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Una giustificazione sconvolgente V parte

Don Silvestro spiega i novissimi (Morte, Giudizio, inferno, Paradiso). Dopo aver spiegato che il momento della morte è il più importante della vita; mette in guardia su quella che potrebbe essere una conclusione sbagliata. Continua dunque il discorso iniziato l'incontro scorso e lo conclude. Concludendo anche l'argomento della giustificazione sconvolgente

Cosa diremo al Divin Giudice quando ci troveremo alla Sua presenza? C'è la possibilità di salvarsi anche in extremis, ma questa possibilità di salvarsi all'ultimo e di rinviare all'ultimo momento la conversione può rivelarsi un tragico errore perché non è detto che ciò accada.

Dice Gesù a Maria Valtorta: troppe sono le divagazioni delle anime, corrono dietro agli interessi umani, si sperdono su queste piste di umano piacere, si sviano dietro a bugiarde dottrine, si abbagliano ai miraggi della scienza umana e arriva la sera della vita. Si trovano così lontane da Me e sono stanche, nauseate e corrose e non trovano più forza per portarsi al Signore. Già è molto se in loro resta un ricordo celeste che fa gridare: Gesù abbi pietà di Me. E' un grido che salva perché non si invoca mai invano il nome di Gesù e Gesù opera il miracolo. Ma non bisognerebbe - o figli disamorati ed imprudenti - di chiamarmi all'ultima ora. Sapete disamorati figli in anticipo se avrete modo di chiamarmi? Sapete voi se satana, con l'ultima astuzia vi giocherà l'ultimo inganno per nascondervi l'apprestarsi della morte perché essa giunga come ladro all'improvviso?

La Madonna disse a suor Maria d'Agreda: voglio che non ti lasci contagiare da un altro errore dei figli d'Adamo i quali dicono: contentiamoci di assicurarci la salvezza, ottenere la maggiore gloria non ha molta importanza perché saremo tutti in Paradiso. Una tale decisione denota molta ignoranza, stoltezza e da un scarso amore verso Dio e perciò mette a repentaglio la salvezza. Coloro che pretendono di fare questi patti con l'Onnipotente lo disobbligano e lo spingono a lasciarli nel pericolo di perdere la beatitudine stessa. La fragilità umana opera nel bene in misura sempre inferiore rispetto al suo desiderio percui quando questo non è ardente, realizza molto poco e rischia di essere privata della vita eterna.

Rinviare la salvezza all'ultimo momento della vita quasi come se vivere in grazia con Dio fosse una cosa brutta. Sebbene la vita del delinquente che vive affrancato dalla legge sembra bella perché gli pare di poter fare quello che vuole, in realtà è la vita di un miserabile che non ha conosciuto l'amore. Se il figlio prodigo potesse parlare, direbbe: ah, non ho sperimentato la libertà lontano da Lui ma solo la schiavitù e non ho conosciuto la gioia ma solo l'insoddisfazione della vita. Il figlio prodigo torna solo d'improvviso s'accorge che lontano dal Padre si vive male, ma vicino a Lui si vive bene. Il figlio prodigo comprende che solo servire il Padre significa vivere benissimo. San Giacomo chiama la legge di Dio legge di libertà. Se credessimo ciò cercheremmo la libertà negli insegnamenti biblici. Lontano da Gesù si perde la libertà perché Egli stesso è libertà. Vi ho detto queste cose - dice Gesù - perché la mia gioia sia in voi e perché sia piena. Ma queste cose rimangono comprensibili quando vengono messe in pratica. Il don non può spiegare come nel servire Dio si possa trovare la liberà e nel fare la Volontà di Dio il don trovi la sua gioia. Perché di fatto a livello teorico chi serve non è libero e chi fa la volontà di un altro non è libero perché a livello teorico la felicità si trova nell'appagamento della propria libertà. Provare per credere, infatti questa verità non è comprensibile in teoria ma in pratica.

I precetti del Signore rendono felici chi li mette in pratica non chi li tiene solo a livello intellettuale.

Convertirsi alla fine significa anche fare i conti con l'aver sprecato una vita che poteva essere tutta dedita a Dio. Diceva il grande teologo domenicano francese (Jean-Baptiste Henri Lacordaire ndr): Dio per punire il male non ha che da lasciarlo fare.

Il Male è Male. Nel peccato vi è il male per questo il Signore ci raccomanda di non farlo. Se tocco il fuoco mi brucio non perchè Dio mi sta punendo ma perchè nella natura del fuoco c'è quella di bruciare.

La pena è nella colpa. Non è al di fuori della colpa. Lo scottarsi è nella natura del fuoco stesso così la pena del peccato è nella natura stessa del peccato. Nel peccato stesso vi è il male e la pena. Il peccato ci fa vivere alla superficie di noi stessi, solo l'amore sazia di gioia. Gesù dice che c'è più gioia nel dare che nel ricevere. Chi non ama e non riceve affetti vive interiormente peggio di una bestia la quale non avendo la capacità di esigenza di comunciare, vive per natura una certa solitudine di cuore. Il mondo con tutti i suoi beni non è capace di contentare il cuore dell'uomo, perchè l'uomo non è creato per questi beni ma solo per Dio. Sant'Alfonso Maria de Liguori diceva: le bestie sono create solo per i diletti dei sensi, queste trovano la pace nei beni della terra, date ad un giumento un fascio d'erba o un pezzo di carne ad un cane ed eccoli contenti: non più desiderano. Ma l'anima è che creata per stare unita con Dio e per amare, con tutti i piaceri sensuali non potrà trovare la sua pace; solo Dio può contentarla. Dio ci ha fatti per sè e il nostro cuore non ha pace fino a quando non riposerà in Lui.

Quando ci si converte davvero, si pensa al tempo trascorso lontano da Dio. Chi restituirà il tempo perso? Altro che rinviare la conversione all'ultimo istante della propria vita. L'uomo dai beni del mondo può essere riempito ma mai saziato. Alessandro Magno dopo aver conquistato dei regni, piangeva perchè gli mancava il dominio di altri regni. Se i beni di questa terra contentassero le persone, i ricchi e i monarchi sarebbero felici ma così non è. Il re Salomone diceva: non ho negato nulla agli occhi di ciò che bramavo, nè ho rifiutato nessuna soddisfazione al mio cuore, tutto mi è apparso vanità. E' un'inseguire il vento, non c'è alcun vantaggio sotto il Sole. Sant'Agostino - in tutta la sua vita trascorsa sotto i piaceri del senso - non trovò mai pace, quando si diede a Dio confessava: ora conosco che ogni cosa è vanità e pena e Voi solo siete la vera Pace dell'anima. E' in Dio la felicità sia in questa vita che nell'altra.

A tutti Gesù dice: se volete la felicità, Io sono la felicità, se cercate la ricchezza, io sono la ricchezza senza fine (Gesù a Suor Josepha Mendez), se bramate la pace io sono la pace, la Misericordia e l'amore. Voglio essere il vostro Re. Ecco perché voglio mostrarvi dov'è questa pace e dove troverete questa felicità e quella sete che ci tortura da lungo tempo. Non ribellatevi se vi sentite dire che tutto ciò lo troveremo nel compimento della Legge di Dio. Non spaventatevi di questa parola, è una legge d'amore. Perché sono vostro Padre. Nel Vangelo Gesù diceva: il mio giogo è leggero e il mio peso è leggero. Non rinviamo al domani la nostra salvezza come se servire il Signore sia una cosa brutta. Dà più gioia una goccia di consolazione celeste che tutti i piaceri di questo mondo. (citazioni di persone varie ndr). Anche solo da un punto di vista umano è meglio vivere virtuosamente che da delinquenti. Qualcuno diceva che potremmo essere felici facendo un mucchio di peccati - quanto inganno in queste parole. Non c'è felicità nel peccato anche se il mondo ci educa a questo pensiero. Anche se quelli che sono stati chiamati a lavorare all'ultima ora ricevono la medesima ricompensa di quelli che lavorano fin dal mattino, sembra mettere tutti quelli che stanno in Paradiso allo stesso livello. E potrebbe sembrare un'ingiustizia.

Ma non si deve dimenticare che la gloria del Paradiso non è uguale per tutti.

Chi rinvia la propria salvezza all'ultima ora - magari si salva pure passando per il Purgatorio o giungendo in Paradiso immediatamente - che grado di gloria avrà? In Paradiso non tutti avranno lo stesso grado di gloria. O qualcuno pensa che la gloria che avremo sarà quella di un San Francesco, San Paolo, della Madonna o di altri? In Paradiso c'è un grado di gloria diverso. Non tutti godono della stessa gloria seppur per tutti c'è una magnifica ricompensa. Ogni stella differisce da un'altra nello splendore. Perché voler rinviare al domani e salvarci solo per il rotto della cuffia quando invece dovremmo aspirare al più alto grado di gloria in Paradiso? Se io mi sono dato da fare - da tanto tempo per la mia conversione - a differenza di chi all'ultimo si converte dei suoi peccati… cambia il grado di gloria. Per prima cosa chi si è salvato per il rotto della cuffia che grado di gloria avrà? San Paolo dice che chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Diamoci da fare fin da adesso e non rinviamo domani. Non aspettiamo l'ultimo istante.

Racconta un prete cappellano ospedaliero: anni fa, la clinica Columbus, dove vado a celebrare la Santa Messa mi chiama un signore di 85 anni e deve subire una grave operazione e vuole confessarsi. Gli dice l'anziano che non s'è confessato da 70 anni ed è sempre vissuto lontano dalla pratica religiosa. E come mai adesso vuole il perdono di Dio? Chiede il don. Risposta: io ho avuto una madre religiosa e quando abbandonai la fede la mamma mi diceva spesso: da vecchio ti pentirai. Quella frase mi è sempre rimasta in testa e adesso capisco che aveva ragione. Eccomi qua pentito disposto a confessarmi.

Sforziamoci di arrivare a Dio da Santi

MEDITAZIONE DEL DON

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