Don Silvestro spiega i novissimi (Morte, Giudizio, inferno, Paradiso). Noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati che cosa diremo in quel giorno al Supremo Giudice? Una giustificazione sconvolgente che andremo ad approfondire
Grossa e grande questione: noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati, cosa diremo al Supremo Giudice? Abbiamo visto (nell'incontro precedente ndr) qualche possibilità di risposta e abbiamo considerato che ci sarebbero tre possibili risposte o giustificazione. Una saggia, una stolta e una giustificazione sconvolgente. Siamo partiti da qua cioè: abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu ( Gesù) hai insegnato nelle nostre piazze. Pensate: queste persone che diranno questo non si salveranno. E abbiamo visto la differenza che passa tra l'essere cristiani praticanti e l'essere cristiani frequentanti e abbiamo detto che c'è una differenza abissale. Saranno però i cristiani frequentanti a dire che Gesù ha insegnato nelle loro piazze e non i praticanti. Ma poi abbiamo visto che c'è un'altra frase, tratta dal Vangelo di Matteo capitolo 7 versetto 22.
Vangelo secondo Matteo - 7
".. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”
Qui non si tratta di cristiani frequentanti (cioè che frequentano la Chiesa ma poi non mettono in atto ciò che dicono ndr), si sta dicendo qualcosa di persone che hanno praticato. Qua siamo con i cristiani praticanti, hanno evangelizzato, compiuto miracoli, scacciato demoni ecc.. ma come mai non si salvano? La spiegazione è molto delicata. Riguarda il tema della vigilanza e perseveranza. Pensiamo alla parabola delle 10 vergini.
Vangelo secondo Matteo - 25
1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora…." Gesù
Tutte e 10 erano vergini, hanno preso le loro lampade e sono andate incontro allo sposo. Tutte e 10 si sono addormentate nell'attesa dello sposo che tardava a venire. Tutte e 10 si alzano alla venuta dello sposo. Ma poi il momento che manifesta la saggezza o la stoltezza di queste vergini. Proprio mentre lo Sposo viene, 5 di loro si allontanano da Lui e per questo poi sono ritenute indegne dello Sposo. Ecco perché il Signore invita con forza alla vigilanza. Gesù, nel Vangelo di san Luca, ci dice che con la nostra perseveranza salveremo le nostre anime. Beato quel servo che il Padrone arrivando troverà al suo lavoro. Il momento della morte diventa fondamentale nella nostra vita e ci dice che possiamo vivere anche da santi per un certo tempo compiendo anche miracoli, scacciando demoni ed evangelizzando per un certo tempo ma quel che abbiamo fatto, se dopo diventeremo operatori di iniquità come il caso dei personaggi che diranno quello che ci siamo detti prima, Gesù risponderà: allontanatevi da Me operatori di iniquità. Ecco in cosa il don ritiene abbiamo mancato le vergini stolte e il servo crudele: nella virtù della perseveranza. Ecco cosa il don ritiene abbiamo sbagliato quelle persone che nel passato della loro vita hanno servito Dio in una maniera straordinaria ma sono morti da operatori di iniquità. Il loro passato, seppur glorioso, non è ricordato da Dio essendo diventati operatori di iniquità. Il loro comportamento è simile a quelli che mettono mano all'aratro e poi si volgono indietro, la loro incostanza nel servire Dio è la ragione della loro condanna. Per questo nella lettera agli Ebrei che siamo diventati partecipi di Cristo a condizione di mantenere salda fino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall'inizio. Se oggi siamo santi ma moriremo da assassini, Dio non ci giudicherà in virtù della santità che avevamo ma di come siamo morti, di come siamo giunti a Lui.
Gesù a Luisa Piccarretta, in una rivelazione privata il 27 maggio 1931 (27 Maggio 1931 La vita del bene non muore ed è difesa di tutte le creature. Un bene prolisso mette al sicuro Dio e l'anima.)
"..Il bene d'un giorno dice nulla, un bene oggi sì e domani no, dice debolezza e volubilità, tutti frutti della volontà umana, un bene incostante dice che per la creatura quel bene e quella virtù non sono proprietà sua e perciò non essendo in suo potere, il bene si cambia in male e la virtù in vizio.."
Se viviamo da virtuosi ma moriremo da viziosi non ci salveremo. Quante volte, il don, quando ha che a che fare con un'anziano non viene più in Chiesa, non si prodiga più per la carità, diventa scontroso e diviene un problema per la famiglia perché ha un carattere pesantissimo, quante volte - parlando con lui o con lei - il don si sente raccontare il passato: da bambino ero chierichetto, quand'ero bambina andavo sempre a Messa con la mia famiglia … ma che è servito se oggi è così? Dio tiene conto di quello che sei e non quello sei stato. Tanto nel bene e nel male questa verità.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 18
"..24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà…" //// 21Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. 22Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato...."
Il ragionamento vale tanto nel Bene tanto nel Male. Se sono stato virtuoso ma morirò vizioso, la mia vita vissuta bene non sarà più tenuta in conto. Se invece sono vissuto da vizioso e morirò da virtuoso, la mia vita da vizioso non sarà tenuta più in conto perché sono arrivato a Dio facendomi trovare al lavoro. Noi tante volte pensiamo che il giudizio consista in una sorta di bilancia dove Dio metta le azioni buone e cattive. Se le azioni cattive pesano più delle buone allora non ci si salva ma se le azioni buone pesano più di quelle cattiva ci si salva. Ma non è così. Bisogna arrivare a Dio con le lampade accese. Bisogna arrivare a Dio facendosi trovare mentre lavoriamo.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 33
"..12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso.…"
"..25Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? 26Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. 27E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. 28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà. 29Eppure la casa d’Israele va dicendo: “Non è retta la via del Signore”. O casa d’Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre? 30Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. 31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o casa d’Israele? 32Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e vivrete. LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 18
Capite come inizia ad essere chiara la risposta a coloro che, di fronte alla loro condanna, inizieranno a ricordare al Signore, il loro passato glorioso ma un presente fatto da operatori di iniquità. Se il giusto si perverte non è più giusto.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 33
"..12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso. 14Se dico al malvagio: “Morirai”, ed egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, 15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; 16nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà…"
Quante volte facciamo resistenza alla conversione perché pensiamo che il nostro passato sarà sempre ricordato da Dio e quindi non abbiamo alcuna possibilità di rifarci mentre Gesù ci dice: se inizierai a fare sul serio, la tua vita passata sarà da Lui dimenticata. E' bellissimo questo. Un concetto molto simile è espresso da San Pietro nella sua seconda lettera.
Seconda lettera di Pietro - 2
"..20Se infatti, dopo essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. 21Meglio sarebbe stato per loro non aver mai conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro trasmesso. 22Si è verificato per loro il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».
Qua san Pietro dice se dopo aver fuggito la corruzione per andare dietro al Signore e poi vi siete corrotti di nuovo la vostra vita virtuosa sarà dimenticata. Gesù dice a Maria Valtorta: Io non ti conosco, tremenda parola detta da Dio ad un'uomo, Dio ha creato l'Umanità nella sua collettività e l'uomo nella sua singolarità, se dunque dice Non ti conosco, è segno che ha cancellato con la forza del suo volere quell'uomo dal suo ricordo. Troppo severo Iddio per questo verdetto? No. L'uomo ha urlato al Cielo: Io non ti conosco. E il Cielo ha risposto all'uomo: io non ti conosco, fedele come un'eco. E meditate: l'uomo è obbligato a conoscere Dio per dovere di riconoscenza e per rispetto alla sua intelligenza. A tal proposito diventa interessantissima una citazione di san Giustino, anno 162 DC dal Dialogo con Trifone n. 47 n.5 dove troviamo un detto di Gesù non detto nei Vangeli ma che è d'importanza straordinaria:
San Giustino ha detto: infatti Dio nella sua Bontà e nel suo Amore per l'uomo e nella sua infinita ricchezza considera giusto e senza peccato colui che si pente dei suoi peccati come fa presente per mezzo di Ezechiele. Mentre riconosce come peccatore ingiusto ed empio colui che dalla pratica della pietà e della giustizia passa all'ingiustizia e all'empietà. Perciò Gesù Cristo avrebbe detto: nello stato in cui vi dovessi sorprendere, in quello vi giudicherò.
Per questo San Giovanni afferma che se avesse voluto mettere per iscritto tutto l'operato di Gesù, tutti gli eventi della Sua Vita, i suoi detti ecc... non sarebbe bastato tutto il mondo come biblioteca. Qua siamo poco dopo il primo secolo e quindi magari c'è ancora una tradizione orale dei detti di Gesù e san Giustino riporta questa situazione. Come il Signore ci troverà in quel momento.
QOÈLET - 11
3Se le nubi sono piene d’acqua, la rovesciano sopra la terra; se un albero cade verso meridione o verso settentrione, là dove cade rimane.
Afferma san Francesco di Sales nel trattato nell'amore di Dio: noi siamo come il corallo che nelle profondità dell'Oceano è un'alberello debole, fragile e flessibile e pieghevole. Ma una volta tirato fuori dall'Oceano diventa quasi come pietra facendosi solido in consistente, così noi. Fino a quando ci troviamo nel mare di questo mondo, luogo della nostra nascita andiamo soggetti a variazioni estreme, possiamo essere piegati in tutte le direzioni. Verso la destra dell'amore celeste con le ispirazioni e verso la sinistra dell'amore terrestre con la forza delle tentazioni. Ma una volta strappati da questo mondo, se avremo mutato il verde pallido di questo mondo delle nostre timorose speranze nel rosso vivo della gioia sicura non saremo mai più mutevoli ma rimarremo fissi nell'amore eterno. Nella morte l'uomo resta quello che è. Coloro che hanno ostinatamente mutato le loro spalle a Dio, continueranno a volgergliele per tutta l'eternità. Coloro che non hanno amato gli uomini, continueranno a non amarli per tutta l'eternità. Resteremo come saremo trovati. Fondamentale diventa quel momento.
Santa Gertrude d'Efta diceva: noi saremo giudicati così come saremo trovati al momento della morte. Nulla per ciò è necessario di pregare Dio di finire santamente la vita.
Racconto del saggio sacerdote e il re: Un giorno un potente re fece convocare un'uomo la cui fama e la cui saggezza si era diffusa per tutto il Regno. Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per 100 anni e prima di morire chiede il perdono a Dio otterrà il premio di rinascere in Cielo? Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all'inferno. E' giusto questo? 100 delitti sono più leggeri di uno solo? - Chiese il re. Il Vecchio sacerdote rispose al Re: se prendo un sassolino grosso così e lo depongo sulla superfice del lago, andrà a fondo o galleggerà? - il Re rispose: andrà a fondo. E se prendo 100 grosse pietre - disse il vecchio sacerdote - e le metto su una nave andranno a fondo o resteranno a galla? Il re rispose: galleggeranno. 100 pietre sono più leggere di un sassolino? Disse il vecchio sacerdote. Così o re avviene agli uomini, una persona - anche se ha molto peccato - se si appoggia a Dio non cadrà nell'abisso dell'inferno. Ma l'uomo che fa il male, anche una volta sola e non ricorrerà alla misericordia di Dio andrà perduto.
Il momento fondamentale della nostra vita è proprio l'ultimo momento
MEDITAZIONE DEL DON
Grossa e grande questione: noi che abbiamo sempre giustificato i nostri peccati, cosa diremo al Supremo Giudice? Abbiamo visto (nell'incontro precedente ndr) qualche possibilità di risposta e abbiamo considerato che ci sarebbero tre possibili risposte o giustificazione. Una saggia, una stolta e una giustificazione sconvolgente. Siamo partiti da qua cioè: abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu ( Gesù) hai insegnato nelle nostre piazze. Pensate: queste persone che diranno questo non si salveranno. E abbiamo visto la differenza che passa tra l'essere cristiani praticanti e l'essere cristiani frequentanti e abbiamo detto che c'è una differenza abissale. Saranno però i cristiani frequentanti a dire che Gesù ha insegnato nelle loro piazze e non i praticanti. Ma poi abbiamo visto che c'è un'altra frase, tratta dal Vangelo di Matteo capitolo 7 versetto 22.
Vangelo secondo Matteo - 7
".. 22In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”
Qui non si tratta di cristiani frequentanti (cioè che frequentano la Chiesa ma poi non mettono in atto ciò che dicono ndr), si sta dicendo qualcosa di persone che hanno praticato. Qua siamo con i cristiani praticanti, hanno evangelizzato, compiuto miracoli, scacciato demoni ecc.. ma come mai non si salvano? La spiegazione è molto delicata. Riguarda il tema della vigilanza e perseveranza. Pensiamo alla parabola delle 10 vergini.
Vangelo secondo Matteo - 25
1Allora il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. 2Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; 3le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; 4le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. 5Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. 6A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. 7Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. 8Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. 9Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. 10Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. 11Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. 12Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. 13Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora…." Gesù
Tutte e 10 erano vergini, hanno preso le loro lampade e sono andate incontro allo sposo. Tutte e 10 si sono addormentate nell'attesa dello sposo che tardava a venire. Tutte e 10 si alzano alla venuta dello sposo. Ma poi il momento che manifesta la saggezza o la stoltezza di queste vergini. Proprio mentre lo Sposo viene, 5 di loro si allontanano da Lui e per questo poi sono ritenute indegne dello Sposo. Ecco perché il Signore invita con forza alla vigilanza. Gesù, nel Vangelo di san Luca, ci dice che con la nostra perseveranza salveremo le nostre anime. Beato quel servo che il Padrone arrivando troverà al suo lavoro. Il momento della morte diventa fondamentale nella nostra vita e ci dice che possiamo vivere anche da santi per un certo tempo compiendo anche miracoli, scacciando demoni ed evangelizzando per un certo tempo ma quel che abbiamo fatto, se dopo diventeremo operatori di iniquità come il caso dei personaggi che diranno quello che ci siamo detti prima, Gesù risponderà: allontanatevi da Me operatori di iniquità. Ecco in cosa il don ritiene abbiamo mancato le vergini stolte e il servo crudele: nella virtù della perseveranza. Ecco cosa il don ritiene abbiamo sbagliato quelle persone che nel passato della loro vita hanno servito Dio in una maniera straordinaria ma sono morti da operatori di iniquità. Il loro passato, seppur glorioso, non è ricordato da Dio essendo diventati operatori di iniquità. Il loro comportamento è simile a quelli che mettono mano all'aratro e poi si volgono indietro, la loro incostanza nel servire Dio è la ragione della loro condanna. Per questo nella lettera agli Ebrei che siamo diventati partecipi di Cristo a condizione di mantenere salda fino alla fine la fiducia che abbiamo avuto fin dall'inizio. Se oggi siamo santi ma moriremo da assassini, Dio non ci giudicherà in virtù della santità che avevamo ma di come siamo morti, di come siamo giunti a Lui.
Gesù a Luisa Piccarretta, in una rivelazione privata il 27 maggio 1931 (27 Maggio 1931 La vita del bene non muore ed è difesa di tutte le creature. Un bene prolisso mette al sicuro Dio e l'anima.)
"..Il bene d'un giorno dice nulla, un bene oggi sì e domani no, dice debolezza e volubilità, tutti frutti della volontà umana, un bene incostante dice che per la creatura quel bene e quella virtù non sono proprietà sua e perciò non essendo in suo potere, il bene si cambia in male e la virtù in vizio.."
Se viviamo da virtuosi ma moriremo da viziosi non ci salveremo. Quante volte, il don, quando ha che a che fare con un'anziano non viene più in Chiesa, non si prodiga più per la carità, diventa scontroso e diviene un problema per la famiglia perché ha un carattere pesantissimo, quante volte - parlando con lui o con lei - il don si sente raccontare il passato: da bambino ero chierichetto, quand'ero bambina andavo sempre a Messa con la mia famiglia … ma che è servito se oggi è così? Dio tiene conto di quello che sei e non quello sei stato. Tanto nel bene e nel male questa verità.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 18
"..24Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà…" //// 21Ma se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. 22Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato...."
Il ragionamento vale tanto nel Bene tanto nel Male. Se sono stato virtuoso ma morirò vizioso, la mia vita vissuta bene non sarà più tenuta in conto. Se invece sono vissuto da vizioso e morirò da virtuoso, la mia vita da vizioso non sarà tenuta più in conto perché sono arrivato a Dio facendomi trovare al lavoro. Noi tante volte pensiamo che il giudizio consista in una sorta di bilancia dove Dio metta le azioni buone e cattive. Se le azioni cattive pesano più delle buone allora non ci si salva ma se le azioni buone pesano più di quelle cattiva ci si salva. Ma non è così. Bisogna arrivare a Dio con le lampade accese. Bisogna arrivare a Dio facendosi trovare mentre lavoriamo.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 33
"..12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso.…"
"..25Voi dite: “Non è retto il modo di agire del Signore”. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? 26Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. 27E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. 28Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà. 29Eppure la casa d’Israele va dicendo: “Non è retta la via del Signore”. O casa d’Israele, non sono rette le mie vie o piuttosto non sono rette le vostre? 30Perciò io giudicherò ognuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e desistete da tutte le vostre iniquità, e l’iniquità non sarà più causa della vostra rovina. 31Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo. Perché volete morire, o casa d’Israele? 32Io non godo della morte di chi muore. Oracolo del Signore Dio. Convertitevi e vivrete. LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 18
Capite come inizia ad essere chiara la risposta a coloro che, di fronte alla loro condanna, inizieranno a ricordare al Signore, il loro passato glorioso ma un presente fatto da operatori di iniquità. Se il giusto si perverte non è più giusto.
LIBRO DEL PROFETA EZECHIELE - 33
"..12Figlio dell’uomo, di’ ai figli del tuo popolo: La giustizia del giusto non lo salva se pecca, e il malvagio non cade per la sua malvagità se si converte dalla sua malvagità, come il giusto non potrà vivere per la sua giustizia se pecca. 13Se io dico al giusto: “Vivrai”, ed egli, confidando sulla sua giustizia commette il male, nessuna delle sue azioni buone sarà più ricordata e morirà nel male che egli ha commesso. 14Se dico al malvagio: “Morirai”, ed egli si converte dal suo peccato e compie ciò che è retto e giusto, 15rende il pegno, restituisce ciò che ha rubato, osserva le leggi della vita, senza commettere il male, egli vivrà e non morirà; 16nessuno dei peccati commessi sarà più ricordato: egli ha praticato ciò che è retto e giusto e certamente vivrà…"
Quante volte facciamo resistenza alla conversione perché pensiamo che il nostro passato sarà sempre ricordato da Dio e quindi non abbiamo alcuna possibilità di rifarci mentre Gesù ci dice: se inizierai a fare sul serio, la tua vita passata sarà da Lui dimenticata. E' bellissimo questo. Un concetto molto simile è espresso da San Pietro nella sua seconda lettera.
Seconda lettera di Pietro - 2
"..20Se infatti, dopo essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. 21Meglio sarebbe stato per loro non aver mai conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro trasmesso. 22Si è verificato per loro il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango».
Qua san Pietro dice se dopo aver fuggito la corruzione per andare dietro al Signore e poi vi siete corrotti di nuovo la vostra vita virtuosa sarà dimenticata. Gesù dice a Maria Valtorta: Io non ti conosco, tremenda parola detta da Dio ad un'uomo, Dio ha creato l'Umanità nella sua collettività e l'uomo nella sua singolarità, se dunque dice Non ti conosco, è segno che ha cancellato con la forza del suo volere quell'uomo dal suo ricordo. Troppo severo Iddio per questo verdetto? No. L'uomo ha urlato al Cielo: Io non ti conosco. E il Cielo ha risposto all'uomo: io non ti conosco, fedele come un'eco. E meditate: l'uomo è obbligato a conoscere Dio per dovere di riconoscenza e per rispetto alla sua intelligenza. A tal proposito diventa interessantissima una citazione di san Giustino, anno 162 DC dal Dialogo con Trifone n. 47 n.5 dove troviamo un detto di Gesù non detto nei Vangeli ma che è d'importanza straordinaria:
San Giustino ha detto: infatti Dio nella sua Bontà e nel suo Amore per l'uomo e nella sua infinita ricchezza considera giusto e senza peccato colui che si pente dei suoi peccati come fa presente per mezzo di Ezechiele. Mentre riconosce come peccatore ingiusto ed empio colui che dalla pratica della pietà e della giustizia passa all'ingiustizia e all'empietà. Perciò Gesù Cristo avrebbe detto: nello stato in cui vi dovessi sorprendere, in quello vi giudicherò.
Per questo San Giovanni afferma che se avesse voluto mettere per iscritto tutto l'operato di Gesù, tutti gli eventi della Sua Vita, i suoi detti ecc... non sarebbe bastato tutto il mondo come biblioteca. Qua siamo poco dopo il primo secolo e quindi magari c'è ancora una tradizione orale dei detti di Gesù e san Giustino riporta questa situazione. Come il Signore ci troverà in quel momento.
QOÈLET - 11
3Se le nubi sono piene d’acqua, la rovesciano sopra la terra; se un albero cade verso meridione o verso settentrione, là dove cade rimane.
Afferma san Francesco di Sales nel trattato nell'amore di Dio: noi siamo come il corallo che nelle profondità dell'Oceano è un'alberello debole, fragile e flessibile e pieghevole. Ma una volta tirato fuori dall'Oceano diventa quasi come pietra facendosi solido in consistente, così noi. Fino a quando ci troviamo nel mare di questo mondo, luogo della nostra nascita andiamo soggetti a variazioni estreme, possiamo essere piegati in tutte le direzioni. Verso la destra dell'amore celeste con le ispirazioni e verso la sinistra dell'amore terrestre con la forza delle tentazioni. Ma una volta strappati da questo mondo, se avremo mutato il verde pallido di questo mondo delle nostre timorose speranze nel rosso vivo della gioia sicura non saremo mai più mutevoli ma rimarremo fissi nell'amore eterno. Nella morte l'uomo resta quello che è. Coloro che hanno ostinatamente mutato le loro spalle a Dio, continueranno a volgergliele per tutta l'eternità. Coloro che non hanno amato gli uomini, continueranno a non amarli per tutta l'eternità. Resteremo come saremo trovati. Fondamentale diventa quel momento.
Santa Gertrude d'Efta diceva: noi saremo giudicati così come saremo trovati al momento della morte. Nulla per ciò è necessario di pregare Dio di finire santamente la vita.
Racconto del saggio sacerdote e il re: Un giorno un potente re fece convocare un'uomo la cui fama e la cui saggezza si era diffusa per tutto il Regno. Tu dici che l'uomo che ha compiuto tutto il male possibile per 100 anni e prima di morire chiede il perdono a Dio otterrà il premio di rinascere in Cielo? Se invece uno compie un solo delitto e non si pente, finirà all'inferno. E' giusto questo? 100 delitti sono più leggeri di uno solo? - Chiese il re. Il Vecchio sacerdote rispose al Re: se prendo un sassolino grosso così e lo depongo sulla superfice del lago, andrà a fondo o galleggerà? - il Re rispose: andrà a fondo. E se prendo 100 grosse pietre - disse il vecchio sacerdote - e le metto su una nave andranno a fondo o resteranno a galla? Il re rispose: galleggeranno. 100 pietre sono più leggere di un sassolino? Disse il vecchio sacerdote. Così o re avviene agli uomini, una persona - anche se ha molto peccato - se si appoggia a Dio non cadrà nell'abisso dell'inferno. Ma l'uomo che fa il male, anche una volta sola e non ricorrerà alla misericordia di Dio andrà perduto.
Il momento fondamentale della nostra vita è proprio l'ultimo momento
MEDITAZIONE DEL DON
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