questa frase indica chiaramente una mancanza di comunione con il Soggetto principale. Se qualcuno - usando questa formula - dicesse: vuoi venire a casa mia? Perché vogliamo mangiare e bere in tua presenza. Pensi che forse l'invitato mangerà e berrà per i fatti propri? // "...e tu hai insegnato nelle nostre piazze…" quasi a voler dire: nostre erano le piazze, anche se non abbiamo fatto nostra la tua dottrina. Le piazze erano nostre e non la tua dottrina e i tuoi insegnamenti.
Dunque il don ritiene che questa parola sia diretta a tutti i cristiani frequentanti ma non praticanti.
Noi siamo chiamati ad essere cristiani frequentanti e praticanti. Questo è il primo ragionamento che il don ha voluto fare su questa giustificazione sconvolgente.
MEDITAZIONE DEL DON
Nei nostri ultimi tre incontri abbiamo soffermato la nostra attenzione sul criterio del giudizio: quale sarà il criterio del giudizio?
Oggi apriremo un altro capitolo, forse il più importante finora: Noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati che cosa diremo in quel giorno al Supremo Giudice? Il grande scrittore francese (George e non so come si scrive il cognome), nel momento della morte, sussurrò queste parole: e ora a noi due. Come potrà il peccatore - nel giorno del giudizio - chiedere pietà quando dovrà rendere conto del disprezzo che ha fatto della pietà usatagli? Nella parabola del servo spietato, quando il padrone vuol regolare i conti, il servo (debitore ndr) fa leva sulla pietà del suo Padrone e parla. Ma quando il Padrone gli chiede conto del disprezzo avuto della sua pietà il servo non può più far leva su nulla e tacendo accetta la condanna. Santa Teresa d'Avila diceva: una sera mentre era in orazione, il Signore le fece capire come la sua vita precedente era stata molto cattiva e si sentì afflitta e confusa. Le parole di Dio anche se non dette severamente producono un vivo rammarico di sentimenti quasi da far morire, serve di più una parola di Dio per comprendere la nostra miseria che giorni e giorni di considerazioni perchè (le parole di Dio) un tal carattere di verità da non poter essere disconosciuto. Un giorno, Raul Follerau l'apostolo dei lebbrosi e un'altro si incontrarono in Francia e Raul disse: quando ti incontrerai con Cristo, cosa gli dirai? Prima di capire la risposta di Albert Shwaizten (spero sia giusto)... cerchiamo di capire chi sia stato. Era un medico missionario in Africa ed era anche il costruttore e l'amministratore di un'ospedale. In Europa insegnava e sosteneva concerti, conferenze e scriveva libri per raccogliere fondi per la sua opera. Veniva insignito di Laure Honoris Causa e otteneva vari riconoscimenti tanto che la rivista Time lo considerò il più grande uomo del mondo. Famoso anche per la sua battaglia contro le armi nucleari e nel 1952 fu insignito per il premio Nobel per la Pace con il cui ricavato fece costruire un villaggio per dei lebbrosi. Nei pochi momenti liberi che aveva si dedicava alla lettura e allo scrivere ma anche questi avevano come scopo il mantenimento del suo ospedale. Risposta di Albert: abbasserò la testa per la vergogna, abbiamo fatto tanto poco di quello che Lui ci ha detto. Il cardinale Loris Francesco Capovilla, in un'intervista ebbe a dire: quando mi presenterò al Signore non sarò così stolto da ritenermi giusto.
Tuttavia da alcune parabole dette dal Signore, pare che al momento del giudizio alcuni non taceranno:
Vangelo secondo Matteo - 25
"..37Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? 38Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? 39Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. 40E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. 41Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, 42perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, 43ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. 44Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”..."
Vangelo secondo Matteo - 20
"..12dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”..."
Vangelo secondo Matteo - 25
"...24Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso.."
Quindi qualcuno risponderà in giustificazione dei propri errori. Il don personalmente in qualità di sacerdote e confessore, ritiene che le risposte probabili in quel giorno possano essere quattro. Una di queste quattro è stata zittita il giorno in cui Dio si è fatto uomo e dal momento che, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni - il giudice sarà un Dio fatto uomo. Quindi nessuno potrà dirgli: tu non puoi capire cosa significhi essere fatto uomo. Rimangono altre tre giustificazioni, alcuni o molti la useranno quel giorno. Secondo il don sarà una giustificazione sconvolgente e sarà sconvolgente la risposta che la persona si sentirà dire in quel giorno. Questa giustificazione - a parere del don - rivela l'animo di chi l'afferma. In qualità di confessore il don ha un suo pensiero su queste parole ma vuole condividerlo:
Giustificazione sconvolgente: Vangelo secondo Luca - 13 "...26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”..." Vangelo secondo Matteo - 7 "...22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”...."
Come questi tali hanno santificato le feste, si sono nutriti del Suo Corpo, hanno annunciato la sua Parola, hanno sconfitto il Maligno e si sono fatti strumenti della Provvidenza di Dio fino a fare miracoli e com'è possibile che non siano salvati? Il cieco nato guarito da Gesù, prendendo le difese di Gesù, di fronte alle accuse dei farisei che indicavano Gesù come un peccatore, attraverso il suo semplice ragionamento scagiona Gesù: ora sappiamo che Dio non ascolta i peccatori ma se uno è timorato di Dio e fa la sua Volontà Egli lo ascolta. Non si è mai sentito dire che una persona abbia aperto gli occhi ad un ceco nato se costui non fosse (l'operatore dei miracoli) da Dio, non avrebbe potuto far nulla. E anche alcuni farisei, alla vista di questo miracolo si sono posti questa domanda: come può un peccatore compiere tali prodigi? Com'è possibile che questi tali che non vengono da Dio abbiano potuto compiere tali prodigi? Il don ritiene che ci sia una risposta in due maniere: Prima lettera ai Corinzi - 13, dove possiamo dire che non avendo in sé la carità in quanto sono operatori di iniquità a nulla è giovato loro stare con Cristo, perché senza la carità non è possibile stare con Cristo.
Prima lettera ai Corinzi - 13 1Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. 2E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla. 3E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi la carità, a nulla mi servirebbe. 4La carità è magnanima, benevola è la carità; non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia d’orgoglio, 5non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, 6non gode dell’ingiustizia ma si rallegra della verità. 7Tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta….
L'autore dell'Imitazione di Cristo diceva che è meglio vivere nascosti e prendersi cura della propria anima che fare miracoli trascurandola. Quando manca la Carità, Cristo bussa alla porta ma non entra. Chi non apre oggi a Cristo che bussa, (quando sarà morto ndr) busserà domani (in Paradiso ndr) ma troverà la porta chiusa.
Un teologo (Ortensio da Spientoli) commenta questa possibilità (Luca - 13, 26 e oltre e Matteo 7,22): sono stati suoi uditori, persino suoi commensali e quindi in qualche modo suoi amici, ma non hanno seguito la sua strada, il suo insegnamento. C'è stato l'ascolto ma è mancata la scelta di Cristo. L'incontro o il confronto non ha avuto conseguenze pratiche e non ha cambiato la loro cattiva abitudine. Si può parlare di un cristianesimo all'acqua di rose ma non di una vita cristiana, sul piano intellettuale hanno delle conoscenze cristiane ma sul piano pratico sono persone ingiuste e malvagie. La conoscenza di Cristo dovrebbe riflettersi nei comportamenti di una persona. Vediamo la figura di Giuda: ha mangiato e bevuto in sua compagnia ma non ha fatto suoi i suoi insegnamenti. San Giovanni diceva: qua questo sappiamo se l'abbiamo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti. Chi dice lo conosco e non osserva i suoi comandamenti l'amore di Dio non è in Lui. Gesù dice: se mi amate osservate i miei comandamenti e voi siete miei amici se fate ciò che vi ho comandato. Gesù disse a Suor Josepha Mendenz: molte anime credono che l'amore consiste nel dire Ti Amo mio Dio, ma l'Amore agisce perché ama e reagisce amando. L'amore chiede le opere. La comunione con Dio non è fatta semplicemente di parole ma di opere.
C'è il contrasto tra quello che dicono: dicono di essere amici di Gesù ma poi restano operatori di iniquità. Per questo non incontrano la Grazia di Dio. Personalmente il don ritiene che ci sia differenza tra praticare e frequentare una persona, ci sono molti che frequentano luoghi sacri e persone sante ma non le praticano. Frequenta una zona è chi va spesso in un posto, ma pratica è chi mette in effetto ciò che da quel luogo gli viene insegnato ed impartito. I luoghi santi non vanno frequentate ma praticate. Tante volte si parla di fede si fa questa triplice distinzione: non credente, credente non praticante e credente praticante. In realtà non tutti quelli che vanno in Chiesa si possono definire cristiani praticanti perché non mettono in pratica gli insegnamenti del Signore. Bisognerebbe mettere una quarta categoria: i cristiani frequentanti, quelli che semplicemente ci sono con la loro persona in Chiesa senza però lasciarci coinvolgere in nessun modo dalla presenza del Signore. Questi diranno: abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza. Questa frase indica chiaramente una mancanza di comunione con il Soggetto principale. Se qualcuno - usando questa formula - dicesse: vuoi venire a casa mia? Perché vogliamo mangiare e bere in tua presenza. Pensi che forse l'invitato mangerà e berrà per i fatti propri? // "...e tu hai insegnato nelle nostre piazze…" quasi a voler dire: nostre erano le piazze, anche se non abbiamo fatto nostra la tua dottrina. Le piazze erano nostre e non la tua dottrina e i tuoi insegnamenti.
Dunque il don ritiene che questa parola sia diretta a tutti i cristiani frequentanti ma non praticanti.
Noi siamo chiamati ad essere cristiani frequentanti e praticanti. Questo è il primo ragionamento che il don ha voluto fare su questa giustificazione sconvolgente.
MEDITAZIONE DEL DON
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